Il sacrario di San Terenzo ai Monti, contrada del Comune di Fivizzano (MS)

Nel sacrario dove riposano le vittime della terribile strage nazifascista, nella frazione del comune di Fivizzano, San Terenzo Monti, si è svolta la cerimonia a ricordo dei partigiani italiani e sovietici che combatterono contro i nazifascisti.

La colonnina memoriale

I memoriali costruiti dal Comune di Fivizzano sono numerosi: nella borgata di Valla sorge un monumento e, poco lontano, un cippo si erge in ricordo dei 106 civili assassinati.

Presso il ponte di Bardine una lapide ricorda i 53 ostaggi provenienti dal carcere di Nozzano qui fucilati. Nel 1996 è stato inaugurato a San Terenzo Monti un grande monumento in ricordo delle vittime dell’eccidio.

In questo luogo, simbolo della barbarie, è stato presentato venerdì 27 agosto il libro Per volere del cuore di Marta Tongiani. I partigiani sovietici, oltre ad avere sconfitto il nazifascismo, diedero un contributo diretto alla Resistenza italiana. La manifestazione è stata promossa dal Comune di Fivizzano in collaborazione con l’associazione internazionale di amicizia Italia-Russia, la società Dante Alighieri di Mosca e l’associazione RussiaPrivet. Durante il suo intervento, l’assessora Francesca Nobili ha ricordato l’eccidio, perpetrato dalle SS al comando del maggiore Walter Reder, avvenuto tra il 17 e il 19 agosto 1944, nel corso del quale persero la vita complessivamente 159 civili.

Un momento dell’iniziativa

Roberto Oligeri, vicepresidente del comitato dei familiari delle vittime, ha raccontato gli antefatti, le dinamiche, i retroscena del massacro, compreso il lugubre “pranzo della morte” che suo padre, proprietario dell’unica osteria del paese, fu costretto a servire quel giorno al maggiore Reder e ai suoi aiutanti mentre pianificavano la strage.

L’incontro è stato moderato dal professor Carmine Mezzacappa che, presentando il libro di Marta Tongiani ha sintetizzato il contenuto della storia, incentrata su un partigiano uzbeko di Andizan, Achmed Marajanovich, catturato a Stalingrado, successivamente fatto prigioniero dei nazisti e costretto ai lavori forzati alle cave di Carrara. Il soldato, volontario dell’Armata Rossa, fu aiutato nella fuga dalla famiglia carrarese di Gino Crudeli con la quale si ritroverà, dopo la guerra, con grande commozione. Mezzacappa ha poi affrontato le preoccupazioni della realtà che oggi ci circonda: crisi geopolitiche, discriminazioni, conflitti e disperate migrazioni di decine di migliaia di persone cui spesso l’Europa, culla di civiltà, risponde con muri, indifferenza e abbandono.

Per non parlare di disoccupazione e diseguaglianza, fenomeni che, anche in Italia, generano risentimento, disincanto e disimpegno verso le istituzioni democratiche in ampi strati della popolazione, specie giovanile. Circostanze che ci obbligano a fare memoria viva della Liberazione, perché se è sulla volontà di riscatto democratico, di progresso e di giustizia sociale del 25 aprile 1945 che si fonda la nostra Repubblica, analogamente, ovunque sia tempo di martirio, di tirannia, di tragedie umanitarie vanno affermati i valori della Resistenza.

L’intervento del direttore di Patria Indipendente, Natalia Marino

Tra gli ospiti della manifestazione è intervenuta Natalia Marino, direttore di Patria Indipendente: in un contributo video ha ricordato i ben 5.000 i partigiani sovietici che combatterono fianco a fianco con i partigiani italiani ma delle loro storie e delle loro imprese si conosce ben poco nel nostro Paese, e rammentarli oggi è importante per ridare vita alla memoria e alla verità storica. In Occidente, si tende infatti a sminuire il ruolo dell’Unione Sovietica nella vittoria contro la Germania hitleriana e a dimenticare l’impresa dei partigiani dell’ex Urss che si sono uniti alla Resistenza italiana. La giornalista ha inoltre ricordato il pericolo della rinascita dei movimenti neonazisti e neofascisti in Italia e in Europa e i preoccupanti segnali che arrivano dalla cronaca. Con parole durissime ha contestato il tentativo dell’onorevole Durigon di intitolare la piazza che porta il nome di Falcone e Borsellino ad Arnaldo Mussolini e la nomina di Mario Vattani ad ambasciatore a Singapore.

Nataliya Nikishkina ed Ekaterina Spirova durante il loro intervento

Nataliya Nikishkina ed Ekaterina Spirova hanno ampiamente affrontato il tema degli ideali della lotta di Liberazione. In particolare hanno sottolineato come i valori della democrazia siano nati dalla Resistenza: la Costituzione italiana non è il semplice prodotto di una ideologia antifascista, coltivata da élite politiche, ma nasce dalle dure lezioni della storia; non si può disconoscere che il presupposto politico della Costituzione italiana sia rappresentato dall’antifascismo. La Costituzione italiana è compiutamente antifascista, perché i Costituenti hanno sentito il bisogno di rovesciare completamente le categorie che caratterizzavano il fascismo e hanno assunto l’eguaglianza e l’universalità dei diritti dell’uomo come fondamento dell’ordinamento, negando in radice la politica di potenza, riconoscendo la supremazia del diritto internazionale e ripudiando le nozze antichissime con l’istituzione della guerra.

Massimo Eccli ha letto due poesie di Bruno Castelletti dedicate a due partigiani

Massimo Eccli, storico e filologo che vive e lavora a Mosca, incaricato della ricerca dei soldati sovietici della grande guerra patriottica, ha ricordato il considerevole impegno dei partigiani sovietici nella lotta al nazifascismo e letto due poesie di Bruno Castelletti su due partigiani della divisione Avesani, operante sul Lago di Garda, che hanno emozionato il pubblico.

Marta Tongiani, vicepresidente del Circolo Vostok di Carrara (già Italia-Urss) e autrice del libro presentato, ha ringraziato i nipoti di Gino Crudeli e Achmed Marajanovich, Alessandro e Laziza, che hanno collaborato a ricostruire la storia dei due partigiani. Nel frattempo, Achmed è stato riconosciuto eroe nazionale uzbeko della grande guerra. Il libro parla di amicizia, solidarietà, ma anche di grande sofferenza, quella provocata dai nazisti durante le loro campagne di morte. Alla fine, però, l’amore vince e i due partigiani si riabbracciano senza che la differenza di nazionalità e le distanze creino ostacoli. Una testimonianza di amore e pace che le nuove generazioni devono fare propria per un’umanità più giusta. Dasvidània, fratelli partigiani.

Marta Tongiani e Vinicio Ceccarini