Era un evento culturale molto atteso per respirare finalmente in presenza il profumo di libertà e conoscenza consapevoli che portano in dote i libri, la 33esima edizione del Salone del Libro di Torino.
Il primo evento a livello internazionale legato all’editoria da quando è scoppiata la pandemia, sottolineavano i promotori, che ha richiamato tantissimi lettori ed editori.
“Una vetrina importante”, aveva dichiarato anche l’assessore alla cultura della Regione Friuli Venezia Giulia, Tiziana Gibelli, precisando “ non soltanto per il settore dell’editoria che in Friuli Venezia Giulia è particolarmente vivo e attivo, ma anche per quello culturale e turistico del territorio”.
Ebbene dallo stand di ben 250 mq all’interno del padiglione Oval del Lingotto, più grande quest’anno rispetto al passato, la Regione ha escluso la casa editrice Kappa Vu. KV è un editore molto noto nel territorio, apprezzato dagli studiosi per l’attenzione riservata alla poesia, alla narrativa e alla tradizione linguistica del territorio e soprattutto per l’accurata e approfondita documentazione con cui da sempre ha trattato le vicende del Confine orientale, della Resistenza, delle foibe e dei campi di concentramento fascisti.
L’Anpi con il coordinatore regionale Dino Spanghero è insorta: “Intollerabile l’ostracismo adottato nei confronti della casa editrice KV – denunciano i partigiani locali – siamo di fronte a una presa di posizione della Regione inaccettabile e antidemocratica, si censura la libertà di stampa tutelata dalla Costituzione. È un salto indietro nel passato più cupo”.
L’edizione 2021 del Salone del libro di Torino, oggi avviata alla conclusione, registra così uno dei primi effetti della riscrittura della Storia accomodata alla politica, dopo il varo, due anni fa, della Mozione 50 del Consiglio della Regione Friuli Venezia Giulia.
Un atto il cui titolo parla chiaro: “Sospendere ogni contributo finanziario, patrocinio o concessione a beneficio di soggetti pubblici e privati che, direttamente o indirettamente, concorrano con qualunque mezzo a negare o ridurre il dramma delle Foibe e dell’Esodo”.
Peccato che a praticare la distorsione dei fatti, comprovata dall’estromissione della KV, sia proprio la Regione alla cui guida dal 2018 è Massimiliano Fedriga, già capogruppo parlamentare della Lega.
A confermare la denuncia di intellettuali e associazioni democratiche e dell’opposizione in piazza Oberdan (c’è anche un’interrogazione presentata in Consiglio da Furio Honsell, il matematico ex sindaco di Udine) è stata la stessa Gibelli, che alle domande dei giornalisti ha risposto: “Si tratta di un editore negazionista delle foibe. La Regione non appoggia in nessun modo gli editori negazionisti delle foibe, c’è una mozione approvata dal Consiglio regionale, l’esclusione è dunque conseguente”.
Peccato non corrisponda affatto al vero: la KV opera nel settore da anni e anni e ha conquistato la stima degli studiosi proprio per la correttezza scientifica, per l’adozione di un metodo storiografico e di vaglio ineccepibile delle testimonianze e della documentazione, anche alla luce della legge istitutiva del Giorno del Ricordo. Una stima riconosciuta coralmente per la statura e il rigore intellettuale della casa editrice messo invece in discussione da chi adopera termini indistinti e unicamente accusatori da caccia alle streghe quali “negazionismo”.
Due anni fa a celebrare il giorno del ricordo per tenere un’orazione venne chiamato in Consiglio lo storico Raul Pupo, docente all’università di Trieste, tra i massimi esperti delle vicende accadute sul confine orientale e a lungo presidente dell’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea del Friuli Venezia Giulia. Fatto sta che nel giro di due mesi venne presentata, votata e approvata la Mozione 50, in cui nero su bianco nel testo si punta l’indice contro l’Anpi e l’Istituto storico della Resistenza FVG, accusato quest’ultimo di aver elaborato e pubblicato un “Vademecum del Giorno del Ricordo”. Sembrava un atto solo propagandistico e invece trascorsi pochi mesi, alla prima opportunità, ecco passare dalle parole ai fatti.
“Si tratta di un editore negazionista”, dice l’esponente della Giunta regionale. Con queste parole il re è nudo: con quale autorevolezza e legittimità un assessore dichiara negazionista una casa editrice, un testo, una ricerca scientifica? La frase rivela l’arbitrio fazioso e la volontà di sostituire alla verità storica una presunta verità politica.
Così in Friuli Venezia Giulia si è scivolati nel ventennio e in una delle istituzioni della Repubblica una parte politica è arrivata a dare patentini di legalità culturale. Esattamente come faceva il MinCulPop, il Ministero della cultura popolare di mussoliniana memoria, imponendo veline e censure per chiunque fosse anche appena fuori dalla linea del regime. Questa è la storia che piace alla Regione Friuli Venezia Giulia?
Pubblicato lunedì 18 Ottobre 2021
Stampato il 07/10/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/primo-piano/confine-orientale-ecco-allopera-la-storia-riscritta-dalla-destra/