Era il 9 giugno 2020 quando, a Vicenza, la giunta di destra a trazione leghista aveva stralciato la cosiddetta “clausola antifascista” dall’art. 5 del regolamento comunale per l’occupazione degli spazi pubblici, introdotta dall’amministrazione di Achille Variati nel 2018, su forti sollecitazioni delle Anpi cittadina e provinciale. Il passaggio inviso all’ex sindaco Rucco e ai suoi era quello in cui ogni realtà associativa, per ottenere le autorizzazioni a utilizzare il suolo pubblico, doveva dichiarare per iscritto di “ripudiare il fascismo”. Così nella nuova versione formulata dall’assessore alle attività produttive di Fratelli d’Italia, il comma 7, lettera d, dell’art. 38 chiedeva di “ripudiare ogni forma di totalitarismo e di condannare l’uso di ogni forma di violenza”, perché secondo Giorgia Meloni era “giunta l’ora di una pacificazione nazionale”.
Da allora ogni 9 giugno molte associazioni, tra cui Anpi, Avl, Aned, Anei e Fiap, hanno manifestato e protestato per chiedere la reintroduzione della clausola antifascista. Da allora, nel frattempo, Giorgia Meloni è diventata presidente del Consiglio dei Ministri e a Vicenza, dallo scorso maggio, è sindaco Giacomo Possamai, che con una coalizione di centrosinistra ha battuto le destre. Per questo motivo lo scorso 9 giugno 2023 la manifestazione si è tenuta ma, diciamo così, in forma “ridotta” e soltanto simbolica, con una funzione di “pro memoria”, visto che l’appena eletto e insediato sindaco Possamai era stato sostenuto da molte liste che avevano reso pubblico, durante la campagna elettorale, la richiesta di un impegno a ripristinare quella clausola, tanto importante e significativa in una città Medaglia d’Oro della Resistenza.
E così, dalle parole, ora sembra che finalmente si passi ai fatti: i due consiglieri comunali di “Coalizione civica-sinistra verdi”, Martina Corbetti già presidente della sezione ANPI Btg. Amelia e Mattia Pilan hanno presentato una mozione da mettere ai voti nel prossimo Consiglio comunale.
Nella mozione si richiamano in premessa gli artt. 2 e 3 della Costituzione, che riconosce e garantisce a tutti i cittadini i diritti inviolabili dell’uomo e vieta discriminazioni di ogni tipo; la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione che vieta la ricostituzione del disciolto partito fascista; la legge Scelba del ’52, che la attua, e la legge Mancino del 1993 che punisce chiunque commetta o istighi a commettere atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali e religiosi. Si ricordano poi le ragioni che rendono tale clausola di grande attualità e necessità: rimuovere il termine “fascismo” dal regolamento comunale per l’assegnazione degli spazi pubblici serve a “delegittimare l’antifascismo per come storicamente si è determinato nel nostro Paese nelle sue varie componenti di cui la Costituzione Repubblicana è diretta filiazione”. Inoltre la clausola vuole essere, fin dal suo inserimento nel 2018, un chiaro e concreto gesto per “contrastare l’ondata crescente di manifestazioni e altre forme di presenza pubblica, spesso provocatoria, da parte di soggetti e movimenti che rifiutano di condannare o rigettare il fascismo”.
E a Vicenza, ma non solo purtroppo, questo rischio è reale e presente, visto che – per fare un esempio recente – uno dei candidati a coordinatore provinciale di FdI lo scorso novembre è stato Piero Puschiavo, il fondatore del “Veneto Fronte Skinheads”, un’organizzazione di estrema destra di esplicita matrice fascista. Una candidatura che ha riscosso tra i votanti vicentini del partito di Meloni ben il 16% dei consensi.
Naturalmente anche la sezione cittadina e il comitato provinciale dell’Anpi vicentina guardano con favore e aspettativa a questo tanto atteso momento e passaggio istituzionale vòlto a reinserire la clausola antifascista così come era stata formulata: si “dichiara di riconoscersi nei principi fondamentali della Costituzione italiana e dello statuto comunale e di ripudiare il fascismo, la cui riorganizzazione è vietata sotto qualsiasi forma dall’ordinamento giuridico”.
I rispettivi presidenti Danilo Andriollo e Luigi Poletto propongono e caldeggiano, si legge in una lettera al sindaco e ai capigruppo del luglio 2023, una alternativa già implementata e messa in atto dall’amministrazione comunale di Milano del sindaco Sala, che recita così: si “dichiara di riconoscere e rispettare i principi, le norme e il valori della Costituzione italiana, repubblicana e antifascista, che vieta ogni forma di discriminazione basata su sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali”. Questa soluzione, scrivono, da un lato fa esplicito riferimento alla Costituzione antifascista e dall’altro estende il raggio d’azione della clausola dall’assegnazione di suolo pubblico all’utilizzo di immobili comunali e alla partecipazione a bandi per la concessione di spazi non commerciali.
Non si tratta di pretese fuori dal mondo ma, più semplicemente, di continuare anche così a dare coerentemente seguito, nelle istituzioni e nella società, al sacrificio di tante donne e tanti uomini che in Italia, e in particolare anche a Vicenza e nel Vicentino, hanno ottenuto pagando spesso con la vita quei diritti e quei valori che qualcuno ha ritenuto di poter stralciare, almeno sulla carta, in quattro e quattr’otto. Diritti e valori che invece speriamo possano essere presto ribaditi anche nel regolamento comunale di Vicenza e, soprattutto, difesi, preservati e messi quotidianamente in atto.
Pubblicato martedì 12 Dicembre 2023
Stampato il 05/12/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/servizi/vicenza-ci-riprova-ripristinare-la-clausola-antifascista/