Auguri a tutte e a tutti!
Ai vecchi e nuovi compagni dell’Anpi, di questa comunità di donne e uomini liberi che hanno preso a cuore le parole della Costituzione e il destino della Repubblica e che condividono la medesima corona di valori consegnatici dalla storia della Resistenza.
Alle antifasciste e agli antifascisti, decine di milioni di cittadini, la bella gente del Bel Paese.
Alle lavoratrici e ai lavoratori di ogni età, ordine e grado, che vivono la più difficile condizione sociale degli ultimi decenni.
A tutte e tutti coloro che cercano senza successo un’occupazione o che addirittura vi hanno rinunciato, ai milioni di vecchi e nuovi poveri, al popolo invisibile la cui sofferenza e i cui diritti non sono ancora riconosciuti.
E di auguri davvero c’è bisogno davanti alle tre piaghe d’Egitto del nostro tempo: la pandemia, il riscaldamento globale, le diseguaglianze. Per non farci mancare nulla, aggiungiamone una quarta. Il pericolo di svolte autoritarie, un vento fetido che soffia in Occidente alle volte in modo impercettibile, ma che può essere letale.
Eppure ci sarebbe chi può contrastare e vincere questa deriva dell’umanità, ed è l’umanità stessa: una forza debole e passiva se divisa, frantumata, sottomessa, privata di dignità; una forza invincibile se unita in un internazionalismo moderno e positivo; possiamo chiamare questo internazionalismo “nuovo umanesimo” e ritrovare le tessere del suo grande mosaico nella storia e nella cronaca, per esempio nel 1789 pronunciando una parola troppo spesso trascurata: fraternité; oppure comprendendo il senso delle due ultime encicliche di Papa Bergoglio: Fratelli tutti, Laudato si’; o ancora ricordando l’incipit di Filippo Turati nell’Inno dei lavoratori: “Su fratelli, su compagni”.
In ogni caso, auguri. Si sta per concludere un anno certamente migliore dell’orribile 2020, ma comunque carico di sofferenza e, certo, anche di qualche speranza. All’inizio della pandemia dicevamo “andrà tutto bene”; non è andato tutto bene. Nonostante il Recovery Fund c’è un clima di paura, di smarrimento, di delusione che si riconosce simbolicamente nel crollo della partecipazione al voto e nelle proteste no vax, troppo spesso ispirate a visione magiche, stregonesche, antiscientifiche, dove l’unico titolo di studio che conta sembra la laurea in Facebook.
Da tempo in questo Paese ferito abbiamo avanzato l’idea, la suggestione e la proposta dell’unità di tutte le forze democratiche, cioè della grande parte del popolo italiano, della nostra gente, per salvare l’Italia trasformandola, abbandonando un modello di sviluppo fallimentare e imboccando strade nuove. Lo sconvolgente stillicidio di morti sul lavoro ci conferma che siamo ancora sideralmente lontani da questa grande svolta. A maggior ragione occorre costruire giorno per giorno, mattone per mattone, con pazienza certosina, una prospettiva unitaria di cambiamento. È quello che sta facendo l’Anpi dall’inizio del 2021.
Il 2 giugno abbiamo dato vita a una cosa che prima non c’era: l’unità di tutte le associazioni partigiane, dei deportati politici, dei familiari delle vittime dei crimini nazifascisti, degli internati militari italiani in Germania. Lo abbiamo chiamato Forum, uno strumento che sta lavorando molto bene. Uniti come allora, nei Comitati di Liberazione Nazionale.
Recentemente ci siamo incontrati con decine di parlamentari europei, italiani e non, a Bruxelles, chiedendo quattro impegni: una risoluzione che sancisca i fondamenti dell’Unione Europea nell’antifascismo, nell’antinazismo e nell’antirazzismo; un programma di formazione antifascista continentale adeguatamente finanziato; la definitiva trasformazione del Fiscal Compact, una gabbia che ha imprigionato l’Europa, nel Social Compact, una finestra a sostegno della società; una legge che sanzioni le multinazionali che, dopo essere state finanziate dal Paese ospitante, delocalizzino la produzione. Abbiamo colto grande attenzione e qualche impegno.
Abbiamo operato in questa direzione percorrendo la strada maestra e cioè la richiesta della piena attuazione della Costituzione; su questo a marzo abbiamo promosso un proficuo incontro pubblico col cardinale Matteo Maria Zuppi (ma dobbiamo stare attenti a chi oggi ancora sostiene idee di riscrittura totale della Carta, magari proponendo una nuova Assemblea costituente).
A conclusione di una serrata campagna congressuale tuttora pienamente in corso, daremo vita, dal 24 al 27 febbraio 2022 alla nostra assise nazionale; ne usciremo tanto più forti quanto più il Congresso sarà in grado di parlare al Paese.
Come prima e più di prima, l’Anpi ha manifestato nell’anno che si sta concludendo una grande autorevolezza, confermando la sua natura di servizio alla Repubblica antifascista, il suo irreversibile ancoraggio allo spirito delle partigiane e dei partigiani. Tutto si tiene: la Resistenza è la storia delle origini; la Costituzione è la legge che discende da quella storia; l’antifascismo è lo scrigno dei valori germinati da quella storia.
Di questo siamo eredi e protagonisti contestualmente con umiltà e orgoglio, continuatori di quel sogno razionale che consentì agli italiani prima di liberarsi, poi di rinascere.
L’augurio a tutte a tutti è perciò di liberazione e di rinascita. Liberazione dalle moderne piaghe d’Egitto, rinascita di un Paese che merita di vivere in democrazia, libertà, eguaglianza, solidarietà e pace.
Auguri all’Anpi. Si può dire “le compagne e i compagni dell’Anpi”, ma si può anche dire “l’Anpi delle compagne e dei compagni”, perché l’Anpi siamo noi, siete voi, con la passione durevole, l’intelligenza collettiva, l’ostinata volontà, il razionale entusiasmo con cui siete protagonisti della storia vivente e quotidiana, della memoria che a partire da quei partigiani ha creato noi partigiani, e che oggi vede tutti voi come personaggi e interpreti del momento più solenne del nostro fare democrazia, e cioè la campagna congressuale.
Auguri, care antifasciste e cari antifascisti, siate militanti della democrazia e attivisti della giustizia sociale; siate sognatori e perciò realisti, perché chi sogna può realizzare il sogno, mentre chi non sogna non realizza nulla ma conserva solo l’esistente; siate unitari perché i sogni si realizzano se si è forti, e si è forti se si è uniti; siate per la bella politica come impegno di cittadinanza attiva, perché la brutta politica allontana il popolo ed è creatrice seriale di tristezza.
Una mattina, appena alzata, buon anno. Buon anno, anche se fischia il vento. Buon anno, perché bisogna andare, anche se portiamo scarpe rotte. Buon anno di resistenza e di liberazione. Buon anno, senza mai dimenticare che l’Anpi, gli antifascisti, difendono i diritti umani. Luis Sepulveda ha scritto: “La felicità è un diritto umano”. Ecco, oggi più di ieri, davanti alle tragedie del nostro tempo, continuiamo irriducibilmente a difendere il diritto alla felicità.
Pubblicato giovedì 23 Dicembre 2021
Stampato il 11/12/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/anpi/scarpe-rotte-eppur-bisogna-sognar/