San Pietro 13 marzo 2013, Papa Bergoglio è stato appena eletto appena eletto

L’occhio attento – quello della gente comune – se ne accorse subito. Era arrivato un uomo diverso dai suoi predecessori. Un uomo gentile, modesto, subito connotato da quella tenerezza che avrebbe teorizzato essere un elemento fondamentale dell’identità umana, assieme alla capacità di prendersi cura: un uomo che crede nell’allegria e chiede di perseguirne i motivi. Lo vedevi e capivi che fare quel che faceva lo divertiva, perché stare con le persone gli piaceva. Una empatia che si capiva spontanea, non costruita ad arte.

Mite ma non remissivo: la mitezza non è acquiescenza al male e al negativo che sta nella storia, ma uso degli strumenti appropriati per contrastarli. Gli abbiamo visto fare anche quello e a più riprese: parlando con coraggio contro il sovranismo, il suprematismo, la riduzione dell’umano a fattore di mercato e di consumo, l’economia di guerra, il disastro ambientale di cui ha compreso lucidamente la causa primaria: il dogma della massimizzazione del profitto, principio cardine del neoliberismo economico e culturale. Jorge Mario Bergoglio veniva da lontano, quasi dalla fine del mondo: come disse in Piazza San Pietro quando per la prima volta si rivolse al mondo da Pontefice.

San Pietro, 26 aprile 2025, 250mila persone ai funerali di Papa Francesco (Imagoeconomica, Andrea Di Biagio)

Ha scritto due documenti che resteranno nel Magistero ecclesiale, quello specificatamente rivolto al mondo delle Lettere Encicliche: la Laudato Sii e la Fratelli tutti sono stati infatti testi letti anche al di fuori della Chiesa, con grande attenzione. Pagine che si pongono il problema del mondo, soprattutto del suo futuro: analizzato a partire dalla negazione di quest’ultimo, l’ingiustizia. Quella tra gli esseri umani diviene quella contro l’ecosistema: l’aver annotato il rapporto stretto tra la crisi ecologica e la violazione dei diritti umani non è inedito, ma ha trovato nella sua riflessione la possibilità di una forte diffusione, capace di muovere un dibattito nuovo perché trasversale.

(Imagoeconomica, Stefano Carofei)

Ha vissuto il peso di essere uno dei pochi leader globali a porsi al di là di un interesse di parte: perché se è vero che quello del Vaticano resta un potere politico reale e non sempre limpido (anzi), è stato indubbio il suo tentativo di uscire da certe dinamiche di potere. Se Benedetto XVI si è reso conto lucidamente della crisi della Chiesa Cattolica, ma l’ha letta solo in chiave ecclesiale (identificandone la radice nella cultura vigente, secondo la grande accusa del relativismo rivolto alla cultura laica), Papa Francesco l’ha proiettata su quella della contemporaneità, mostrando chiaramente che la si può provare a risolvere solo se si prende carico dell’umanità e dell’ecosistema in una dimensione fattiva e spirituale, nella fede perché in concretezza.

(Imagoeconomica, Stefano Carofei)

Bergoglio ha provato a cambiare la Curia romana dopo averne segnalato a più riprese le pecche, ma che si possa riformarla è una specie di dogma di fede al negativo… Soprattutto – e a ragione – è stato inteso come un amico sincero dei poveri. Ricordiamo che è stato parroco di periferia a Buenos Aires e che da arcivescovo viveva in grande semplicità. Rispondeva personalmente al telefono della Curia, si spostava per gli eventi nelle parrocchie con i mezzi pubblici, amava stare con la gente. Ha traversato il tempo atroce della dittatura militare nella prospettiva di una difficile mediazione: contestato a riguardo, a sua difesa si è sempre mosso (tra gli altri: si veda l’inchiesta di Nello Scavo La lista di Bergoglio. I salvati da Francesco durante la dittatura, 2013) Pérez Esquivel, attivista per i diritti umani, premio Nobel nel 1980 per essersi opposto al regime di Videla.

Un murale in Salvadoro dedicato a Monsignor Romero (dettaglio)

Il vescovo argentino si è sollevato contro le condizioni di miseria del popolo per amore delle persone: non ha senso collocare in una chiave partitica una scelta di coscienza basata sul Vangelo. Ma è comunque una scelta politica. Come a suo tempo leggemmo l’eroica decisione del vescovo Romero di rimanere coerente nel denunciare i crimini della giunta militare di El Salvador, nella disattenzione colpevole del Vaticano.

Un foto di Papa Francesco al corteo romano per il 25 Aprile 2025 (Imagoeconomica, Giulia Palmigiani)

Nella prima intervista a Civiltà Cattolica dopo essere diventato Papa, nel 2013, ha ammesso di esser stato autoritarista, per questo contestato dai suoi confratelli gesuiti di cui fu provinciale, dichiarando altresì ma non sono mai stato di destra. Se le reazioni a quanto esprimiamo nella vita corrente denotano un’identità, un Papa così ha rotto quella sorta di sospensione del giudizio che la politica sottoscrive nei confronti della Chiesa Cattolica.

(Imagoeconomica, Alessia Mastropietro)

Odiato da molti, infatti – non esagero: guardarsi le rassegne stampa, in repertorio, di quei politici e di quei partiti che ora ostentano cordoglio – per i pronunciamenti a contrasto di razzismo e pregiudizio borghese, per le prese di posizione sulle tragedie dell’immigrazione, lo scempio delle guerre ormai massacro di civili, soprattutto bambini (quanto ha detto su Ucraina e Gaza ha visto reazioni bestiali). Ha così mostrato chiaramente una logica fondamentale del Vangelo: se quanto vivi e testimoni della tua fede non produce conflitto vuol dire che non la stai vivendo sul piano concreto. Gesù Cristo non è mai stato imparziale nel suo dire e nell’agire. La riscoperta dello spirito critico come elemento fondamentale della fede è uno dei grandi lasciti del pensiero di quest’uomo. Uno spirito critico che non ha timori reverenziali verso alcuno, a partire dalle proprie realtà storiche: e che definisce solo in relazione alla ricerca della verità e la pratica della carità i propri compagni e compagne di strada.

(Imagoeconomica, Riccardo Squillantini)

I due incontri con i Movimenti popolari del 2014 e del 2024 (promossi dal Dicastero per lo sviluppo umano integrale della Santa Sede) sono stati, nonostante la sordina mediatica, i momenti più appassionanti di questo pontificato, che ha riempito il Vaticano di una bellissima fauna umana del tutto inedita per quel contesto. Un momento di chiesa molto felice: insieme al Sinodo dell’Amazzonia, che poteva davvero essere un punto di svolta nella storia della Chiesa Cattolica.

26 aprile 2025, ai funerali di papa Francesco anche tante bandiere della Palestina

Sinceramente devo confessare che se quest’ultima, nella sua realtà di base, non ha approfittato di questa congiuntura storica per un cambiamento radicale, se ne può definire una crisi (forse: spero per fede) irreversibile, che denuncia una distanza tra popolo di Dio e gerarchia, ma soprattutto la condizione di scisma sommerso di cui si parla da tempo (il libro di Pietro Prini è del 1998).

Funerale di Papa Francesco (Imagoeconomica, Andrea Di Biagio)

Sembra ci sia poco che accomuna le due grandi componenti del cattolicesimo, in estrema e povera sintesi i conservatori e i progressisti (è ben più complesso di così, è ovvio). Se si legge la Fratelli tutti si nota con chiarezza che i cavalli di battaglia dell’Internazionale Nera – in primis sovranismo e suprematismo – vengono sistematicamente stigmatizzati: e voglio ribadire che non troverete un rigo a favore di tali ideologie nel Magistero ecclesiale, dal Concilio in poi (ma neanche prima). Se si passa all’etica sessuale il documento Amoris laetitia mostra la difficoltà sperimentata da Francesco nel mediare tra queste diverse anime. Soprattutto sul tema della reciprocità con la comunità LGBT+. Il resto è storia che si fa, che si sta facendo. Vedremo chi lo seguirà nella successione apostolica. Che Chiesa vivremo. I nostalgici dei vecchi modelli sono molto agguerriti.

Giubileo della Speranza, apertura della Porta Santa. Era l’8 dicembre 2024 (Imagoeconomica, Stefano Carofei)

Un ricordo personale, tra diversi: nel dispiacere che non ci sarà Francesco per il Giubileo delle persone LGBT+, le loro famiglie e chi opera pastoralmente con loro, il 6 settembre, ad accoglierci alla Porta Santa. Nel 2014 ha incontrato, in una parrocchia di Roma, i familiari delle vittime innocenti delle mafie e Libera. Fece un discorso molto semplice, sul momento mi parve anche troppo. Rileggendo, poi, ho compreso che Bergoglio capiva i contesti e sapeva cosa dire. Non era un discorso per me: era per i mafiosi. Così ha parlato quasi sempre. Per quanto riguarda il suo intento di scomunicare mafie e corrotti, la commissione istituita per studiarne i termini ha avuto vita difficilissima. E di fatto ha chiuso i battenti.

(Imagoeconomica, Andrea Di Biagio)

Uno dei libri fondamentali del Nuovo Testamento, gli Atti degli Apostoli, si conclude con un’immagine: quella di Paolo prigioniero a Roma, in attesa del processo, ma come agli arresti domiciliari, libero di annunciare il Vangelo. Si compie la struttura del libro, enunciata al primo capitolo: riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra (1,8). E così si svolge la narrazione: la comunità cristiana si diffonde da Gerusalemme a tutto il mondo conosciuto del bacino del Mediterraneo, passando prima in Galilea, poi nella regione, altra dal regno di Israele, della Samaria: per poi giungere, appunto con Paolo, ai confini della terra. Che non sono quelli geografici, ma gli antipodi culturali e teologici: Roma, l’Impero, che governa il mondo nel sopruso e nell’idolatria del denaro e del potere (si veda il libro dell’Apocalisse).

Jorge Bergoglio, dai confini della terra, dalla fine del mondo, ha portato al cuore di questo nuovo Impero di cui conosciamo il giogo di guerra e discriminazione le ragioni della speranza. Per ricordarci che ciò che non si costruisce sulla giustizia – e quindi sull’amore – ha già su di sé un giudizio scritto, di fine. E che poveri, miti e operatori di pace e di compassione avranno in eredità una Terra rinnovata: già ne possono scorgere approdi possibili.

Don Andrea Bigalli