Eppure non mancano le preoccupazioni per qualcosa che appare più di un rigurgito nostalgico.
Restando al territorio, ricordiamo l’arresto del suprematista savonese che progettava attentati alla sede Anpi di Genova e durante le manifestazioni femministe. Sempre a Genova un gruppo di filonazisti e suprematisti, tutti giovanissimi con alcuni addirittura minorenni, progettavano su Telegram un attentato a Montecitorio. Ancora. Il Parco della Memoria di Chiavari, dedicato ai deportati ebrei del comprensorio, in pochi mesi è stato oggetto di tre gravi episodi di sfregi; svastiche hanno imbrattato vilmente i manifesti elettorali del candidato sindaco del centrosinistra in occasione delle ultime elezioni comunali; e altre croci uncinate sono comparse sulle strade dell’area montana del Comune di Borzonasca, proprio i monti dove i nostri partigiani hanno sacrificato la migliore gioventù.

Qualcuno afferma, utilizzando la solita stantia retorica, “sono solo 4 scemi”, gli stessi che poi trovano legittimazione in chi intitola sedi di partito a gerarchi fascisti come Italo Balbo, oppure intitola strade a chi ha propagandato le leggi razziali. Il riferimento è quell’Almirante che segretario di redazione e caporedattore de “La difesa della razza”, sulle quelle pagine scrisse “il razzismo nostro deve essere quello del sangue, che scorre nelle mie vene, che io sento rifluire in me”. Per arrivare poi ai casi più eclatanti: la seconda carica dello Stato che sfoggia busti di Mussolini nella propria abitazione, o la terza della carica dello Stato che una manciata di anni fa ha definito “amici” il gruppo terroristico neonazista greco Alba dorata.
In altre parole, a 78 anni dai tragici eventi che domenica scorsa abbiamo voluto commemorare, c’è ancora qualcuno che non ha fatto i conti con la storia e vorrebbe che i nostri partigiani fossero dimenticati.
Ed ecco la sorpresa: al cippo di “Gira” Luigi Girardi abbiamo trovato un biglietto, un foglio a quadretti dove con la calligrafia di un bambino erano scritte appena due parole, capaci però di arrivare dritte al cuore: “mi dispiace”, sotto la firma “Samuele” e la data 7.8.2022.
Quel giorno di agosto, passando di lì Samuele ha chiesto chi fosse la persona ritratta nella foto del cippo. E ha chiesto di conoscere la vicenda dei partigiani ricordati da quelle stele.
Un giorno ripassando davanti alla lapide, Samuele ha chiesto al nonno di fermarsi: «ho una cosa da lasciare al partigiano “Gira”». In tasca aveva quel biglietto, il nonno lo ha messo in una busta di plastica per far sì che superasse il più possibile le incursioni del tempo. E così è stato.
Patriota è chi è disposto a morire per la propria nazione e non chi da italiano caricava sui vagoni piombati altri italiani o li fucilava”.
Ai cippi torneremo, come abbiamo fatto domenica, per rendere omaggio e ringraziare i nostri partigiani e a chiunque vuol far tornare indietro le lancette della storia e calpesta quella straordinaria memoria replichiamo: avete già perduto, sarete nuovamente sconfitti. Ora e sempre Resistenza!
Matteo Brugnoli
Pubblicato giovedì 15 Dicembre 2022
Stampato il 27/05/2023 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/servizi/il-biglietto-di-un-bambino-e-i-conti-con-la-storia/