Luca Castellini, classe 1975, che sul profilo Twitter si definisce così: “Veronese, Dirigente Nazionale di Forza Nuova e Combattente per la Libertà. La febbre dell’azione mi divora… è forse più facile custodire il vento che me”

Assolto due volte nello stesso giorno, il 4 ottobre, in due distinti processi per accuse riferite a due differenti episodi. A Luca Castellini, dirigente di Forza Nuova e ultrà dell’Hellas Verona, erano stati contestati «propaganda di idee fondate sulla presunta inferiorità della razza nera e istigazione a compiere atti di discriminazione di odio razziale» per due fatti, accaduti uno nel 2017 e l’altro nel 2019.

Allo stadio Bentegodi

Nel primo procedimento Castellini era stato rinviato a giudizio perché dal palco della festa organizzata allo stadio Bentegodi, in occasione della promozione della squadra gialloblu in Serie A, aveva inneggiato «ripetutamente ad Adolf Hitler, fondatore e propugnatore del nazismo». Il leader forzanovista aveva infatti affermato: “Chi ha pagato questa festa ha un nome: Adolf Hitler” e gli oltre 3.000 presenti, galvanizzati dalla vittoria e dal clima esaltato, avevano risposto: “Adolf Hitler is my friend”, “Siamo una squadra fantastica/fatta a forma di svastica/che bello è/allena Rudolf Hess”. Secondo i giudici del tribunale di Verona però quei fatti «non costituiscono reato».

Mario Balotelli (wikipedia)

Stesse le accuse per quanto era accaduto nel 2019 e infatti i due procedimenti sono stati riuniti, ma in questo caso l’assoluzione è stata ancor più piena perché «il fatto non sussiste». All’epoca Marco Balotelli, era calciatore del Brescia (ora è in squadra con il Sion in Svizzera) e durante la partita con l’Hellas Verona, giocata in casa veneta, sentì dei presunti cori razzisti provenire dal settore Poltrone Est dello stadio.

La senatrice a vita Liliana Segre al Memoriale della Shoah a Milano (Imagoeconomica)

A quei cori il bomber reagì lanciando il pallone in curva. Intervistato sull’episodio da una radio padovana, Castellini disse che «Balotelli è italiano perché ha la cittadinanza, ma non potrà mai essere del tutto italiano”. E ancora: «Noi un giocatore di colore, forte, lo abbiamo… Ci sono problemi a dire la parola negro? Mi viene a prendere la Commissione Segre perché chiamo uno negro? Mi vengono a suonare il campanello? Voi lo dite che negro non va bene».

Durante il dibattimento il forzanovista era intervenuto in aula con una dichiarazione spontanea per «condannare l’olocausto» ribadendo che, eccitato dalla festa e dal clima da stadio, avrebbe richiamato Hitler per pura goliardia, per scherzo insomma. Il collegio presieduto dal giudice Raffaele Ferraro sembrerebbe aver accolto quella, comunque indegna, giustificazione. Ovviamente lo scagionato non ha nascosto la sodddisfazione, e lo ha fatto modo suo, condividendola sui social.

L’ingresso di Auschwitz

A reagire duramente alle sentenze sono state Aned Verona (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti) e Circolo Pink Glbteq, parti civili, con un comunicato congiunto: “Inneggiare a Hitler – hanno scritto –  teorizzatore dell’ideologia razzista e di sopraffazione, significa apprezzare i lager dove si è consumato lo sterminio di sei milioni di ebrei, di centinaia di migliaia di rom e sinti, di milioni di deportati per motivi politici, religiosi, etnici, di orientamento sessuale”. Valuteranno le due associazioni se sarà possibile impugnare il verdetto, le cui motivazioni saranno pubblicate tra tre mesi.

9 ottobre 2021, l’assalto alla sede nazionale Cgil a Roma. Una dele stanze devastate (Imagoeconomica)

Intanto sul 47enne leader di Forza Nuova, “graziato” due volte dalle sentenze scaligere, pende un altro processo. Con altri con altri componenti di spicco di FN deve rispondere in giudizio di aver assaltato e devastato la sede nazionale della Cgil, a Roma, il 9 ottobre 2021. E va ricordato che nel luglio scorso gli sono stati revocati obbligo di dimora e limitazione di orario.

Il timore ora, se non si è penalmente responsabili di istigazione all’odio razziale e nemmeno di apologia del fascismo, è che la doppia sentenza veronese possa lasciare un segno. Un brutto, orribile segno.