
Sono dozzine e articolate le ragioni per cui il Ponte sullo stretto di Messina è un’opera da osteggiare a ogni costo, con un’ampia mobilitazione nazionale. Ci sono concrete ragioni tecniche, economiche, ambientali, di opportunità, perfino di buon senso e anche valoriali, come vedremo. Sicuramente non ci sono motivazioni ideologiche né sinistroidi, accusa che i fautori dell’opera dispensano sempre in assenza di argomentazioni valide alle ragioni del No. La Corte dei Conti ha recentissimamente sollevato obiezioni di carattere procedurale, tecnico ed economico, ha segnalato violazioni di normative, italiane ed europee, nella delibera del Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, che adotta il progetto definitivo e non ha rilasciato il visto di legittimità, rallentandone di fatto l’iter.
Alcune ragioni hanno rilevanza per l’Anpi, e sono tali da chiamare alla mobilitazione dei suoi tesserati. Per chi fosse interessato agli aspetti tecnico-ingegneristici, sismici, economici, di incidenza ambientale (il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha rilasciato la Vinca, Valutazione di incidenza ambientale, negativa), alle violazioni di direttive europee, alla mancata analisi costi-benefici, ecc., rimandiamo, tra gli altri a www.nopontesullostretto.it.

Nel poema chiamato Costituzione Italiana c’è il nono canto (articolo 9), che al secondo capoverso recita: “(La Repubblica) Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione”. Qui c’è la grande intuizione di riconoscere pari valore alle bellezze paesaggistiche e alle bellezze storiche e artistiche del Paese, e ci fa riscontrare, con dolore, che la nostra Costituzione è largamente inapplicata e disattesa, dopo quasi 78 anni, specialmente per quanto concerne i valori fondamentali. Si pensi all’uguaglianza (art.3), alla solidarietà (art.2), alla libertà di stampa e di espressione (art. 21), al diritto alla salute (art.32), alla libertà di insegnamento e ricerca (art. 33), alla utilità sociale dell’impresa pubblica e privata (art. 41), al diritto di accesso ai beni comuni (art. 43), e naturalmente il diritto al lavoro (art. 4, 35, 37), e decine e decine di altri.
Il paesaggio, il territorio, l’ambiente sono carne di porco se servono al profitto e all’arricchimento di speculatori senza scrupoli. Basta guardare fuori da qualunque finestra per accorgersene, senza aspettare bombe d’acqua e alluvioni, siccità e scioglimento dei ghiacciai, emissioni nocive, tossiche, cancerogene e nella migliore delle ipotesi climalteranti. Ma l’articolo 9 ci potrebbe difendere da ciò, se avessimo la forza e la determinazione di rivendicarne l’attuazione.
E dire che per andare in treno da Ragusa a Trapani (350 km, come Roma-Bologna) ci vogliono 13 ore, e in auto 5. E dire che l’85% delle linee ferroviarie siciliane sono a un solo binario e non elettrificate. E dire che la sanità pubblica in Sicilia (e in Calabria) è la peggiore d’Italia. E dire che con l’acquisto di nuovi traghetti ecologici, che possono imbarcare interi convogli senza spezzarli, si potrebbero più che dimezzare i tempi di attraversamento, spendendo 500 milioni invece che 13,5 miliardi.
Poi c’è l’aspetto dell’arroganza del potere. Intanto non è affatto detto che il ponte regga e possa effettivamente essere realizzato. Il progetto è stato approvato da una commissione tecnica (non indipendente, pagata dalla committente società Stretto di Messina), ma con ben 68 “raccomandazioni” (già questo fa un po’ ridere), fra cui esperimentazioni sulla tenuta dei cavi di sostegno, in quanto alcuni tecnici prestigiosi sostengono che potrebbero non reggere il loro stesso peso. Nel progetto definitivo approvato dal Cipess non c’è alcuna traccia che queste prescrizioni siano state ottemperate, anzi vengono rimandate al progetto esecutivo che sarà compilato in seguito.

Ma nel frattempo il decreto cosiddetto “spezzatino” autorizza l’apertura dei cantieri e gli espropri, nonché l’inizio delle opere a terra – fra cui gallerie autostradali e ferroviarie sotto la città di Messina per 13 km – dunque senza la certezza che l’impalcato sia effettivamente fattibile. In questo caso, il territorio verrà devastato e centinaia di famiglie verranno espropriate della loro casa, per non avere il ponte, ma l’impresa verrà lautamente pagata per questi lavori inutili.
Mai i proponenti ci hanno badato, e mai si sono ascoltate le popolazioni delle due sponde sul gradimento dell’opera e su come mitigarne gli impatti. Eppure si tratta di cantieri enormi che insistono su zone densamente popolate. Si parla di espropriare le case di centinaia e centinaia di famiglie, esercizi, attività economiche, in contesti urbani dove è difficile reperire alloggi. Si tratta di estirpare dal loro radicamento anziani e pensionati che hanno investito nel loro villino vista mare i risparmi di una vita (c’è chi ancora paga il mutuo), dicendogli di cercarsi un miniappartamento in periferie degradate. Per non parlare della qualità della vita e della salute di chi non sarà espropriato, che vedrà passare sotto casa ogni 3 minuti h24, tir da 15 mc di scavi per anni e anni, perché si devono scavare 18 milioni di metri cubi e in più ci sono gli sfabbricidi degli edifici da abbattere, cui bisognerà trovare apposite discariche.

L’Anpi deve affermare il diritto universale all’ambiente, è il suo compito di difensore della Costituzione. Il ponte – lato Sicilia – passerà in mezzo ai due laghi di Ganzirri, un ecosistema unico al mondo e dedicato alla molluschicoltura. Qui vivono 300 specie biologiche uniche, frutto di una sapiente mescolanza di acque marina e di faglia, la cui proporzione è regolata dalle maree e dalle piogge. Tali specie sono ovviamente a rischio, anzi si prospetta persino l’eventualità del prosciugamento. Ora, se anche una sola specie biologica si estinguesse, questo sarebbe un danno irreparabile. Non solo per le popolazioni locali, ma anche per chi vive a Torino, o a Helsinki, o in Cile, o in Corea. Perché l’ambiente è un diritto universale di tutti gli umani e dei loro discendenti. Come sancisce l’Articolo 9, che prescrive alla Repubblica di tutelarlo. Ma la Costituzione va difesa e attuata e può vivere solo se i cittadini se ne fanno carico e lottano con tutte le loro forze per essa. Ecco perché l’Anpi e i suoi associati devono battersi contro il mostro di acciaio e cemento, che avidi speculatori vogliono imporre con prepotenza e in barba alle leggi e al buon senso.

In ultimo c’è un aspetto altamente eversivo. A caldo, dopo la bocciatura della Corte dei Conti, la presidente dl Consiglio, Giorgia Meloni, ha denunciato “l’invasione della giurisdizione sulle scelte del governo”, e ha rivendicato la necessità di riforma della Giustizia e della Corte dei Conti stessa, così mostrando l’insofferenza del governo (e della maggioranza) ai controlli di organismi terzi sul suo operato, per come previsti dalla Costituzione. Si aggiunga che il vicepremier Salvini ha rivendicato la possibilità di scavalcare la mancata bollinatura della CdC, in virtù del Testo Unico 1214. Ma questa legge è del 1934, e venne promulgata dal regime fascista proprio per evitare sgradite interferenze sull’operato del governo. Una legge fascista, insomma.

Se a ciò si aggiunge la proposta di riforma costituzionale della Giustizia e quella del premierato, allora pare evidente come il disegno di questo governo è l’abolizione del controllo democratico del popolo sull’operato del potere esecutivo, e, dunque, l’eversione della Costituzione tutta. L’Anpi deve reagire a questi tentativi di riportare il Paese a prima della Resistenza e della Costituzione. Il corteo nazionale No al Ponte del 29 novembre prossimo è una buona occasione per tutti i partigiani e gli antifascisti per lottare contro questo disegno, in preparazione del referendum costituzionale sulla riforma della Giustizia della prossima primavera.
“Non sappiamo se siamo alle battute finali del procedimento per l’approvazione del progetto del ponte sullo Stretto di Messina, è certo però che siamo in una fase decisiva e abbiamo bisogno di avere al nostro fianco, fisicamente in piazza, tutti coloro che in questi anni non hanno fatto mancare mai il loro sostegno a questa lotta”, si legge nell’appello del corteo nazionale, cui tutti gli associati Anpi sono invitati. Locandina e testo dell’appello sono reperibili anche sulla pagina Facebook “No Ponte Capo Peloro”.
Beniamino Ginatempo, già professore ordinario di Fisica all’Università di Messina, Comitato provinciale Anpi “Mimmo
Trapani” Messina
COME PARTECIPARE E CONTRIBUIRE
Chi volesse, singoli o associazioni e comitati provinciali Anpi, può aderire mandando una mail a corteonoponte29novembre@gmail.com.
È anche possibile contribuire in solido versando un contributo per sostenere i costi del corteo.
* Contro il ponte della prepotenza, Ora e Sempre Resistenza Anpi Messina
*Invece del ponte cittadini per lo sviluppo sostenibile, Banca: Intesa SanPaolo Spa
Iban:IT95V0306909606100000400074 Causale: contributo da parte di xxxx xxxx per il corteo del 29 novembre
IL TESTO DELL’APPELLO
Giù le mani dallo stretto di Messina!
Lo Stretto di Messina non è solo un luogo geografico; è il custode di miti e leggende millenarie, celebrato da poeti e narratori, da Omero a Consolo. La sua bellezza paesaggistica e la ricchezza della biodiversità sono tesori da preservare!
In questo straordinario luogo, nel punto in cui Scilla e Cariddi quasi si sfiorano, vogliono costruire il ponte sullo Stretto di Messina, un mostro di cemento ed acciaio che violerebbe la bellezza di questi luoghi, travolgendo un territorio ricco di risorse naturali ma anche di fragilità e cancellando l’identità stessa non solo delle comunità dello Stretto ma dell’intero Paese che per luoghi come questi è conosciuto e amato in tutto il Mondo.
La Repubblica tutela il paesaggio, l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni recita l’art.9 della Costituzione italiana e noi desideriamo, vogliamo, pretendiamo che il nostro Paese rimanga fedele a questo principio così come alle ragioni che stanno alla base della normativa ambientale europea, le direttive Habitat ed Uccelli o la recente Legge europea sul ripristino della natura.
Abbiamo lottato per anni affinché non solo lo Stretto di Messina e i suoi territori vengano concretamente protetti, ma anche per politiche che migliorino la qualità della vita degli abitanti, promuovendo uno sviluppo sostenibile che esalti le risorse del Sud, creando valore e occupazione.
Contrastiamo da sempre, in maniera pacifica e nonviolenta, un progetto come quello del ponte sullo Stretto che viene presentato come la soluzione a tutti i problemi della Sicilia e della Calabria e persino dell’intero Meridione, occultando che le vere priorità dei nostri territori sono altre, il cui elenco è ben presente nelle vite quotidiane di chi da anni aspetta di avere l’acqua h24 nelle proprie case, un servizio sanitario decente che non costringa ai viaggi della speranza, infrastrutture viarie e ferroviarie efficaci ed efficienti, traghettamento dello Stretto potenziato e ancor più sostenibile, sistema di welfare rispondente alle fragilità del territorio, interventi di prevenzione del dissesto idrogeologico e di adeguamento antisismico del patrimonio edilizio, contrasto incisivo alle criminalità organizzate che si rafforzano proprio per la carenza d’interventi in campo economico, sociale, culturale.
Per fare tutto questo servono investimenti, capacità politiche ed amministrative, serve abbandonare un progetto come il ponte sullo Stretto che dilapida ingenti risorse pubbliche per un’opera che per molte ragioni tecnicamente non è fattibile, come esperti di fama nazionale e internazionale non si stancano di ripetere e dimostrare con dati, studi e documenti.
Non sappiamo se siamo alle battute finali del procedimento per l’approvazione del progetto del ponte sullo Stretto di Messina è certo però che siamo in una fase decisiva e abbiamo bisogno di avere al nostro fianco, fisicamente, in piazza, tutti coloro che in questi anni non hanno fatto mancare mai il loro sostegno a questa lotta, come singoli cittadini/e, come soggetti collettivi, comitati, associazioni, movimenti, partiti e sindacati.
SABATO 29 NOVEMBRE a Messina diamo vita alla più grande manifestazione Noponte che si sia mai vista. Lo Stretto di Messina non si tocca, lo difenderemo insieme con la lotta!
Comitato Corteo Noponte 29 Novembre. Per adesioni: corteonoponte29novembre@gmail.com
Pubblicato venerdì 31 Ottobre 2025
Stampato il 01/11/2025 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/servizi/no-al-ponte-insieme-a-messina-per-un-grande-corteo-nazionale/





