Brda, Collio, Cuei, sono le definizioni in lingua slovena, italiana e friulana di uno stesso territorio abitato in gran parte da queste tre popolazioni. Un territorio che si trova sul confine nordorientale d’Italia tra la città di Gorizia e le propaggini delle Valli del Natisone (Benečija), delimitato dal corso dei fiumi Isonzo e Iudrio.

Dal punto di vista naturale, si tratta di un’uniforme area collinare che si erge dalla pianura friulana verso le Prealpi Giulie, una terra ricca di storia, cultura e di prodotti d’eccellenza, a incominciare dalle produzioni vinicole fino ad arrivare alle produzioni di pesche, albicocche, e da una ventina d’anni anche di olive e soprattutto di ciliegie alle quali è dedicata, nel mese di giugno, una specifica serie di eventi.

Il confine del 1947, conseguenza delle vergognose guerre di aggressione compiute dall’Italia fascista e della rovinosa sconfitta in guerra, ha diviso questo territorio tra l’Italia e la Jugoslavia e in conseguenza della dissoluzione di quest’ultima, tra Italia e Slovenia. Dopo i primissimi e difficilissimi anni del dopoguerra, nel 1954 con il “Memorandum di Londra”, l’anno successivo si apriva la strada all’“Accordo di Udine” (il primo accordo sottoscritto sul confine tra un Paese socialista e uno capitalista) nel quale si sanciva il diritto a tutta la popolazione residente in una fascia confinaria di 10 chilometri di entrambi i Paesi, di varcare il confine con l’ausilio di un lasciapassare. Nei 232 chilometri di confine (in buona parte montano) vennero quindi istituiti ben 59 valichi (circa 1 ogni 4 chilometri) consentendo di definire questo confine come il “confine più aperto d’Europa”, con buona pace di coloro che continuano a definirlo come una barriera impenetrabile, una “cortina di ferro” appunto!

Nel 2020 a ben cento anni dall’incendio appiccato dai fascisti, siglato il protocollo di restituzione del Narodni Dom firmato dal Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella con il Presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor

Vero è che, da parte italiana, pesantissima fu la presenza militare con le conseguenti servitù e disagi scaricati sulle comunità locali e con quella mentalità di fondo, fascista, che non riconosce i soprusi compiuti dall’Italia ai danni delle popolazioni di lingua slovena e non ha adeguatamente sostenuto, come invece prevede anche la nostra Costituzione, la salvaguardia della “minoranza”, tutelata con legge solo dal 23 febbraio 2001. Legge a tutt’oggi ancora in parte disattesa e ostacolata.

Nel 2004, l’ingresso in “area Schengen” della Slovenia ha permesso la cancellazione dei controlli di confine. Solo nel 2020 è stato restituito alla comunità slovena lo stabile del Narodni Dom di Trieste, sede delle sue istituzioni economiche e culturali, incendiato 100 anni prima dai fascisti.

La guida turistica Nevenka Prinčič racconta delle caratteristiche del territorio

Un territorio, il “nostro”, che nella narrativa imperante è diventato il “confine orientale” dove si accentua e si rimarca il conflitto, terra di foibe e degli slavo-comunisti, dimenticando le colpe del nazionalismo e fascismo italiano e soprattutto sorvolando sui lunghi secoli di convivenza, di relazioni, di scambio che hanno interessato, contaminato, costruito la nostra “idea di confine”. Una lunga storia che data dal VII secolo d.C. fino ai giorni nostri e che le tragedie del 900 hanno solo scalfito, ma non distrutto.

L’Anpi di Cividale del Friuli, forte delle relazioni tessute in questi anni, del gemellaggio con le organizzazioni partigiane slovene (ZZB-NOB Zveza Zduženj Borcev za Vrednote NOB) di Kobarid/Caporetto, Tolmin/Tolmino, Bovec/Plezzo e di Brda/Collio, dell’amicizia che ci lega con il Kulturni Dom di Gorica (la Casa della Cultura slovena della città di Gorizia) presieduto da Igor Komel, dalla collaborazione con lo storico Luciano Patat e del teologo e saggista Andrea Bellavite ha ritenuto necessario stimolare la conoscenza reciproca e la risposta a un interrogativo: conosciamo veramente i nostri vicini sloveni?

Domenica 18 giugno si è svolta una partecipata giornata d’incontro con i vicini sloveni della Brda/Collio sloveno, grazie anche al contributo dei soci della Coop Alleanza 3.0.

Lo storico Luciano Patat

La prima parte della giornata è stata dedicata alla comune lotta di Liberazione dall’oppressione nazifascista con gli interventi dello storico Luciano Patat che ha illustrato in maniera chiara e magistrale la complessa ma fruttuosa collaborazione tra i partigiani italiani e quelli sloveni:

– sul monte Korada/Corada un monumento ricorda il giuramento congiunto, avvenuto nella seconda metà di settembre del 1943, della Soška Brigada (Brigata Isonzo), del Briško Beneško Odred (il Distaccamento del Collio e delle Valli del Natisone) e del Battaglione italiano “Garibaldi“.

Il monumento sul Collio sloveno che ricorda l’eccidio di Peternel

– a Peternel un monumento ricorda l’eccidio e l’omonima battaglia che vide contrapposte, il 22 maggio 1944, le formazioni del Battaglione garibaldino “Mazzini” insieme alle formazioni slovene del Briško Beneško Odred contro alcune migliaia di truppe tedesche e collaborazioniste nazifasciste. Le fortissime perdite subite dai nazisti e l’eliminazione, da parte di alcuni partigiani del “Mazzini” dell’intero Comando delle operazioni, scatena la bestiale rappresaglia nazista: vengono date alle fiamme le case dei paesi di Slavče/Slance, Hruševlje/Cursò, Neblo/Nebola e Mulinut e decine di abitanti (numerose le donne e i bambini) vengono avviati alla deportazione. A Gornje Cerovo/Cerò di sopra vengono fucilate 10 persone, uomini e donne, tra le quali anche una donna all’ottavo mese di gravidanza. Nella locale osteria di Peternel vengono rinchiusi dai tedeschi gli abitanti del borgo e alcuni contadini del circondario e un partigiano garibaldino ferito (Mario Cantarutti “Amor”) poi viene appiccato il fuoco bruciando vive 22 persone fra le quali due bambine e un neonato.

– nei prati adiacenti il paesino di Kožbana/Cosbana il 9 luglio 1944 si svolsero i Comizi elettorali per l’elezione dei comitati della “Osvobodilna Fronta” (il Fronte di Liberazione sloveno) ai quali parteciparono più di 2.000 persone. Parlarono alla popolazione il parroco di Kojsko/Quisca, don Edko Ferjančič “Taras”, l’ex deputato comunista al Parlamento italiano Jože Srebrnič, il delegato del Partito comunista sloveno Leopold Krese “Jošt”. Intervenirono anche i rappresentanti della neocostituita Brigata “Natisone”, il commissario politico Giovanni Padoan “Vanni” e il capo della missione alleata inglese, maggiore Vincent Hedley “Tucker”.

Il dott. Sigismund Osser con in braccio il figlio Edek nel cortile
del sanatorio di villa Melsi a Buttrio (UD) – presumibilmente nell’anno 1943

All’incontro, il 18 giugno, era presente anche Edek Osser che ci ha fatto conoscere la toccante storia della sua famiglia, di origine ebraica per parte del padre, Sigismund Osser. Una famiglia perseguitata agli albori del 900 dapprima in Polonia (all’epoca sotto la Russia zarista), trasferitasi poi, per lunghi anni in Manciuria, dove il nonno di Edek lavorava, come ingegnere ferroviario, alla costruzione della parte orientale della “Transiberiana”.

Sigismund Osser verrà in Italia negli anni Venti, a Padova, dove conseguirà la laurea in medicina. Nel 1935, neolaureato, svolgerà l’incarico di psicoterapeuta a Regoledo, in provincia di Sondrio, dove conoscerà la futura moglie, Luisa Celotti, di origine friulana, anche lei medico, specialista in radiologia. Nel 1937 si trasferiscono all’ospedale civile di Gemona del Friuli. Lavoreranno insieme fino all’avvento delle “leggi razziali” del 1938, quando il dott. Sigismund perde oltre al lavoro anche la cittadinanza appena ottenuta.

Edek Osser oggi davanti alla villa Melsi di Buttrio (UD)

Nel 1940 la dott.ssa Celotti decide di accettare il posto di medico al Sanatorio di Villa Melsi sulle colline di Buttrio (Udine). La località è appartata, lontana dai centri abitati e garantisce alla famiglia una discreta tranquillità fino all’8 settembre 1943, data della capitolazione dell’Italia.

Il territorio nazionale viene quindi occupato dai tedeschi e quello friulano, annesso addirittura al Terzo Reich. La repressione in generale e quella anti ebraica in particolare si accentueranno consigliando nella primavera 1944, il dott. Osser a trasferirsi sul Collio seguito poi dalla sua famiglia. Nel 1939 era nel frattempo nato suo figli Edek. Nel Collio presterà, assieme alla moglie, la sua attività di medico al servizio dei partigiani e della popolazione locale. La sua e quella della dott.ssa Celotti, è quindi una collaborazione con il movimento partigiano di carattere umanitario senza mai utilizzare le armi. Intanto, rientrato a Varsavia, il nonno di Edek scompare, probabilmente nel 1940-41, vittima della Shoah. Il 31 marzo 1945, mentre si reca a visitare un ammalato presso una famiglia della frazione di Brdice pri Kožbani/San Lorenzo di Brizza, il dott. Sigismund Osser, viene intercettato dai nazisti e ucciso. A lui le organizzazioni partigiane slovene hanno dedicato nel 1981 un cippo che vuole ricordarne il sacrificio. La sua memoria è ancora viva nelle popolazioni locali per il contributo umanitario e il sostegno sanitario da lui svolto in quei difficili anni.

Il cippo che ricorda il luogo dell’uccisione del dott. Sigismund Osser a Brdice pri Kožbani/San Lorenzo di Brizza. Si riconoscono tra i partecipanti Edek Osser, lo storico Luciano Patat, il presidente della ZZB-NOB di Tolmin/Tolmino Rok Uršič e il presidente della ZZB-NOB di Brda Žarko Kodermac

Edek ha potuto incontrare anche Rok Uršič , autore di un libro sulla sanità partigiana nel quale cita anche l’importante contributo dato dal dott. Sigismund Osser.

Una sosta per ristorarsi è stata effettuata in un locale nei pressi della “Torre di Gonjace”, che ricorda i numerosi Caduti per la Libertà della Brda e della Benečija. I compagni sloveni ci hanno ospitati nel locale offrendoci ristoro con prodotti locali e l’ottimo vino e illustrando il territorio (in predicato di diventare patrimonio transfrontaliero Unesco) per il tramite della guida turistica di Nevenka Prinčič.

Il pomeriggio è stato invece dedicato alla visita di due luoghi importanti dal punto di vista culturale: il paesino fortificato di Šmartno/San Martino di Quisca e il paese di Medana.

Il teologo e saggista Andrea Bellavite illustra l’opera del pittore Tone Kralj nella chiesa dedicata a S. Martino a Šmartno/S. Martino di Quisca

Il saggista Andrea Bellavite ha illustrato gli affreschi nella chiesa di Šmartno/San Martino di Quisca del pittore Tone Kralj evidenziandone le caratteristiche e l’originalità proseguendo poi verso il paese di Medana dove, nella casa natale del poeta Alojz Gradnik, Bellavite ha illustrato l’importanza del poeta di Medana nella cultura slovena e invogliando i presenti ad approfondire l’aspetto letterario della cultura slovena molto poco conosciuto da noi italiani.

Interno della casa natale del poeta Alojz Gradnik a Medana

La lettura, da parte di Nevenka Prinčič, in lingua slovena di una poesia di Gradnik ci ha restituito tutta la musicalità della lingua slovena che poi la lettura di Andrea Bellavite ci ha riportato in forma comprensibile per i partecipanti italiani.

V Tujini
O kako daleč, daleč si, Medana,
ti moja tiha, mila rojstna vas!
Ko mislim nate, skrijem svoj obraz
in vem takrat, kako je solza slana.
Na holmu, v vinográde razsejana,
pred tabo v soncu morje, sivi Kras,
ravan furlanska, Soče zlati pas
in daleč za teboj dva velikana,
Triglav in Krn, še dalje Dolomiti:
tako te vidim in krog tebe Brda
in iščem zate sladkih besedi.
Najslajša mi beseda je pretrda,
živ jezik je ne more raztopiti
in kakor kamen v srcu mi leži.
Alojz Gradnik

In terra straniera
Lontana, oh quanto sei lontana tu, Medana,
mio silenzioso, dolce paese natio!
Quando penso a te, nascondo il volto
e allora so quanto la lacrima è amara.
Sul colle, disseminata tra i vigenti,
davanti a te il mare al sole, il grigio Carso,
la pianura friulana, la striscia d’oro dell’Isonzo
e dietro a te, lontani, due giganti,
Tricorno e Monte Nero, e più in là le Dolomiti:
così ti vedo e attorno a te il Collio
e cerco per te dolci parole.
Ma la più dolce per me è troppo dura,
nessuna lingua scioglierla potrebbe
e come pietra giace nel mio cuore.

Ringraziamo per la loro collaborazione e amicizia: Žarko Kodermac presidente della ZZB-NOB Brda, Danilo Bašin Delegato per i rapporti con l’estero della ZZB-NOB, i compagni del direttivo ZZB-NOB Brda Karlo Passoni, Žarko Cukjati, il Sindaco di Brda Franc Mužič, lo storico Luciano Patat, il saggista Andrea Bellavite, Edek Osser, la guida turistica Nevenka Prinčič.

Luciano Marcolini Provenza, Anpi Cividale del Friuli, componente presidenza Anpi provinciale Udine


Nota: I nomi delle località sono restituiti in forma slovena e italiana per consentire al lettore italiano di individuare correttamente l’esatta collocazione delle località presenti nella bibliografia italiana sotto citata. Ricordiamo che alcune località hanno storicamente la dizione nell’uso comune anche in friulano/italiano ma per moltissime altre, come imposto anche per i nomi familiari, si procedette alla forzata italianizzazione.

Bibliografia di base:
“Un epoca partigiana alla frontiera tra due mondi” – Giovanni Padoan (Vanni) – Del Bianco Editore – 1984;
“Percorsi della Memoria civile – La Resistenza nella Provincia di Gorizia” – Luciano Patat – Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione- 2005;
“Čas človečnosti” – Jelka Peterka Rok Uršič – Tolmin 2016.