In onore di Pietro Stallone

Gli eventi epocali della storia nazionale, dal colpo di Stato del 25 luglio all’armistizio dell’8 settembre 1943, noti come i “quarantacinque giorni” di Badoglio, ebbero in Puglia risvolti drammatici per l’intensificazione dei bombardamenti anglo-americani che colpirono in particolare la Capitanata e il suo capoluogo, Foggia, e per la violenta repressione delle manifestazioni popolari per la caduta di Mussolini.

Bari, la targa in memoria della strage del 28 luglio, lo scorso anno è stata vandalizzata

A Bari, il 28 luglio del 1943, due giorni dopo la defenestrazione del duce, si verificò una immane strage di giovanissimi. In via Nicolò dell’Arca un corteo di 200 persone composto prevalentemente di studenti universitari e medi, che manifestava pacificamente e si apprestava ad andare incontro ai prigionieri politici, fu bloccato sotto la sede del Pnf (Partito nazionale fascista) da un reparto dell’esercito. Senza alcun preavviso i soldati, alcuni individui dalle finestre della federazione fascista e altri esponenti della forza pubblica, iniziarono a sparare provocando una immensa carneficina.

Giuseppe Di Vittorio, grande antifascista, padre della Repubblica, politico, ma soprattutto sindacalista lungimirante, un uomo amato e rispettato da milioni di lavoratori

In questo difficile contesto, con l’inizio della liberazione degli antifascisti dalle località di confino e dalle carceri e con il ritorno di altri dall’esilio, si tentò di avviare la ricostituzione dei sindacati. Alla fine di agosto venne annunciata la liberazione di Giuseppe Di Vittorio dall’isola di Ventotene, e a Bari un funzionario delle poste e telegrafi, Pietro Stallone, originario di Bitonto, ex ufficiale telegrafista nel primo conflitto mondiale, noto per il dissenso nei confronti del regime, si pose alla testa di un comitato unitario antifascista che rappresentò il primo nucleo del sindacato Cgil Poste Telegrafonici.

Lo storico Palazzo delle Poste a Bari

Pietro Stallone riuscì, all’indomani dell’annuncio dell’armistizio, a predisporre la difesa dell’imponente Palazzo delle Poste, alle spalle dell’Ateneo, in Piazza Cesare Battisti. Assieme a 15 impiegati, carabinieri e militi si riuscì a bloccare un reparto di guastatori tedeschi che si apprestava a distruggere tutte le strutture delle telecomunicazioni. A pochi isolati di distanza era collocata anche la sede dell’Eiar, Radio Bari.

Bari, la pietra d’inciampo dedicata al quindicenne Michele Romito e ai coetanei che armati dal generale Bellomo resistettero all’occupazione tedesca

Nelle stesse ore si registrava la difesa spontanea del porto di Bari a opera di militari delle diverse armi, con la partecipazione del generale Bellomo, di ragazzi e cittadini della città vecchia. Fu uno dei primi episodi di Resistenza militare e civile in tutto il Sud. Che si concluse con la cattura di decine di soldati della Wehrmacht, rilasciati nella serata per ordine del IX Corpo d’Armata e fatti partire con un treno verso il nord della Puglia.

I postelegrafonici sotto la guida di Stallone rappresentarono, assieme ai ferrovieri, il nucleo più avanzato della riorganizzazione sindacale, man mano che il territorio veniva liberato. Si affrontarono subito temi urgenti, di forte rilevanza politica e organizzativa, tra cui la confluenza in una organizzazione unitaria, la partecipazione alla lotta di Liberazione nazionale e il processo di defascistizzazione.

In un puntuale resoconto di Civiltà Proletaria uno dei primi settimanali sorti in Italia nell’ottobre del 1943, d’ispirazione comunista – che affiancò l’Italia del Popolo, di matrice azionista, nella battaglia per la libertà di stampa – si evidenziarono le prime richieste rivendicative da parte dei postelegrafonici di Bari, tra cui il risarcimento di coloro che erano stati licenziati per effetto dei decreti del 1923 che colpirono soprattutto i ferrovieri, il ripristino delle carriere e della contrattazione relativa agli straordinari.

Il 10 novembre del 1943 si svolse una prima assemblea dei postelegrafonici in cui si pose il problema dello scioglimento della famosa milizia fascista “ricettacolo di spie e fannulloni” e in un “Appello” rivolto ai lavoratori si affermava: “La cruenta lotta che si combatte nel mondo contro la peste fascista e nazista, deve avere la sua naturale e doverosa solidarietà anche da parte nostra”.

In questi mesi, viaggiando con mezzi di fortuna, Stallone riuscì a organizzare, man mano che il territorio veniva liberato, il sindacato unitario postelegrafonici e ricostruire le Camere del Lavoro. Radio Bari svolse una intensa propaganda con le rubriche “La voce dei partiti” e in particolare con la trasmissione “La voce dei lavoratori”. L’intensa azione politico-organizzativa di Pietro Stallone si manifestò alla fine di gennaio 1944 con la convocazione del Primo Congresso dei rappresentanti della Cgil dell’Italia libera. L’assise dei delegati sindacali si svolse in parallelo al Congresso di Bari del Cln che si tenne al Teatro Piccinni il 28 e 29 gennaio 1944.

Pietro Stallone fu uno dei protagonisti di quella prima Assemblea generale dei rappresentanti del mondo del lavoro con 500 delegati di tutte le regioni liberate d’Italia, Sicilia, Calabria, Puglia, Campania, Sardegna. Nel verbale del congresso si legge: “Vi era presente il compagno Bozzi, segretario del sindacato nazionale ferrovieri; il compagno Stallone, segretario della Federazione nazionale dei Sindacati postelegrafonici, i quali hanno portato al Congresso la loro adesione assicurando che questi lavoratori entreranno presto a far parte dell’organismo dei lavoratori italiani. Nelle settimane successive nel salone dei postelegrafonici si svolsero le assemblee di Autoferrotranvieri e Postetelegrafonici che deliberarono l’adesione alla Cgil e alla Federazione internazionale del Lavoro”.

La grafica per le ultime elezioni delle Rsu del Sindacato dei lavoratori delle comunicazioni, l’attuale sindacato delle Poste fondato da Stallone

Pietro Stallone, si prodigò per l’istituzione del Ministero delle Poste e delle telecomunicazioni e in seguito affiancò Giuseppe Di Vittorio nel lungo processo di ricostruzione della vita politico sindacale e della democrazia nel secondo dopoguerra, coordinando le attività dei sindacati del pubblico impiego. Il suo ruolo fu particolarmente significativo negli anni Sessanta nel riconoscimento del diritto a pensione (definita in seguito pensione sociale), per la tutela retributiva e per l’estensione del diritto all’assistenza medica a tutti i lavoratori pensionati.

Vito Antonio Leuzzi