giovedì 8 Settembre 2016
Non la declamazione, ma l’affetto li mantiene vivi
25 aprile 1947, secondo anniversario della Liberazione: il poeta Tino Richelmy lo celebra tenendosi alla larga dalla retorica. Passeggia per le strade di Torino, sotto le lapidi che ricordano i nomi dei caduti, chiamati ancora a lungo dai sopravvissuti. Ricorda la scoperta di una vera Patria solo nella scelta dell’8 settembre, ricorda la giovinezza il coraggio la vita consumati “in un’ultima virtù”. Pensa anche agli imboscati, ai partigiani “del giorno dopo”, ma su tutto prevale l’orgoglio della dignità riconquistata per tutti dai partigiani e dagli operai torinesi