“Erano cose che andavano fatte”. Questo rispondeva Carlo Smuraglia, presidente emerito Anpi, a chi gli chiedeva, figli compresi, perché non raccontasse mai la personale esperienza partigiana e poi l’impegno nel dopoguerra, da avvocato, per difendere i combattenti costretti alla sbarra, vittime politiche della guerra fredda e di una tensione internazionale alle stelle che avevano mandato in frantumi quell’unità resistenziale capace di portare alla vittoria la lotta di Liberazione, e alla Repubblica e alla Costituzione.

L’unità antifascista. Un obiettivo, anzi una missione sempre perseguita dall’associazione dei partigiani d’Italia, e che Smuraglia lasciò anche scritta come un testamento nel libro-intervista “Con la Costituzione nel cuore”.

Ed è dedicato al padre Carlo il film “Vite parallele” del regista Massimo Smuraglia, 40 minuti che tengono inchiodati allo schermo, eppure non ci sono roboanti effetti speciali, però una cura maniacale sì, per i costumi e ogni dettaglio. Perché il rigore, non scevro da ironia, dunque con intelligenza e buon senso, è parte della “poetica di famiglia” e del film.

Un racconto corale di una storia corale, attraverso due figure della Resistenza di Firenze: il comandante partigiano con camicia e fazzoletto rossi, una leggenda oggi nella città del giglio, la MdOVM Aligi Barducci “Potente” (Beniamino Zannoni); e Rodolfo Siviero (Niccolò Pistone), un funzionario ministeriale saloino che riuscì a sottrarre alla razzia nazista molte opere d’arte, tra le quali gran parte dei capolavori di Giorgio De Chirico e l’Annunciazione del Beato Angelico.

Due eroi molto diversi, ai quali il destino riserverà sorte differente, ma uniti dall’amore per l’Italia e per l’arte («l’arte è sorella della libertà», dice il garibaldino Potente, figlio di operaio), dall’impegno a fare le cose per bene, consapevoli entrambi dell’importanza del sostegno popolare, dei saggi contadini soprattutto, ma pure di preti e frati. Che si divertono un sacco a raggirare i predatori fascisti e tedeschi.

Scritto da Gabriele Marco Cecchi e Carlo Rotelli, prodotto da Elide Videoproduzioni e dalla Scuola di Cinema Anna Magnani — di cui il regista, pratese di adozione, è animatore — con il patrocinio di Anpi Firenze e del Comune di Vaiano (PO), dove tra ville e chiostri, chiese e boschi è stato interamente girato, e con la collaborazione di Manifatture digitali cinema, “Vite parallele” ha un mondo di personaggi («anche un solo uomo che sceglie di stare dalla parte giusta fa la differenza»). Settanta tra partigiani, militi fascisti, ufficiali e soldati Alleati, donne e ragazze. Molte delle comparse sono volontari di “Passeggiate tra storia e natura” e dell’Anpi, che sul set per sette giorni, a fine giugno scorso, hanno innervato di passione ogni scena.

C’è qualche «licenza drammaturgica» rivendica l’autore, ma si rispetta la verità storica. Il film rimette i fatti a posto, guarda con umanità l’esperienza resistenziale tutta nuova di uomini e donne, ragazzi e ragazze cresciuti con la propaganda del regime, a partire dalla scelta, l’8 settembre 1943. L’inizio di tutto. Per molti la prima volta di una scelta.

La doppia storia che seguiamo con un montaggio alternato, si avvia presentandoci un resistente che non usa armi ma intelligenza e diplomazia, Siverio. Rischia al pari di tutti altri, finendo anche in una delle ville tristi del maggiore Carità, per contrastare gli appetiti di Goering e del Kunstschutz, il corpo militare nazista istituito formalmente per  proteggere il patrimonio culturale dai danni della guerra, ma che in realtà trafugava dall’Italia preziose opere d’arte per trasferirle in Germania. Custodisce il segreto della provenienza delle informazioni sulla cupidigia nazista, una fidanzata italo-tedesca impiegata negli uffici degli occupanti.

La cinepresa segue invece Barducci dal momento in cui alla guida del battaglione del Regio Esercito “Potente”, ascoltato alla radio l’annuncio di Badoglio, si ribella ai comandi filotedeschi «per rispondere alla sua coscienza». Ha una grande esperienza militare, è stato in Somalia, richiamato alle armi ha seguito un corso per ufficiali, superandolo brillantemente, diventa uno dei capi della Resistenza, alla guida prima della formazione partigiana “Spartaco Lavagnini” e in seguito della Divisione che riunisce tutte le brigate del territorio. Non è più «un cucciolo nell’ovatta», lo seguiamo nelle azioni di sabotaggio, di attacco e di difesa contro i nazifascisti, in cui mostra coraggio, determinazione, capacità di comando, perché sa convincere e vuol bene ai suoi uomini.

Il film non sottace asprezze, i rapporti difficili con gli Alleati e con il capo di Stato maggiore, colonnello Bertorelle, che non si fidano di quei combattenti politicizzati, capaci di decidere discutendo in assemblea («sento i morsi del sospetto, sono un partigiano destinato a essere un fuorilegge per tutti» si definisce Potente, in una suggestione probabilmente di paterna memoria smuragliana). Non consegneranno le armi: c’è orgoglio, voglia di riscatto e indipendenza nell’ennesima scelta di «riprendersi Firenze» e l’Italia.

Ma Potente non vedrà mai la sua Firenze libera, ucciso da una bomba nemica il 9 agosto, quarantotto ore prima dell’insurrezione e del risuonare della Martinella che annunciava la Liberazione, l’11 di quel mese. Molti dei suoi – e in pochi lo sanno – saranno tra i 5.000 chiamati in aiuto, pochissimo tempo dopo, proprio dagli Alleati, nuovamente fermati sulla Linea Gotica. Ci saranno altri tentativi di bloccare e depotenziare politicamente la lotta italiana di Liberazione, ci riproverà (inutilmente) a novembre anche il comandante supremo delle forze alleate, il generale Alexander, con il famoso proclama diretto a tutte le brigate operanti nelle zone del centro-nord ancora occupate.

“Vite parallele” allunga lo sguardo sul dopoguerra e sarà Siviero, diventato ministro plenipoteniziario, a riassumere il frutto di quell’esperienza straordinaria. A Berlino, dove è in missione per il recupero dei tesori rubati agli Uffizi, al Duomo di Firenze e in altri musei e siti archeologici italiani, ritrova la ex morosa ora fidanzata con un tenente americano. «La situazione è cambiata» afferma lei. Sono rimasti invece gli stessi i valori di indipendenza, giustizia e uguaglianza di Siviero ribaditi in un dialogo, dal serissimo umorismo, con una nuova collaboratrice: «Lei è fidanzata con un soldato americano?» – «No eccellenza, nessun legame sentimentale con americani, io amo l’arte, non c’è niente di più importante…» – «Invece c’è. È una lezione che ho imparato da una camicia al vento, è la libertà».

Sono le ultime parole del film, che nella bellissima scena finale, l’ultimo saluto ad Aligi Barducci, accompagnata dalle musiche originali di Samuele Luca Cecchi, ti fa immergere nel rosso della sua camicia al vento. E senti quasi il profumo del vento del Nord, quella scelta di libertà e indipendenza, di amore per l’Italia che hanno dato forza fino all’estremo sacrificio ai nostri partigiani. “Erano cose che andavano fatte”, ricordava il figlio Massimo nell’ultimo saluto al padre. Allora e anche oggi.


“Vite Parallele” è completamente tax free, le sezioni Anpi o chi volesse prenotare una visione può contattare il regista Massimo Smuraglia (3487476438) o l’aiuto regista Anastasia Vulgaris (3407145355).


Vite Parallele
Regia: Massimo Smuraglia
Organizzazione e aiuto Regia: Anastasia Vulgaris
Sceneggiatura: Gabriele Marco Cecchi, Carlo Rotelli
Fotografia: Sirio Zabberoni
Operatore: Jonathan Chiti
Fonico: Lorenzo della Ratta
Musiche originali: Samuele Luca Cecchi
Scenografie: Elisabetta Giusti
Make up Artist: Grazia D’Amaro
Costumi: Doriana Clemente
Divise e Armi a cura di Associazione Culturale Linea Gotica di Montemurlo
Con Beniamino Zannoni (Potente), Niccolò Pistone (Siviero), Rosario Campisi, Raffaele Totaro, Riccardo Marchi, Francesco Toccafondi, Bruna Orlando, Irene Nesci, Valentina Cantini e molti altri