È un impegno assunto al Congresso nazionale la Conferenza di Organizzazione delle Anpi Sud, ora in programma ad aprile nella città di Paestum. Un appuntamento che nel segno della Costituzione, nata dalla Resistenza, riguarda tutto il Paese. Lo ribadisce, una volta di più, Pasquale Martino, presidente del comitato provinciale dell’Anpi Bari e coordinatore regionale Puglia, nell’intervista di Patria Indipendente. Un altro importante tassello del contributo del giornale dell’Anpi nazionale offerto a iscritti, dirigenti e simpatizzanti per accompagnare il percorso verso un appuntamento che cade in uno dei momenti più complessi della storia democratica italiana. Vi abbiamo già proposto, ricordiamo, l’intervento di Carlo Ghezzi, vicepresidente nazionale vicario Anpi, e le interviste ad Angelo Lauricella, presidente provinciale Anpi Agrigento; Ciro Raia, presidente provinciale Napoli e coordinatore regionale Campania, Michele Petraroia, membro della commissione di garanzia dell’Anpi nazionale; Carmela La Padula, presidente provinciale Anpi Matera; e Fulvio Angelini, presidente provinciale L’Aquila e coordinatore per l’Abruzzo.
Durante l’intervista, Martino sottolinea prima di tutto l’importanza storica e politica dell’unione tra il Nord e il Sud d’Italia, evidenziando le gravi ricadute dell’autonomia differenziata votata in Senato. “Tale decisione – afferma – non farà altro che accrescere le diseguaglianze, contribuendo a frammentare ulteriormente l’Italia”. Il concetto di autonomia differenziata solleva interrogativi sul suo impatto complessivo sul Paese. La visione di Anpi, riflessa nell’intervista di Patria Indipendente al presidente Martino, suggerisce la necessità di un approccio inclusivo e consapevole delle diversità, affinché le decisioni politiche non contribuiscano a indebolire il legame tra le regioni italiane.
La Conferenza a Paestum si prospetta dunque come un’opportunità per approfondire questo tema e per riscoprire il contributo di tutte le regioni alla Resistenza?
In poche parole si può affermare che la memoria e la storia del nostro Paese si fondano sui valori dell’antifascismo, un antidoto a qualsiasi tentativo di frammentazione dell’Italia.
Come si è costruito l’antifascismo?
L’antifascismo si è costruito con l’unione tra Nord e Sud. Ricordo che Bari insieme a Parma furono le due uniche città italiane a opporsi con le barricate all’avanzata delle camice nere nel 1922. Comunisti, socialisti, anarchici, repubblicani e sindacalisti insieme. Giuseppe Di Vittorio, pugliese, affermò che “se almeno mezza Italia avesse potuto resistere, lottare e vincere come Bari e come Parma il fascismo non sarebbe mai arrivato al potere in Italia. Alla nostra patria sarebbero stati risparmiati il danno e la vergogna di venti anni di tirannia e i dolori e la catastrofe determinati da una guerra ingiusta e non voluta dal popolo!”. Riflettere sul passato è utile per il tempo che stiamo vivendo e mi permetto di segnalare che in Puglia abbiamo dato vita, da anni ormai, a un Osservatorio regionale sui neofascismi. A Bari ogni anno con il sindaco e le autorità civili si commemora solennemente la memoria di Benny Petrone, un giovane operaio comunista, aveva 18 anni e doveva lavorare per mantenere la famiglia, ucciso nel 1977 in un agguato compiuto da militanti del MSI.
Bari resistette anche nel 1943.
E fu un moto pienamente popolare, di ragazzini e donne soprattutto e di militari italiani. La Wehrmacht presidiava il porto. Il giorno seguente la notizia dell’armistizio, il 9 settembre aveva ricevuto l’ordine di far saltare tutto. Furono i ragazzini, prima spontaneamente poi con il coordinamento dei militari di stanza, a fermarli. Una reazione morale e corale, prima ancora che armata. Un gruppo di ragazzini della città vecchia, abitata allora da gente poverissima, lanciarono bombe a mano contro i blindati germanici. Non solo, il contributo barese contro l’occupazione fu importante ben oltre il nostro territorio. Nell’archivio storico di Bari, troviamo 1.600 schede di partigiani di Bari e provincia che hanno combattuto nella Resistenza nel Centro-Nord e all’estero per liberare l’Italia. Questo fatto ha cementato l’unità del Paese, dando vita all’esperienza e alla nascita della Repubblica e della Costituzione italiana. E proprio a Bari nel novembre scorso è stato organizzato dall’Anpi nazionale e dall’Istituto Parri un convegno di storici per riscoprire la vicenda degli IMI, i militari italiani internati nei campi di prigionia nazisti per essersi rifiutati dopo l’armistizio di combattere al fianco dei tedeschi e dei collaborazionisti di Salò. Molti di loro erano di origini pugliesi. Oltre agli IMI vi sono stati i “triangoli rossi”, deportati in quanto antifascisti e partigiani. Un nome per tutti: Filippo D’Agostino, operava nella Resistenza e venne deportato e ucciso nel lager di Mauthausen. A lui, il Comune della città metropolitana di Bari, di concerto con Anpi, ha dedicato la Giornata della Memoria. Il Sud migliore non è mai restato alla finestra né ieri né oggi, e siamo scesi in piazza, Anpi-rete di associazioni-sindacati per affermare la contrarietà al disegno di legge sull’autonomia differenziata.
Quali sono le preoccupazioni sull’autonomia differenziata?
L’autonomia differenziata, approvata in prima lettura in Senato, è un tentativo di scardinare i principi repubblicani nati dalla Resistenza. È un progetto di divisione contro cui battersi, che ha inevitabili ricadute su servizi fondamentali come scuola e sanità, creando ulteriori disparità. Le ricadute saranno anche a livello ideologico, tentando di cancellare la memoria storica del Paese, con un disegno delle Regioni a traino leghista che rischia di spaccare l’Italia. Con l’autonomia differenziata, rischiamo di tornare indietro, a prima del Risorgimento e del 1861, quando c’erano tanti piccoli Stati. È una regressione culturale che si rifletterà nel Sud e una riforma che minaccia di spezzare l’Italia. Purtroppo, l’elemento razzista e anti-meridionale è nel Dna di certa politica, che considera le persone del Sud una “razza maledetta”, Anpi Sud e Nord devono prendere posizione sull’autonomia differenziata.
Che ne pensa della Conferenza delle Anpi del Meridione?
Fare il punto con l’Anpi sul Mezzogiorno significa far comprendere che l’Italia è una casa unica e indivisibile. La nostra conferenza affronta i temi della questione meridionale che non è scomparsa, ricordando lo squilibrio economico, sociale, occupazionale e dello sviluppo che colpisce sanità e scuola. Mi aspetto una ricognizione dell’Anpi nel Sud Italia, una realtà che si è andata sfarinando man mano che i partigiani sono scomparsi. Ma che si è ricostituita nel 2006 allargando le iscrizioni agli antifascisti. Oggi ci incontriamo per prendere coscienza della nostra forza tra Anpi Sud e Nord, consolidando un rapporto importante. Come è accaduto, ad esempio, con le manifestazioni condivise dello scorso 28 luglio 2023, in memoria dell’eccidio di via Nicolò dell’Arca del 1943, durante il quale furono uccisi degli studenti antifascisti. Lo stesso giorno si registrò un altro eccidio a Reggio Emilia. L’evento è stato un’occasione per scambiare messaggi di fratellanza e solidarietà e prendere consapevolezza di una storia comune che ci unisce. L’Anpi è indivisibile e deve essere lo specchio della Repubblica voluta e pensata dai padri costituenti.
Il presidente Mattarella è stato di recente proprio a Bari per le celebrazioni della prima riunione dei CLN dell’Italia liberata.
Una giornata importante e ritengo dall’alto valore simbolico, organizzata dal Comune di Bari, grazie al sindaco Antonio Decaro, e dalla Regione Puglia, con la collaborazione dell’Anpi e di altre realtà associative e culturali. Un 80° ricordato nello stesso luogo, il Teatro Piccinini, dove si tenne il primo Congresso dei Comitati di Liberazione Nazionale, il 28 e 29 gennaio 1944. Intervenne Benedetto Croce con un discorso emblematico. Il filosofo liberale disse: “L’Italia è la prima terra di Europa che viene ad essere liberata dal fascismo-nazismo e dagli invasori tedeschi, e all’assetto che essa prenderà col favore delle nazioni alleate i popoli degli altri Paesi europei guarderanno come a saggio della loro nuova vita”. Parole a dir poco attuali, guardando alle sfide che riguardano oggi la Ue. Per la ricorrenza abbiamo ascoltato la lectio magistralis del professor Luciano Canfora, che ha ripercorso le tappe dall’armistizio del 1943 al congresso di Bari, i saluti della Città Metropolitana di Bari con il sindaco Decaro, della Regione con il presidente Emiliano , e del presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo.
È notizia di poche ore fa, l’arrivo nel porto di Bari della nave Geo Barents, di Medici senza Frontiere, con a bordo 121 migranti, alcuni minorenni, salvati nel Mar Mediterraneo nei giorni scorsi.
C’erano anche i corpi di due donne che non sono sopravvissute alla traversata. Erano partiti dalla Libia. Riferisco i dati di un rapporto ministeriale di tre anni fa: la Città metropolitana di Bari è tra le maggiori destinazioni migratorie per la popolazione di origine non comunitaria, arrivando a ospitare l’1% delle presenze, in una sorta di classifica è in nona posizione tra le città metropolitane per numero di soggiornanti regolari. Ne sappiamo qualcosa di accoglienza. E voglio ricordare anche il grande impegno insieme a istituzioni, associazioni, comunità ecclesiale e sindacati per chiedere il cessate il fuoco sui fronti di guerra aperta. In Medio Oriente e in Ucraina. A Bari siamo scesi in piazza più volte. Le guerre producono morte e disperazione, quella che viaggia sui barconi in cerca di una possibilità di vita.
Linda Di Benedetto
Pubblicato giovedì 22 Febbraio 2024
Stampato il 05/12/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/anpi/conferenza-organizzazione-anpi-sud-parla-pasquale-martino-bari/