Perché l’Anpi si mobilita tanto, perché fa memoria, custodisce e diffonde i racconti di quanto avvenuto durante la guerra di Liberazione? A Boves il 20 settembre 2025, in occasione dell’82° anniversario della prima strage nazifascista d’Italia, avvenuta il 19 settembre 1943, abbiamo inaugurato una mostra, intitolata “Con voi nel cuore. Fotografie e racconti dei partigiani e delle partigiane di Boves”.

Un momento dell’inaugurazione della mostra

L’intento è quello di rendere omaggio a loro, giovani partigiani e partigiane, che hanno rischiato la vita e combattuto per donare a noi giustizia, democrazia e libertà, quelle che a loro mancavano come l’aria! I loro ricordi sono preziosi per noi, rappresentano la nostra storia, la storia di un Paese che li porterà sempre nel cuore con affetto e gratitudine! E possono insegnarci tanto ancora oggi.

Gli antichi romani, migliaia di anni fa, dicevano “historia magistra vitae”, cioè la storia è maestra di vita, ci insegna la vita. E forse è proprio per questo che non studiamo la storia dell’ultimo secolo, il 900, forse perché non vogliamo imparare quella lezione. Pensiamo un po’ a cosa è successo: due guerre mondiali, un genocidio, due bombe atomiche, il Vietnam… solo per citare qualcosa… La guerra è entrata nelle case di milioni di persone, in tante parti del mondo… “Historia magistra vitae”, ma se noi non parliamo più di ciò che è successo, è come se non fosse accaduto. Quando muoiono i protagonisti, inascoltati, e poi i loro figli e nipoti, il ricordo è andato, perduto per sempre, e allora la storia non sarà maestra, non sarà servita proprio a nulla.

Adriana Filippi, “Visione di Boves in fiamme”, 1943, pastello colorato su carta, cm-54×71,5 (il quadro è nel museo di Boves a lei dedicato)

Così abbiamo pubblicato un annuncio, in cui chiedevamo agli abitanti di Boves di condividere con noi fotografie e racconti dei loro cari, partigiani e partigiane di Boves. E dopo aver celebrato la storia di questi partigiani con una serata dedicata a loro nel marzo 2025, attribuendo alle famiglie le tessere ad honorem dell’Anpi, abbiamo voluto rendere omaggio a quanto trovato con questa mostra, di racconti inediti.

Questa mostra narra di “Tole”, nome di battaglia del partigiano Michele Marchisio (24 anni) che ha salvato la vita a due suoi compagni, “Teppa”, Giuseppe Dutto (19 anni) e “Baral”, Giuseppe Barale (27 anni) durante la battaglia di Vinadio, il 9 dicembre 1943 e poi durante un altro scontro armato il 27 dicembre 1943. Catturato dai fascisti e portato in carcere a Milano, riuscirà a fuggire dal carcere rocambolescamente e a tornare a casa per continuare la lotta di Resistenza.

Ma racconta anche la lotta di “Luci”, Letizia Marchisio, ventenne cuneese, segnalata ai fascisti perché aiutava i partigiani. Proprio mentre i fascisti andavano a prenderla nel negozio in cui lavorava come commessa, un vicino la avvertì e lei riuscì a scappare dal retro per raggiungere la montagna. Siccome il suo nome era ormai segnalato alle autorità, quando arrivò a Boves, i partigiani le procurarono dei documenti falsi (che la figlia custodisce preziosamente) e divenne Musso Luisa, residente a Torino. Venne riconosciuta come partigiana “combattente”, qualifica che indicava una partigiana che sapeva utilizzare le armi, smontarle e rimontarle (questo per nasconderle, per esempio nei tubolari della bicicletta, per portarle da un comando partigiano ad un altro), addestrare altre donne.

Queste e tante altre storie, anche divertenti, sono riportate nei pannelli della mostra. Racconti che indicano la via ancora oggi. Come quanto accadde il giorno della Vigilia di Natale del 1943. Le donne di Cuneo (madri, sorelle, figlie, amiche) dei partigiani e delle partigiane cucinarono gli agnolotti per i resistenti, lo fecero con le finestre sprangate, perché c’era il coprifuoco e perché usavano materie prime proibite (non potevano tenere così tanta farina nelle loro case, ma solo quella razionate, prevista dalla tessera annonaria).

E li fecero portare su a San Giacomo, due macchine cariche di agnolotti. Non bastavano per tutti, questo lo sapevano. Ma quegli agnolotti portavano con sé un messaggio importante: non siete soli! E questo pannello ci parla di oggi! Mi sono sempre chiesta come potevano gli abitanti che vivevano attorno ai campi di concentramento, ai campi di sterminio, in Italia, in Germania, in Austria… ovunque… stare zitti! Sappiamo che sapevano…. ma avevano paura di parlare, avevano paura di perdere la propria vita! Era meglio far finta di niente, rimanere indifferenti! Ecco, noi oggi sappiamo, vediamo, a volte persino in diretta… e non dobbiamo più stare zitti! Abbiamo il dovere morale di parlare, denunciare le ingiustizie!

La presidente Anpi Boves, Enrica Giordano, con Michele Petraroia dell’Anpi Nazionale. A sinistra: Paolo Allemanno, presidente Anpi provinciale Cuneo; Luigi Pellegrino, già sindaco della cittadina; e don Luciano, il parroco di Boves che ha contribuito a promuovere la mostra sui partigiani

Perché non vogliono i giornalisti a Gaza? Ne sono stati uccisi 250. Perché noi non dobbiamo sapere, perché se sapessimo le nostre coscienze non lo sopporterebbero. E noi sappiamo, vediamo, sentiamo lo strazio delle persone. E cosa facciamo? Spegniamo il televisore, cambiamo video su Tik tok o su Facebook…e rimaniamo indifferenti?

Non possiamo più farlo! Ora è il momento di gridare al mondo che la guerra è la negazione della vita, la negazione della dignità, che con i nostri soldi i nostri governi non devono comprare armi, ma spenderli per la sanità, per l’istruzione, non glieli abbiamo dati per bombardare bambini! Nessuna lotta ha senso se si dimentica l’elemento umano! Facciamo sentire alla popolazione di Gaza e a tutti i popoli in guerra che non sono soli! Manifestiamo, ovunque, comunque! Non è vero che non serve! A loro serve!!! Per sapere che non sono soli, che non li lasciamo soli! E a noi che non siamo complici! Non nel mio nome!

Enrica Giordano, presidente sezione Anpi “Beppe Lerda” di Boves