Selene Ticchi: e chi era costei? Effettivamente non sembra meriti alcuna fama, se non fosse per quella sua maglietta indossata a Predappio il 28 ottobre dell’anno scorso in cui si paragona Auschwitz a Disneyland. La foto della signora Ticchi (e della sua maglietta) è girata vorticosamente sui media creando ovviamente sdegno, disgusto, repulsione ed emozioni analoghe. La signora – si legge sui giornali – è militante di Forza Nuova e già vicina al Movimento per la sovranità di Storace e Alemanno. Denunciata per l’orrida maglietta da tanti cittadini ed associazioni, fra cui l’Anpi nazionale, è stata sottoposta con decreto penale di condanna al pagamento di 9.050 euro.

Andiamo per ordine: la signora era imputata “per aver in pubbliche riunioni compiuto manifestazioni esteriori, ostentato emblemi, simboli propri o usuali delle organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi di cui all’art. 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654 (ndr: la legge Mancino); in particolare perché – nel corso della manifestazione tenutasi a Predappio il 28 ottobre 2018 in commemorazione del 96° anniversario della marcia su Roma – indossava una maglietta con la scritta “Auschwitzland” recante la riproduzione del logo della Disney modificato con l’immagine del campo di concentramento di Auschwitz, manifestazione esteriore di intolleranza razziale in quanto raffigurante il campo di sterminio di Auschwitz, simbolo universale del genocidio degli ebrei, ostentato nel corso di interviste e fotografie scattate da giornalisti di testate locali, nazionali e da una troupe televisiva spagnola”. Insomma, la maglietta del disonore.

Il decreto penale del Gip del Tribunale di Forlì ha condannato Selene Ticchi a quattro mesi di reclusione commutati in 9.000 euro di multa più 50. Totale: 9.050. Si tratta dunque di un provvedimento che dà ragione all’Anpi nazionale e a tutti coloro che hanno denunciato il reato, un provvedimento che rispetta le leggi vigenti, a cominciare dalla legge Mancino, e rispetta la XII Disposizione finale della Costituzione che vieta la ricostituzione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista.