Ci ragionava da tempo, ora il Comitato nazionale Anpi, il massimo organo dirigente dell’associazione dei partigiani, ha deciso la data del 17° Congresso nazionale. L’Assise si terrà dal 24 al 27 febbraio 2022 in Emilia Romagna con quasi 400 delegati da tutta Italia. La Plenaria farà seguito ai congressi di sezione e a quelli provinciali, che prenderanno il via il 18 settembre per concludersi il 30 gennaio: i territori discuteranno il documento congressuale, eleggeranno i nuovi presidenti oltre ad indicare chi li rappresenterà all’appuntamento generale del prossimo anno.
Queste sono solo alcune delle decisioni adottate lo scorso 10 settembre dal gruppo al vertice del sodalizio partigiano riunito a Roma nella sede centrale, in parte in presenza e in parte in streaming.
Il momento è importante e ha il sapore della sfida perché non era affatto scontato convocare il Congresso, slittato per l’emergenza covid, senza nulla concedere cedere all’imprudenza sanitaria.
I lavori presieduti dal vicepresidente nazionale vicario Carlo Ghezzi. sono introdotti dalla relazione del presidente nazionale Gianfranco Pagliarulo.
Le scelte temporali – ricorda il presidente nazionale Pagliarulo, avanzando la proposta di calendario – vogliono offrire “un ombrello di salvaguardia sul congresso nazionale comunque vadano le cose dopo l’elezione del Presidente della Repubblica”. Già, perché in semestre bianco è difficile poter prevedere cosa succederà dopo il 31 gennaio 2022, quando scadrà il mandato di Mattarella, chi il Parlamento voterà per il Quirinale, e “se, subito dopo, il Paese andrà o meno ad elezioni anticipate”, avviando di conseguenza la campagna elettorale a partire da marzo o aprile. La finestra indicata per l’appuntamento nazionale dei partigiani ha voluto tenere conto del peso, anche mediatico, che i congressi Anpi hanno nella vita democratica del nostro Paese, perché luogo per ragionare di res publica e per rispondere alle pulsioni di un passato che torna troppo spesso.
Invece la politica, sottolinea Pagliarulo, “sembra abbia ripreso la sua dimensione separata, non assolvendo la prima funzione di interprete e risolutrice degli interessi generali, mentre si aggrava il disagio sociale e il principale se non unico elemento di dibattito è il green pass”. Derubricato infatti l’antifascismo dall’agenda dei partiti, “per di più una fase di umiliazione della collettività, di rimozione della partecipazione, di grande isolamento sociale” si aggregano grumi di rancore spesso egemonizzati dalle destre estreme. E guardando oltre i confini nazionali, in Europa e nel mondo, le dinamiche geopolitiche in atto sono fonte di ulteriore apprensione.
Non è un caso che da sempre, fin dalla nascita dell’associazione, ogni riunione del Comitato nazionale Anpi sia introdotta dalla relazione del presidente in cui si scandaglia la realtà politica e sociale italiana, europea e mondiale. L’intento è di offrire un terreno di analisi originale, autonomo, “assente da decenni nei documenti dei partiti”, su cui discutere insieme e decidere in concreto le attività future. Il documento congressuale ha il medesimo scopo, esaminare la realtà per tracciare gli ambiti di intervento più urgenti e disegnare le attività future, ma non è un testo intoccabile e neppure inemendabile. Per esempio, è da segnalare il contributo del Coordinamento donne Anpi che proporrà due variazioni sui temi del mondo femminile e dei giovani, in particolare sulle condizioni di vita e lavoro già precarie e aggravate dalla pandemia.
Se grazie alle oltre 100 assemblee precongressuali tenute in videoconferenza una vasta platea di iscritti e dirigenti ha potuto conoscere gli argomenti sui quali è centrato, i congressi locali saranno occasione di approfondimento e confronto proficuo. Soprattutto se allargati, come non si è fatto finora, al contributo di altre associazioni e personalità della società civile. Estendere il più possibile il loro coinvolgimento è una conseguenza della presa d’atto di una situazione eccezionale e grave dettata dalla pandemia.
L’emergenza covid ha infatti mostrato tutte le debolezze del sistema economico, politico, sociale, e le motivazioni di preoccupazione sono evidenti. Pur prendendo con le molle ogni paragone – avvisa Pagliarulo – è utile “studiare cosa successe in Italia nell’immediato primo dopoguerra, in anni di altra crisi e di altro rancore, e in particolare cosa fu quel fenomeno chiamato diciannovismo, cioè quel clima radicalizzato e violento che vide la genesi del fascismo italiano. Le affinità allarmano. Dall’inizio della pandemia Lega e Fratelli d’Italia cavalcano ogni malcontento e va preso atto che, a fronte di sondaggi che da più di un anno danno i partiti di estrema destra al 40%, “in caso di elezioni anticipate in Italia vincerebbe la destra sovranista”. L’eventualità “richiede a tutti noi sin d’ora – insiste il presidente nazionale Anpi – una riflessione e anche un’urgenza nell’attrezzarci perché un governo siffatto potrebbe avere conseguenze pesantissime nei confronti dell’intero mondo antifascista, del Paese e, se le cose andassero davvero male, anche rispetto alla Costituzione della Repubblica”. In questo contesto – continua il presidente Anpi – si è resa necessaria, seppur non sufficiente, una Alleanza democratica e antifascista, cioè di un insieme di forze politiche, sociali e istituzionali che, “unite, possano rappresentare, nel caso di vittoria delle destre, un argine largo, organizzato e combattivo”. E annuncia la convocazione a breve di un tavolo nazionale per rappresentare l’allarme democratico.
Infatti, dalla vicenda Durigon agli attacchi a qualsiasi studioso (Montanari) osi contestualizzare i drammatici fatti del confine orientale (bandiera ideologica della destra nell’assalto alle istituzioni repubblicane), l’obiettivo è delegittimare la lotta di Liberazione e il suo frutto, la Costituzione. Scuotersi, reagire è dunque un imperativo che deve coinvolgere intellettuali e istituti storici della Resistenza nell’impegno civile. L’esempio è quello di esperti come De Luna, e di alcuni giovani ricercatori quali Greppi, Filippi, Colombini, Gobetti. Proprio le dimissioni a cui è stato costretto lo scorso agosto l’ormai ex sottosegretario leghista per le pressioni di un ampio fronte antifascista guidato dall’Anpi nazionale, oltre all’aver sottratto al sovrintendente dell’Archivio centrale dello Stato la presidenza del comitato sulle desecretazioni degli atti riguardanti le stragi neofasciste, ha dimostrato come con l’unità si ottengano risultati concreti. Ma il caso Durigon, ha sottolineato Pagliarulo, “è solo la punta dell’iceberg: troppi sono i casi di rappresentanti delle istituzioni (consiglieri comunali, regionali, sindaci, esponenti delle amministrazioni locali) che strizzano l’occhio al ventennio.
Battaglia ancora aperta è quella sulla revoca della nomina del neofascista mai pentito Mario Vattani ad ambasciatore a Singapore. Fatta propria da tempo anche dalla sindaca di Marzabotto Valentina Cuppi e più recentemente pure dal sindaco di Stazzema, che ad ottobre ospiterà una iniziativa nei luoghi della strage nazifascista, ha il pieno sostegno – informa Pagliarulo – del Forum delle associazioni antifasciste e della Resistenza. Il panel, ad oggi 10 associazioni laiche e cristiane, nato lo scorso 2 giugno, sta approvando un appello a Draghi e ha già varato un ulteriore documento in cui si chiede ai candidati alle prossime amministrative una esplicita volontà antifascista oltre all’intitolazione a partigiani e antifascisti di vie e piazze in ogni Comune italiano. Queste attività accompagneranno la fase congressuale dell’Anpi, che avrà il compito – conclude il presidente nazionale Pagliarulo – di parlare al Paese, “forte di un’autorevolezza frutto dell’equilibrio, mai compromesso, fra memoria del passato e iniziative del presente”, plasticamente dimostrato nel Memoriale della Resistenza italiana, “purtroppo ancora sottoutilizzato nelle sue straordinarie potenzialità”.
Spetta a Ghezzi illustrare alcuni aspetti tecnici dell’organizzazione congressuale. Gli iscritti che potranno partecipare e avere diritto di voto in sede assembleare sono quanti hanno rinnovato la tessera nel 2021 avendo aderito all’Anpi almeno nel 2019, cioè precedentemente all’esplosione dei contagi e del lockdown che nel 2020 spesso hanno impedito o limitato fortemente le iniziative di tesseramento. In mancanza di liste aggiornate a disposizione di sezioni e provinciali basterà un’autocertificazione. Informa dell’iniziativa in memoria della compianta presidente Carla Nespolo, il 4 ottobre in Senato, in occasione della ricorrenza della scomparsa. Poi il vicepresidente vicario dà la parola ai componenti del Comitato nazionale per la tradizionale discussione sulla relazione del presidente per poi sottoporla al voto. Anticipiamo che tutti esprimeranno parere favorevole, sostenendo con forza l’analisi di Pagliarulo, condividendo le iniziative già promosse e quelle annunciate.
Tutti però hanno voluto offrire un contributo di riflessione, sintetizzandolo nei 7 minuti, improrogabili, stabiliti da Ghezzi per ogni intervento.
Tamara Ferretti, neo guida del Coordinamento nazionale donne Anpi, conferma la proposta del doppio emendamento al documento congressuale che sarà portato all’attenzione e al voto del Coordinamento nazionale donne, convocato per il giorno successivo. Uno rimarca le condizioni di precarietà delle giovani generazioni, l’altro affronta il complesso e vasto argomento della mancata parità di genere e afferma la volontà di fare rete con movimenti e le associazioni delle donne. Il Coordinamento valuterà anche la partecipazione alla mobilitazione nazionale per le donne dell’Afghanistan in calendario il 25 settembre a Roma (lo anticipiamo: l’Anpi sarà in piazza). Ferretti si sofferma poi sul rischio di nuove modifiche alla Costituzione. Per esempio, il Senato lo scorso giugno ha approvato un nuovo testo dell’articolo 9, introducendo la tutela dell’ambiente e della biodiversità, e dell’art. 41 sull’iniziativa economica privata affinché non possa recare danno “alla salute e all’ambiente”. A preoccupare è la scelta di non intervenire con una legge ordinaria: non era mai accaduto infatti che si mettesse mano alla prima parte della Carta come appunto con l’art 9.
Il Sud e i fondi del Recovery Fund sono al centro delle riflessioni di Luigi Marino, in collegamento dalla Campania, oltre che di Mario Vallone coordinatore regionale della Calabria e del vicepresidente e coordinatore per la Sicilia, Ottavio Terranova. Ognuno di loro poi si sofferma su altri argomenti: Marino sulla necessità, dopo il taglio dei parlamentari sancito nell’ultimo referendum (l’Anpi era per il No, ricordiamo), di una legge elettorale auspicabilmente proporzionale, come già si era espressa la Segreteria nazionale Anpi; Terranova sulle servitù militari nel Mezzogiorno dove sono ben 59 le basi Nato, di cui alcune dotate di ordigni nucleari; Vallone, in merito alle scarse conoscenze sulla storia recente tra le nuove generazioni propone un convegno sul colonialismo italiano e i crimini commessi dagli occupanti.
La vicepresidente nazionale Albertina Soliani e presidente dell’istituto Cervi propone di sollecitare una visione positiva e fiduciosa delle soluzioni possibili alle sfide da affrontare e suggerisce di riassumerle in parole da adottare come motto: Terra, umanità, giustizia, pace, collaborazione tra generazioni, cioè valori affermati da ogni popolo in lotta contro le dittature, come sta accadendo da mesi in Myanmar. Così in Italia l’Anpi non può e non deve agire in solitaria, perché l’antifascismo riguarda l’intera società civile e ognuno deve fare la sua parte. Lancia l’idea di un incontro di rappresentanti dell’associazione dei partigiani con Mattarella e Draghi da tenersi prima del Congresso. Ragiona poi sui luoghi di memoria suggerendo di riservare attenzione, in particolare al nascente Museo nazionale della Resistenza che avrà sede a Milano.
A sottolineare la capacità di arrivare direttamente al cuore e alla mente dei giovani e pure delle generazioni precedenti è la presidente dell’Anpi provinciale di Torino, Maria Grazia Sestero. Lei stessa, profonda conoscitrice della storia della lotta di Liberazione del territorio, continua a scoprire luoghi teatro di vicende eroiche ancora sconosciuti alla maggior parte delle persone. La memoria resistente, propone Massimo Bisca, presidente del provinciale di Genova, va ampliata nel tempo, arrivando a comprendere anche le vittime delle stragi neofasciste e del terrorismo. Va inoltre implementata la formazione dei nuovi dirigenti Anpi. Un’esigenza sulla quale si sofferma anche Tullio Montagna, in videoconferenza dalla Lombardia. Roberto Cenati, presidente provinciale Anpi di Milano, mette in risalto il moltiplicarsi delle manifestazioni neofasciste in città e nel territorio regionale. Concorda con Soliani di vigilare sul futuro Museo della Resistenza.
Ada Filosa, presidente provinciale di Latina, interviene sul contrasto alla violenza di genere e sui progetti portati avanti con le istituzioni. In aggiunta segnala come la mancanza di conoscenza della storia contemporanea tra le giovani generazioni diviene alimento per chi incita all’odio verso chiunque esprima visioni corrette di fatti accaduti. Anche la tutela dell’ambiente deve essere fra le priorità delle iniziative Anpi. Mari Franceschini, dopo aver espresso apprezzamento per l’analisi della situazione politica e sociale del presidente Pagliarulo, “giustamente spietata”, sollecita iniziative culturali e progetti sulla pace e ricorda che l’Anpi sarà alla marcia Perugia-Assisi. Dino Spanghero, Friuli Venezia Giulia, interviene per segnalare iniziative sugli Imi in cantiere per gli inizi del prossimo febbraio, in prossimità del Giorno del ricordo. Riferisce di iniziative in occasione del Pride promosse insieme da Anpi e associazioni slovene, emblematicamente rappresentate da un unico striscione.
Di esperienze fruttuose racconta anche la vicepresidente Vania Bagni: il grande successo delle iniziative per l’anniversario della Liberazione di Firenze realizzate dall’Anpi insieme alla rete nata per dare sostanza all’alleanza democratica per la persona, il lavoro, la socialità hanno incoraggiato il Comune a promuoverne altre in futuro coinvolgendo l’associazione. Propone così di creare a livello locale una figura che possa occuparsi del rapporto con le istituzioni. Anche la solidarietà dimostrata ai lavoratori della Gkn licenziati ha contribuito a fare degli eredi dei partigiani un punto di riferimento nel territorio del capoluogo toscano.
La formazione degli studenti dopo 2 anni di Dad è al centro delle considerazioni di Floriana Rizzetto, presidente dell’Anpi Padova. Esprime poi preoccupazione per la presenza di formazioni della destra estrema tra i giovani sia in Italia sia in Europa. Le nuove generazioni sono argomento di riflessione anche di Claudio Maderloni e Vincenzo Calò, componenti entrambi della Segreteria nazionale. La riunione esamina poi il documento proposto sull’Afghanistan, che verrà approvato all’unanimità e ora pubblicato sul sito dell’Associazione (link), accogliendo anche i suggerimenti di Gino Niccolai, presidente provinciale di Livorno e di Alessandro Pollio Salimbeni.
Le conclusioni del presidente nazionale Gianfranco Pagliarulo con l’accoglimento di numerose della proposte avanzate e infine il voto unanime sui tre documenti (i due congressuali e quello sull’Afghanistan) segnano la conclusione di una intensa giornata. In molti, va detto, avevano espresso preoccupazione per i tempi congressuali, considerati troppo stretti per riuscire a completare l’intero iter, volendo al contempo portare avanti le attività quotidiane e promuovere le iniziative per appuntamenti attesi e molto sentiti (il Giorno della Memoria, a titolo di esempio). Preso atto però dell’inesistenza di alternative praticabili, pena la mancata realizzazione dell’Assise generale, è stata ancora una volta la memoria partigiana a dare sostegno. Perché, come recita il testo scritto da Felice Cascione sulle note di un motivo popolare, “scarpe rotte eppur bisogna andar”. E la primavera arriverà a febbraio quest’anno, conquistata dall’impegno sempre straordinariamente generoso di iscritti e dirigenti Anpi.
Pubblicato giovedì 16 Settembre 2021
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