È un’opera bella e importante quella di Fosca Pizzaroni, dedicata alle donne della Resistenza in Provincia di Caserta (Partigiane, La Valle del Tempo edizioni, Napoli 2023), con al suo attivo non pochi meriti. Intanto, l’autrice – docente, ricercatrice e soprattutto valorosa archivista – ha maneggiato con cuore e competenza massime fonti documentarie di indubbio valore e spessore, e non sempre, comunque, di semplice consultabilità e utilizzo (in primis, il fondo “Ricompart”, miniera e simbolo in ordine al tema del riconoscimento qualifiche e relativa attribuzione di ricompense ai partigiani riconosciuti).

Alcuni delle migliaia di faldoni con le carte del ministero della Difesa, Ufficio per il servizio riconoscimento qualifiche e per le ricompense ai partigiani (Ricompart) sversate, grazie all’Anpi, all’Archivio centrale dello Stato

Ma non si tratta soltanto, in ogni caso, di rendere il pur dovuto plauso alla sua abilità ‘professionale’, quanto, e più ancora, di manifestare pieno apprezzamento per avere affrontato il tema sul e dal versante di ‘genere’, trattando di donne coinvolte appieno nella lotta di Liberazione dal nazifascismo. Per di più, donne combattenti con coraggio e determinazione, in una peculiare zona del Mezzogiorno, in Campania e nell’ambito territoriale di Terra di Lavoro.

Una antica cartina della Terra di Lavoro, provincia che comprendeva anche il territorio di Caserta, venne soppressa da Mussolini nel 1927

Pizzaroni ha così, in effetti, rimesso al centro il fin troppo trascurato o ignorato protagonismo femminile a un processo storico e politico incardinato da sempre come “cosa da uomini”. Ma ha altresì riportato il Sud e la Campania tra i protagonisti del moto resistenziale, solitamente ritenuto proprio dell’Italia centro-settentrionale.

(Archivio fotografico Anpi nazionale)

Dunque, Donne e Resistenza, di cui ha trattato nel suo bel libro anche Benedetta Tobagi (La Resistenza delle donne, Einaudi edizioni, 2022) in cui appunto ci si sofferma sul comportamento valoroso di tante donne ma si lascia anche intendere che alla fine, e stante il particolare “spirito dei tempi”, le stesse sarebbero tornate o dovuto tornare nei ranghi della vita tradizionale precedente, come voluto o imposto dai propri ‘compagni’.

Il sofferto ruolino partigiano di una delle donne del Casertano che richiesero il riconoscimento di combattente

Ovviamente, il tema è presente nel lavoro della Pizzaroni: sono circa un centinaio le protagoniste di cui si parla e che la Commissione della Difesa ha a suo tempo distinto e annoverato come partigiane, patriote o anche non riconosciute; nonché combattenti e Cadute. Qualifiche elaborate sulla base delle relazioni e delle testimonianze relative alle azioni svolte e sulla base delle domande inoltrate dalle interessate o da loro parenti, dalle quali emergessero un rifiuto passivo, la reazione individuale, forme di resistenza spontanea o lotta armata, organizzata. Donne di Caserta, Capua, Santa Maria Capua Vetere, Maddaloni, Marcianise, Caiazzo, San Felice a Cancello si sono impegnate perché venisse riconosciuta la loro partecipazione, non accontentandosi della qualifica di ‘patriote’ ma pretendendo quella di partigiane combattenti, industriandosi per conseguirla, anche attraverso laboriosi e lunghi ricorsi. È stato in seguito, nel ‘poi’, che è maturato un atteggiamento di distacco, di chiusura, di resa evanescente del ricordo della terribile esperienza.

Molte donne del Casertano persero la vita, fucilate, per aver scelto di combattere il nazifascismo o furono vittime delle atroci rappresaglie contro i partigiani

Mi preme infine registrare il ‘movente’ etico-scientifico da cui l’autrice dichiara di essere stata mossa: precisare a se stessa e ai lettori l’essenza formale e sostanziale della Resistenza, letteralmente “inventata dai resistenti” (l’antifascismo – sostiene – sarebbe venuto dopo). Passaggio che per più versi incuriosisce chi scrive, ma che comunque ha dato modo all’ottimo Gianni Cerchia di precisare nella sua prefazione – certamente di grande impatto – che da questo libro si evince “una concezione larga della Resistenza e dell’Antifascismo, patrimonio comune di un Paese che pur tra mille contraddizioni riemerge dalla vergogna del fascismo e della sua guerra”. In pratica, come ricorda a tutti, non si è messa in gioco una sola parte politica, né tanto meno un unico genere sessuale, bensì nel grande processo della Liberazione sono confluite e vi hanno concorso tutte le forze poste a presidio della nostra Costituzione.

Insomma, una ragione in più per percorrere con gusto e soddisfazione le trecento pagine del libro, e apprendere e intercettare nomi e vicende di tante straordinarie donne di un angolo di mondo, meridionale e campano, che ci parla ancora oggi di coraggio, di opposizione al fascismo e al nazismo, di costruzione di una realtà e di una vita diverse, su cui si sarebbe potuto costruire la nuova Italia tutta, partendo appunto dalla nostra, benemerita, Terra di Lavoro.

Guido D’Agostino, presidente dell’Istituto Campano per la Storia della Resistenza, dell’Antifascismo e dell’Età contemporanea, “V. Lombardi”, Napoli