Dal sito “Crimini di guerra italiani perpetrati contro gli sloveni”: Ufficiali italiani si fanno fotografare vicino al filo spinato con il quale le autorità occupatrici italiane avevano circondato la capitale della Slovenia, Ljubljana, trasformandola in un immenso campo di prigionia. Migliaia di persone verranno deportate nelle decine di campi di concentramento italiani, da Rab a Gonars, da Visco a Monigo, Renicci ed altri. Moriranno migliaia di civili sloveni e croati, soprattutto bambini, donne e vecchi, colpevoli solamente di non essere italiani. Nel campo di Rab il tasso di mortalità medio risulterà essere superiore a quello del campo di concentramento nazista di Buchenwald.

Le bordate del ministro dell’Interno Salvini ai contributi dello Stato destinati all’Anpi; la proposta di sciogliere l’Associazione dei partigiani avanzata dall’assessore veneto all’Istruzione Elena Donazzan (eletta alla Regione con Forza Italia); ultima un’interrogazione di Fratelli d’Italia al ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, a firma del deputato Federico Mollicone, del collega di partito Walter Rizzetto e di Guido Germano Pettarin, deputato di FI, per chiedere di abolire le pensioni ai combattenti partigiani “complici dei partigiani titini”, e alle famiglie beneficiate dalla reversibilità.

Insomma, guarda caso, secondo tanta parte del centro-destra il “nemico” dell’Italia è l’Anpi. Anche all’ultima provocazione, con la forza della verità dei fatti e del ragionamento, ha replicato la presidente nazionale Anpi, Carla Nespolo: «Una richiesta di straordinaria meschinità, perché condotta contro persone che hanno più di 90 anni. Stiamo assistendo a un volgare tentativo di rovesciamento della storia, per far dimenticare l’operato annessionista e razzista del fascismo e di Mussolini, condotto assieme all’alleato nazista, con aggressione della Jugoslavia, che nulla aveva fatto contro l’Italia». Già perché, continua Nespolo, «I 40.000 soldati italiani che, dopo l’8 settembre ’43, scelsero di combattere da partigiani a fianco della Resistenza Jugoslava e 20.000 morirono in questa guerra di Liberazione internazionale, riscattarono l’onore dell’Italia dalla vergogna del fascismo».

Carla Nespolo ha poi concluso: «Se lo ricordi anche il Presidente del Parlamento Europeo, se non vuole contribuire ad accentuare l’isolamento italiano in Europa, come dimostrano, in queste ore, le reazioni indignate dei governi di Slovenia e Croazia». Il riferimento è alle parole pronunciate da Antonio Tajani che, in occasione delle celebrazioni del Giorno del Ricordo alla foiba di Basovizza, in provincia di Trieste, al temine del suo discorso, aveva esclamato: “Viva Trieste, viva l’Istria italiana, viva la Dalmazia italiana, viva gli esuli italiani, viva gli eredi degli esuli italiani”, e ancora: “evviva coloro che difendono i valori della nostra Patria”. Risultato: il presidente sloveno Borut Pahor ha scritto al Presidente Mattarella definendo “inaccettabili” le dichiarazioni di “alti rappresentanti della Repubblica Italiana” che considerano gli eventi legati alle foibe come “una forma di pulizia etnica”. E la stessa ferma condanna è arrivata dal premier croato Plenkovic e dai deputati croati a Strasburgo: dichiarazioni che “contengono elementi di rivendicazioni territoriali e di revisionismo storico”. Così, il Presidente del Parlamento Europeo ha dovuto fare, in parte, marcia indietro e in seduta plenaria dell’Assise ha detto: “Mi riferivo agli esuli istriani e dalmati di lingua italiana, ai loro figli e nipoti, molti dei quali presenti alla cerimonia”.

Un tema indubbiamente complesso, quello delle vicende del confine italo-sloveno, con alle spalle una lunga e sofferta storia. L’Anpi a quella pagina di storia dedicò nel 2016, in forma di libretto e in pdf, un lungo documento, frutto di un lavoro di squadra, a sua volta preceduto da un seminario tematico svoltosi a Milano. Suggeriamo, sommessamente, a tutti di leggerlo.