Franco Servello, già parlamentare prima missino, poi di An, personaggio di spicco del mondo della nostalgia nera, è iscritto da qualche giorno, assieme ad altre personalità milanesi, nel Pantheon dei cittadini illustri, al Famedio del cimitero monumentale di Milano.

Il Famedio è il Tempio della Fama. Lì sono sepolti – o iscritti – personaggi come Alessandro Manzoni, Carlo Cattaneo, Giuseppe Verdi. E successivamente – fra i tanti – Leo Valiani, Giovanni Pesce e Onorina Brambilla Pesce, Laura Conti, Claudio Sommaruga.  

Rispetto per i defunti, ci mancherebbe. Ma sfugge la ragione per cui un politico che non ha acquisito nessun particolare merito debba essere ricordato con l’enfasi che spetta ai milanesi celebri o illustri. Si dirà: cosa volete che sia! In fondo, era noto nel mondo della destra meneghina e in particolare fra i neofascisti. Appunto. Con tanti saluti alla città Medaglia d’Oro per la Resistenza, proprio quando si moltiplica la presenza in tutto il Paese di gruppi, gruppetti e combriccole variopinte che si ispirano al ventennio, si segnalano frequentemente aberrazioni toponomastiche inerenti strade e piazze intitolate a figuri del fascismo, si diffonde il commercio di gadget apologetici degli uomini e del tempo squadrista. Quattro passi nel delirio.

O tempora, o mores! (Cicerone, seconda orazione contro Verre. Traduzione: che tempi, che costumi!).