La storia riveste una puntuale attualità. In effetti, benché i pregiudizi diffusi e le ipocrisie legislative sull’orientamento sessuale siano stati in parte affievoliti dall’ammodernamento del costume, l’omofobia persiste ancora in Italia, generando tuttora violenze e discriminazioni. Né si possono ignorare le persecuzioni ancora vigenti in molti Paesi del mondo.
I fatti sono ambientati in una comunità paesana della campagna piacentina, chiusa e tradizionale. Aldo, il protagonista (interpretato da uno straordinario Luigi Lo Cascio), pensatore e poeta colto e anticonformista, è conosciuto più per il mostruoso processo subito che per le sue opere.
Formato anche dall’esperienza della Resistenza e anticipatore delle idee del 68, dirige il centro culturale La Torre e porta idee nuove di emancipazione tra i giovani. La passione verso la scienza lo porta anche allo studio della società delle formiche e della loro organizzazione. Coglie come spunti sociali la presenza di due stomaci degli insetti, uno per il singolo e un altro per la collettività della colonia.
Nell’ambiente arretrato della piccola comunità Braibanti però è bollato dai pettegolezzi. Diversi giovani frequentano con entusiasmo i laboratori d’arte e di teatro del centro. Fra loro Riccardo Tagliaferri (Davide Vecchi) attratto per primo dalle parole di Aldo, e il fratello Ettore (Leonardo Maltese). Tra quest’ultimo e il professore nasce una intesa immediata fatta di curiosità e sentimento. Che diverrà amore. Il maestro apprezza la voglia di vivere e di cambiare del giovane, imprigionata dalle restrizioni della madre bigotta.
Le due figure materne del film, contrapposte, ci danno la misura della condizione femminile sotto il peso del clericalismo imperante. Da un lato Maddalena, madre di Ettore (Anna Caterina Antonacci), è intenta a una fanatica caccia al peccato, dall’altro Susanna, madre di Aldo (Rita Bosello), rifiuta la condanna del figlio e cerca di capirlo. Quest’ultima, fiera e dignitosa durante il processo e di fronte alla condanna di Aldo a 9 anni di carcere, interpreta in silenzio il dubbio, la rivolta e la pietà. La donna, che nel film vediamo vestita di nero, è dalla parte del figlio e cammina a testa alta, con orgoglio.
La madre di Ettore invece, fa appello a padre Pio e alla Madonna, ma non esita a distruggere la salute mentale del figlio.
Il silenzio che Braibanti oppone all’inizio ai giudici, non deve stupire. La parola non serve. La colpa non esiste. Ed Ettore, benché prostrato dal trattamento psichiatrico, riesce a spiegare che la colpa non c’è, c’è la luce, la poesia che gli ha insegnato il maestro e grazie alla quale poi troverà nuova pace nell’arte.

Amelio si avvale di ottimi attori. Lo Cascio interpreta bene la mitezza apparente di Braibanti, che è come una lama contro la visione oscurantista del mondo.
Il lucido attacco finale ai giudici (tutti intrisi ancora dalla formazione fascista) trasforma l’imputato in accusatore di tutto il sistema repressivo e della cappa di perbenismo che soffoca il Paese. Il giovane attore Maltese centra con indovinata naturalezza l’ingenuità e il turbamento di Ettore. Germano, di cui è nota la maestria nei più vari ruoli, simboleggia con il giornalista il coraggio di affrontare ogni rischio per la verità.
Il film di Amelio la dice tutta sull’intolleranza, è una occasione preziosa per riflettere sulla libertà, sempre in pericolo. È rivolto all’oggi, a tutti i pregiudizi, di genere, di etnia e di qualsiasi tipo ancora presenti. È un inno al valore di una visione laica della società e dei costumi. In una recente intervista, proprio parlando del suo Il Signore delle formiche il regista invita i giovani a rispettare l’essere umano. Ognuno deve dire a testa alta io sono. Anche omosessuali si è. E basta.
Serena D’Arbela, giornalista e scrittrice
Pubblicato venerdì 20 Gennaio 2023
Stampato il 25/09/2023 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/red-carpet/lamore-omosessuale-sia-processato/