Il Monumento a Bukovo che ricorda i garibaldini uccisi dai nazifascisti

Da qualche anno è scomparso il compagno Gino Lizzero “Ettore”, Capo di Stato Maggiore della Divisione d’Assalto “Garibaldi Natisone”. Tra le mani ho un suo appunto:

Gennaio 1945. La Brigata Picelli, una delle tre Brigate della Divisione Natisone, è formata dai tre Battaglioni Manin, Verrucchi e Pisacane; dopo il tentativo di passare il fiume Bacia che le costò una quarantina di perdite umane e di molte armi e materiali vari, era valorosamente riuscita, percorrendo un percorso molto più lungo e insidioso, a raggiungere stremata la zona operativa del IX Corpus, nei dintorni di Circhina, sistemando i suoi tre battaglioni sull’altipiano di S. Vito, in cui esistono i piccoli abitati di Bukovo, Pecine e Panique. Il nome di Bukovo, in particolare, risuona tragicamente per i garibaldini che vi conobbero gravissime vicissitudini ed esperienze.

16 gennaio 1945. Una pattuglia del Manin in perlustrazione cade in un’imboscata tesa dal nemico che ha goduto dell’appoggio della popolazione civile e subisce la perdita di 6 garibaldini, 5 uccisi in combattimento e uno catturato e fucilato.

21 gennaio 1945. Sempre a Bukovo, nel centro dell’abitato, una pattuglia del Battaglione Mameli della Gramsci cade in un’imboscata tesa dai bersaglieri fascisti, con l’appoggio della popolazione si spara dalle finestre delle case. 17 garibaldini cadono subito, altri 7 dati per dispersi sono certamente morti. In totale 24 caduti.

In tutta la zona dell’altipiano di S. Vito (Jessenice, Bukovo, Paniqua, Zakoica e Pecine*) i combattimenti sono continui e numerose le perdite dei garibaldini e del nemico”.

La “Garibaldi-Natisone”, presente in zona proveniente dalle zone del Friuli orientale da una ventina di giorni, aveva già perso diversi compagni nell’imboscata sulla passerella del fiume Bača nella notte del 1° gennaio del 1945, pochi giorni dopo le imboscate di Bukovo: nell’arco di soli 20 giorni sono circa 70 i Caduti!

Bukovo è una frazione del Comune di Cerkno distante una quarantina di chilometri da Kobarid/Caporetto, italianizzato nel 1923 con regio decreto a firma Mussolini, in Pieve Buccova. In realtà il toponimo deriva dalla parola slovena Bukov = faggio e sta evidentemente a indicare una caratteristica del territorio boscoso. La strada per raggiungere Bukovo s’inerpica infatti lungo pendici ricche di faggi, querce e pini: l’intera scoscesa valle prende il nome di Bukovska Grapa. Porta testimonianza, questo insensato nome italiano, della violenta repressione, oltre che economica e sociale, anche linguistica subita in epoca fascista (e non solo!) dal popolo sloveno.*

Il partigiano della Garibaldi-Natisone, Reno Coiz, scultore e autore del monumento. È uno dei partigiani ai quali è stata consegnata dal Prefetto di Udine la medaglia per il 70° della Liberazione

Il monumento che ricorda il sacrificio di questi partigiani, è stato eretto nel 1982 da Z.B. NOV di Bukovo e da ANPI Rizzi di Udine, si trova in una posizione panoramica, consiste in sei stele di pietra, opera dell’architetto Nande Rupnik di Idria e dello scultore udinese Reno Coiz (partigiano della “Garibaldi-Natisone” ora novantunenne), su cinque di queste in rilievo e sovrapposte l’una all’altra, si riconoscono tre grandi stelle e sulla sesta la scritta in italiano e sloveno: “24 garibaldini caduti nel gennaio 1945”.

Grazie all’interessamento dei compagni Jože Jeram (Presidente della ZZB-NOB di Cerkno/Circhina) e di Vojko Hobič (Presidente della ZZB-NOB di Kobarid/Caporetto) è stato ritrovo, il 4 giugno 2017, della commemorazione dei Caduti della “Garibaldi-Natisone”.

La domanda spontanea che sorge a un lettore che non conosce la storia delle nostre zone è: cosa ci facevano dei partigiani italiani in queste valli della Slovenia?

A complicare le domande e a disorientare ulteriormente un visitatore poco informato, a poche centinaia di metri un monumento, sormontato da una stella rossa, ricorda i primi quattro caduti partigiani sloveni della zona trucidati dall’Italia monarchica e fascista alla vigilia di Natale del 1942!** Per risolvere l’arcano è necessario armarsi di buona volontà e leggere e informarsi sulle complesse vicende che hanno caratterizzato il confine orientale italiano non lasciandosi fuorviare dalla vulgata attuale che vede terrore comunista dove invece fu solo terrore fascista!

Alla cerimonia, di respiro internazionale, sono intervenute le rappresentanze partigiane della Carinzia (Marija Koletnik), i Presidenti delle Associazioni partigiane slovene della zona, il sindaco di Cerkno, l’ex console della Jugoslavia a Trieste Stefan Cigoj, il rappresentante dell’Ambasciata della Federazione russa in Slovenia Anatoly Kopilov (nel 1945 in zona operava una missione sovietica in contatto con il Comando del IX Korpus sloveno e con il Comando della “Garibaldi-Natisone”), le rappresentanze dell’ANPI regionale del FVG, di Udine e di Cividale del Friuli e anche lo scultore-partigiano Reno Coiz. A onorare i caduti un picchetto dell’Esercito sloveno.

Nel suo discorso il compagno Milan Gorjanc, membro della Presidenza nazionale della ZBB-NOB, ha ricordato il grande contributo dato dagli italiani alla Lotta di Liberazione del popolo jugoslavo, in Montenegro come in Serbia, in Croazia come in Slovenia. Segno che i nostri partigiani seppero riscattare le vergognose guerre di aggressione fasciste e la durissima repressione contro le popolazioni locali. Anche il Presidente del Comitato regionale del Friuli Venezia Giulia, Dino Spanghero, ha incentrato il suo intervento sulla collaborazione tra i nostri popoli, rimarcando che il più nobile degli insegnamenti è senz’altro quello di aver dimostrato che vivere insieme si può, che lottare insieme si vince, che ragionare insieme si progredisce. Ora è più che mai necessaria – sostiene Spanghero – una rete di scambio di esperienze, l’unione in un comune fronte antifascista, atto a combattere i rinascenti rigurgiti di xenofobia, razzismo e populismo che attraversano l’Europa.

La signora Stefanija Raspet, testimone dei fatti

L’attrice slovena Milena Zupančič ha recitato poi la testimonianza della signora Stefanija Raspet, all’epoca dei fatti ragazzina quindicenne, che lucidamente ricorda ancora quegli avvenimenti. Da tale testimonianza risulta chiaramente che la popolazione di Bukovo non appoggiò l’azione nazi-fascista ma fu invece segregata nelle proprie abitazioni e costretta al silenzio mentre i nazisti e i fascisti italiani ordivano l’imboscata contro i partigiani.

Il coro di Bukovo e il Coro della Resistenza di Udine hanno intonato assieme l’inno partigiano “Na Juriš” e singolarmente altre canzoni della Resistenza italiana e slovena. I ragazzi della scuola hanno recitato delle poesie accompagnate dal suono della fisarmonica.

La commemorazione, alla quale hanno partecipato oltre 200 persone, è finita in un incontro conviviale nei pressi della locale stazione dei Vigili del Fuoco con la promessa e la speranza di ritrovarci il prossimo anno.

In mattinata circa 40 soci dell’ANPI, grazie alla grande disponibilità della Direzione del Museo di Idria, sono state ospiti dell’Ospedale Partigiano “Franja” dove è stato ricordato il partigiano cividalese Rino Blasig “Franco” Medaglia d’Argento al Valor Militare e gli altri caduti a “Franja” e il medico Partigiano Antonio Ciccarelli “Dr. Anton” che prestò la propria assistenza medica fino alla fine della seconda guerra mondiale in Slovenia prima con i partigiani sloveni e poi con la Divisione d’Assalto “Garibaldi-Natisone”.

Luciano Marcolini Provenza, dell’ANPI Cividale del Friuli

* l’esatta denominazione dei luoghi tutti rientranti nel comune di Cerkno è: Jesenica, Bukovo, Ponikve, Zakojca e Pečine;

** I loro nomi sono: Jeram Bogdan, Čelik Peter, Erzen Valentin e Pajntar Gabrijel