Molto si è scritto sulla memoria storica e i personaggi che aderirono alle lotte di Resistenza e che donarono la loro vita durante la seconda guerra mondiale. Oltre a italiani ci furono anche numerosi africani che combatterono e morirono sui campi italiani di battaglia in nome della libertà, ma a volte nomi e storie rischiano di rimanere dimenticati, sconosciuti e non valorizzati. L’eroicità di questi uomini spesso non viene adeguatamente riconosciuta. Eppure, per esempio, entrando nel monumentale cimitero genovese di Staglieno, uno dei più importanti d’Europa assieme al cimitero monumentale di Messina, accanto a nomi illustri come Giuseppe Mazzini, nell’area dedicata ai caduti della patria, troviamo la tomba di Nicolau do Rosário, un capoverdiano, nato il 4 settembre 1894 a São Vicente, nelle isole africane di Cabo Verde, e caduto a Genova il  24 aprile 1945 in un combattimento contro i nazifascisti. Nicolau faceva parte della 863ª Brigata Garibaldi “Bellucci “ (o Caio) e fu ucciso da una raffica di mitra nei pressi dell’ospedale Galliera ove, ancora oggi, esiste una piccola targa a ricordarlo. Più di settant’anni dopo la sua morte, quella targa, già quasi illeggibile, venne rinnovata nell’aprile 2016 dall’Ambasciata di Cabo Verde in Italia.

Non si sa con certezza come e perchè Nicolau avesse raggiunto la città di Genova. L’ipotesi dell’ambasciatore Manuel Amante da Rosa è che Nicolau sarebbe giunto in qualche nave che trasportava cereali dall’Argentina o dall’Uruguay e passò per Cabo Verde con destinazione Genova, dove lui si sarebbe fermato a vivere e a lavorare. Probabilmente arrivò prima della seconda guerra mondiale. Aveva sicuramente la cittadinanza portoghese, poiché all’epoca Cabo Verde ancora era una colonia portoghese e raggiunse l’indipendenza dal Portogallo solo il 5 luglio 1975. Non era molto giovane quando decise di integrare la Brigata, aveva 51 anni, ma evidentemente fu spinto dai suoi valori ed ottenne la fiducia del capo della Brigata Caio per poterne far parte. C’è da sottolineare che era un nero in una brigata dove si trovavano solo bianchi e pare che lui fosse a capo di un gruppo di uomini, il che dimostra l’ampia fiducia che tutti riponevano in lui. Questo ed altro si ritrova descritto nel libro che racconto la storia del “partigiano venuto dal mare”, con riferimenti alla lotta di Liberazione della 863ª Brigata Garibaldi SAP Bellucci e dei Fratelli “Marollo” a Genova.

Il libro L’uomo venuto dal mare è stato scritto dal genovese Bruno Garaventa che da anni raccoglie informazioni, materiali e fotografie sulla Resistenza pubblicando libri, preziosi materiali che riscattano dall’oblio storie, personaggi della Resistenza. Nel volume si trova anche l’indirizzo della via dove viveva Nicolau. Come l’autore stesso sostiene, ha scoperto la figura di Nicolau un po’ per caso “perché qualcuno, non ricordo nemmeno chi, mi ha telefonato chiedendomi se sapevo qualcosa su questa persona. Da anni sono alla ricerca dei fatti della Resistenza nella zona era chiamata “6° Operativo Zona Liguria” e ho scoperto che questa persona aveva combattuto con la Brigata che agiva all’interno e nei dintorni del porto di Genova: il porto vecchio era stato minato dai tedeschi per farlo saltare in aria, rendendo quindi inaccessibile l’ingresso agli americani o altre forze alleate. Nicolau do Rosário combatté negli ultimi giorni della battaglia dell’insurrezione di Genova nella zona più calda e con lui, lo stesso giorno, vennero uccisi altri quattro partigiani e undici rimasero feriti. Prima venne raggiunto da un colpo di baionetta, ma continuò a combattere e incoraggiare i compagni contro i tedeschi che iniziarono quindi a mitragliare. La raffica di schegge di una granata lo uccise quasi all’istante”.

Per onorare la memoria di Nicolau, nel giugno 2018 il presidente della Repubblica africana di Cabo Verde, Jorge Carlos Fonseca, di passaggio in Italia, ha insignito simbolicamente con la prima classe della Medaglia di Merito il partigiano caboverdiano. Nell’occasione era presente anche il consigliere ligure Giovanni Boitano il quale dichiarò: “È stato un onore incontrare il presidente della Repubblica di Cabo Verde. Nella storia di Genova, infatti, è scritto anche il nome di Nicolau e il suo valoroso gesto: non esitò, durante le fasi più cruente dell’insurrezione genovese contro l’esercito occupante tedesco, a sacrificare la propria vita per gli ideali che hanno poi ispirato la Costituzione italiana”. Boitano ha apprezzato la sensibilità del presidente della Repubblica di Cabo Verde Fonseca che, a distanza di molti anni, subito dopo aver conosciuto la storia di do Rosário ha voluto riconoscere e premiare l’eroismo del suo concittadino, quell’uomo venuto dal mare che ha partecipato alla Resistenza italiana, quella fatta da studenti, operai, impiegati, donne, contadini, staffette, parroci, dottori, avvocati, da gente che amava e ama la libertà, la giustizia e la democrazia. La Resistenza non aveva un unico colore, vi erano tanti colori e tante diverse persone che si riunivano grazie ai principi, coesi nella lotta contro la dittatura fascista, il nazismo e ogni forma di sopraffazione. L’africano di Cabo Verde Nicolau do Rosario fu uno di loro e il suo sacrificio non fu vano. Morì come tanti altri per la libertà, la libertà di tutti noi.

 Antonella Rita Roscilli, giornalista brasilianista, scrittrice e traduttrice