In 100mila gli antifascisti al corteo e poi in piazza a Milano per la Festa della Liberazione (per tutte le foto da Milano un grande grazie ad Alessandra Funari,  e per tutte quelle da Bologna a Giorgio Bianchi del Comune di Bologna)

L’invito dell’ANPI di quest’anno a partecipare al 25 aprile, “Viva la Repubblica antifascista”, ha raccolto un entusiasmo e una partecipazione straordinari. Migliaia e migliaia di cittadine e cittadini, famiglie, giovani, sono scesi nelle piazze, nelle vie, in ogni angolo del Paese e anche all’estero per festeggiare la Liberazione e unirsi alla preoccupazione dell’Associazione davanti a incontrovertibili derive autoritarie e bellicistiche. Milano, Udine, Genova, Bologna, Casa Cervi, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Catanzaro, Palermo… si sono trasformate – grazie all’immenso lavoro organizzativo delle Sezioni e dei Comitati provinciali ANPI, dei sindacati e dei Comuni – in un popolo della Resistenza e della Costituzione che si è anche promesso di non perdersi di vista.

Il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo, il 25 a Milano

Il presidente nazionale ANPI Gianfranco Pagliarulo ha detto con forza dal palco di Milano: “Basta parlare di guerra, come se fosse una cosa normale, accettabile, forse opportuna, addirittura giusta! E basta arzigogolare, cercando di capovolgerne il senso, sull’articolo 11 della Costituzione, in cui si ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali! Difendere la Costituzione vuol dire impedire che venga manomessa, ma vuol dire anche impegnarsi per attuarla, sapendo che la Costituzione disegna un Paese che non c’è ancora pienamente, in cui davvero si rimuovano gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini.

A Roma a Porta San Paolo. Sul palco la presidente provinciale Anpi, Marina Pierlorenzi e il sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri

Per proseguire: E mai come oggi, nel nuovo secolo, l’Italia è stata così diseguale! Diciamolo: nel nostro tempo tanti italiani si sentono soffocati dall’idea di un futuro minaccioso, che vuol dire guerra, mancanza di lavoro, difficoltà di sbarcare il lunario. C’è solitudine sociale, c’è paura. Penso che tutte e tutti noi, uniti, noi, il popolo della Costituzione, le forze democratiche, dobbiamo proporre una visione di futuro fatto di cose concrete, di miglioramenti reali delle condizioni di vita dei ragazzi, delle donne, della gente che lavora, e fatto anche di quei valori per cui in tanti hanno combattuto nei venti mesi della Resistenza, che avvenne – ha scritto Calamandrei – grazie a coloro che “si adunarono per dignità e non per odio, decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo”.

Roberto Salis, padre di Ilaria, dal palco capitolino

E con grande dignità antifasciste e antifascisti hanno sfilato, cantato, gridato Pace, diritti, democrazia. Al di là delle polemiche consuete, che hanno occupato in modo consistente titoli, servizi e articoli di stampa, il cuore del 25 aprile è stata questa diffusa concentrazione di contenuti civili e appelli al senso di responsabilità e alla speranza.

Benedetta Tobagi durante l’orazione a Verona

A Roma Roberto Salis ha letto, commosso, una lettera di sua figlia Ilaria, a Verona, l’oratrice ufficiale, Benedetta Tobagi, ha ricordato il ruolo delle donne nella Resistenza, il loro coraggio, il senso e l’esito di quella lotta: “Quando si dice che la Resistenza è la matrice della nostra democrazia, non è un modo di dire retorico. La lunga marcia dell’emancipazione femminile comincia lì. Come disse un’altra veneta illustre, Tina Merlin: “La Resistenza non è stata un capitolo chiuso. Semmai una porta che si è aperta”. Una porta attraverso cui sono passate, per prime, le 21 donne elette all’interno dell’Assemblea costituente, che hanno battagliato per inserire i punti qualificanti del programma politico dei GDD in Costituzione. Una porta che da quel momento esiste come orizzonte e possibilità, materiale e simbolica, anche per le donne che – diversamente da Merlin – non l’hanno varcata. Anche per le donne che – ancora oggi – come la Presidente del Consiglio, non sanno oppure non vogliono dirsi “antifasciste”, disconoscendo, tra le altre cose, quanto devono all’antifascismo e alla Resistenza in quanto donne!”.

il vicepresidente nazionale vicario Anpi, Carlo Ghezzi, durante l’intervento a Como

Di valori fondativi, con una chiamata all’impegno concreto delle tantissime risorse umane e resistenti presenti nel Paese, ha parlato il vice presidente nazionale vicario Carlo Ghezzi a Como: “Abbiamo bisogno più che mai di idealità alte, di riferimenti e di valori forti, come li seppero costruire e testimoniare quelle persone che seppero scegliere tra il 1943 e il 1945, che seppero esprimere la loro rivolta morale con grande coraggio e con grande preveggenza, abbiamo bisogno di rinnovare le loro speranze. Anche i loro sogni”.

La piazza antifascista e stracolma di Como

E ancora: “Tante donne e tanti uomini si sono impegnati e si sono battuti durante la Resistenza, hanno rischiato, hanno sofferto, hanno pagato per ridarci libertà, dignità e diritti. Facendo vivere la loro memoria e i loro valori dobbiamo andare avanti e riproporre alle attuali e alle future generazioni la speranza di un mondo nuovo. Abbiamo bisogno di giovani, di donne e di uomini capaci di indignarsi di fronte alle ingiustizie, alla carenza di democrazia, di libertà, di pace come seppero fare coloro che seppero tra il 1943 e il 1945 scegliere di stare dalla parte giusta”.

E per dare una informazione concretamente illuminante della preziosa e fitta partecipazione, pubblichiamo di seguito una, seppur parziale, galleria fotografica, riguardante le città.

A.L.

La “piazza” di Casa Cervi affollatissima di giovani