Nazifascismo. Ancora. Questa volta in provincia di Siena. Dodici estremisti di destra progettavano anche l’attacco alla moschea di Colle Val d’Elsa, la più grande della Toscana. A sventare il piano, l’intervento della polizia della città del Palio coordinata dalla Dda di Firenze, che ha portato a dieci indagati e a due arresti: Andrea Chesi e il figlio Yuri. Nella loro casa è stato scovato un arsenale: tritolo, polvere da sparo, ordigni della seconda guerra mondiale, e anche armi regolarmente detenute, carabine, fucili, pistole. E cimeli nazifascisti. Secondo la Procura, il gruppo puntava a realizzare «una struttura qualificata pronta all’azione».
Le indagini sarebbero partite dalle intercettazioni di alcune conversazioni sui social inneggianti all’odio razziale, al fascismo e al nazismo. Chesi padre è noto alle cronache locali per aver sfilato, due anni fa, a bordo del suo sidecar militare delle SS. Su Facebook dichiarava di essere il segretario della federazione senese del Movimento Idea Sociale, partito politico fondato nel 2004 da Pino Rauti, già leader di Ms-Fiamma Tricolore. Pare inoltre che Chesi si fosse candidato per le provinciali del 2009 in Alleanza Nazionale senza esser stato eletto.
Di certo amava farsi ritrarre in divisa mimetica, come testimonia una foto conservata in un album intitolato SS-Panzer-Division Das Reich. Uno degli scatti lo riprende mentre fa il saluto romano nel luogo dove fu ucciso Mussolini. Un altro è preso di fronte a un cartello dell’Anpi: con la mano sembra fingere di impugnare un’arma per spararci sopra.
Andando a ritroso, tra il 27 e il 28 ottobre in alcuni comuni italiani si sono tenute cene commemorative dell’anniversario della marcia su Roma, il giorno zero del calendario fascista. Commemorazioni a cui hanno partecipato anche rappresentanti delle istituzioni. È successo a Castel del Piano, in provincia di Grosseto, dove i commensali sono esponenti del partito Fratelli d’Italia. Con tanto di fasci littori e bandiera con effigi di Benito Mussolini. A denunciare quanto accaduto è stato Federico Badini, segretario del Pd del comune grossetano, dove nel 2014 si sono celebrati i settanta anni dalla Liberazione dal nazifascismo. Su questi fatti, alcuni esponenti del Pd hanno presentato un’interrogazione parlamentare destinata alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese.
Alla cena di Acquasanta Terme, nelle Marche, ha preso parte anche il sindaco di Ascoli Piceno, Marco Fioravanti, sempre di Fratelli d’Italia. Sui menu della serata, anche qui, presenti effigi del Duce e fasci littori. L’Anpi ha presentato un esposto in prefettura per chiedere di indagare sullo svolgimento dei fatti e depositato una querela per il reato di apologia al fascismo.
Proprio in queste terre, l’11 marzo 1944, i nazifascisti trucidarono 42 persone con il pretesto di stanare i partigiani della banda del capitano Bianco. A guidare la spedizione furono dei fascisti della provincia marchigiana e di Acquasanta, coperti da pastrani tedeschi e passamontagna per camuffarsi. Ma vennero riconosciuti. Gli uomini di Bianco riuscirono a fuggire e i militi tedeschi razziarono viveri e incendiarono gli abitati, scagliandosi sulla popolazione inerme.
A Predappio, in provincia di Forlì-Cesena e nota per aver dato i natali a Benito Mussolini, in tremila hanno sfilato davanti alla tomba del Duce. Con il beneplacito del sindaco Roberto Canali, il primo di centrodestra dal dopoguerra, che lo scorso luglio ha dichiarato: «Noi, come amministrazione comunale, abbiamo sempre auspicato l’apertura fissa della tomba perché per Predappio è un risorsa e fonte di turismo». Canali ha inoltre negato a due studenti il contributo previsto dal municipio per «un Treno della Memoria che ignora altri luoghi di oppressione, come il Muro di Berlino o le Foibe». Le quote necessarie a mandare i due ragazzi delle scuole superiori predappiesi in visita ad Auschwitz sono state versate dal Comitato provinciale Anpi di Forlì Cesena – che da tempo in realtà concorre alle spese del progetto – e dall’associazione GenerAzioni in Comune.
Poche ore prima, a Collebeato, nel bresciano, un gruppo di persone ha lanciato un esplosivo contro il centro Sprar, il sistema di accoglienza per richiedenti asilo, e depositato nella cassetta della posta dell’abitazione del sindaco Antonio Trebeschi materiale esplosivo che, deflagrando, l’ha sbalzata a vari metri di distanza. Il raid si è concluso con scritte razziste sul municipio, con annessa svastica sotto la lapide in memoria dei partigiani. Bombe, nazismo e razzismo condensati in una notte.
Anpi e Fiamme Verdi, la formazione partigiana di ispirazione cattolica nata nel 1943 in provincia di Brescia, scrivono in una nota: «Invitiamo tutti a non lasciarsi assuefare alla banalità del male, a non cedere alle minacce e alle intimidazioni del nazifascismo che rialza la testa, a non tollerare che atteggiamenti di razzismo, sopraffazione e violenza tornino a diventare strumenti di lotta politica. […] Non fingiamo di non vedere i rigurgiti del fascismo e del nazismo che dettano l’agenda politica di alcune forze politiche».
Arriviamo al 30 ottobre. Il Senato si deve esprimere sull’approvazione della mozione per l’istituzione della Commissione straordinaria che «ha compiti di osservazione, studio e iniziativa per l’indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza nei confronti di persone o gruppi sociali sulla base di alcune caratteristiche quali l’etnia, la religione, la provenienza, l’orientamento sessuale, l’identità di genere o di altre particolari condizioni fisiche o psichiche» dichiara il testo. La votazione ha visto 151 favorevoli, nessun contrario e 98 astenuti dei partiti Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Al termine, mentre la parte destra dell’emiciclo rimaneva in silenzio, un lungo applauso è partito dalla parte sinistra per Liliana Segre, promotrice di questa commissione, che tempo prima così commentava: «Chi entra nel memoriale della Shoah trova scritta una parola: indifferenza. Da senatrice ho depositato un disegno di legge per istituire una commissione parlamentare bicamerale di monitoraggio e di controllo sugli hate speech, i discorsi d’odio. Un invito che il Consiglio d’Europa ha fatto ai 28 Stati membri, il nostro sarebbe il primo caso. Le parole d’odio sono l’anticamera della fine della democrazia. L’imbarbarimento del linguaggio è arrivato a livelli intollerabili».
La motivazione dell’astensione del centrodestra è spiegata nelle parole di Matteo Salvini: «Quello che per voi è razzismo, per noi non esiste», aggiungendo che si tratta di presunto razzismo e che una commissione del genere non ha senso di esistere perché in Italia non ci sono fascisti, dimenticando di esser stato ritratto a tavola, lo scorso maggio, con lo stato maggiore di CasaPound e di aver concesso la pubblicazione della sua biografia ad Altaforte, braccio editoriale della formazione neofascista. La Lega gode della simpatia dello squadrismo di CasaPound, monopolizza il suo slogan “Prima gli italiani” e continua a polarizzare in modo estremo l’opinione pubblica sui temi comuni ai due partiti.
La costituzione di questa commissione ha portato, tuttavia, alla necessità di assegnare una scorta a Liliana Segre per le minacce e la mole di messaggi di odio e di insulti che riceve: circa 200 al giorno. Uno dei tanti dice «A casetta» sotto l’immagine di un forno, riferendosi alla terribile esperienza che la senatrice a vita ha vissuto nel campo di concentramento di Auschwitz.
Tutto questo perché si è esposta, perché ha preso una posizione nel dibattito pubblico in quanto vittima della Shoah, il genocidio di 6 milioni di ebrei di cui furono responsabili i nazisti e i loro alleati. Italia inclusa. All’età di 8 anni Segre venne espulsa dalla scuola che frequentava a Milano perché ebrea: era il 1938, anno dell’entrata in vigore delle leggi razziali. Alla discriminazione seguì la persecuzione. Nel 1943 fu deportata in Germania con il padre, che morirà poco dopo. Dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni deportati ad Auschwitz, Liliana Segre è tra i soli 25 sopravvissuti.
Un mondo rovesciato dove la testimonianza vivente degli orrori perpetrati dai nazisti, diventa bersaglio. Eppure Erich Priebke, ufficiale delle SS e condannato all’ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine del 24 marzo 1944, ha camminato – seguito da una scorta – tranquillamente per le strade di Roma, dove scontava la pena agli arresti domiciliari. Fino alla sua morte, nel 2013. Mai un’espressione di comprensione per le vittime o le loro famiglie: per cento anni, quanti ne ha vissuti. Il carnefice Priebke partecipò alla pianificazione e realizzazione dell’eccidio dove persero la vita 335 persone in rappresaglia all’attentato di via Rasella da parte dei partigiani. Si scelse la ritorsione del 10 a 1: dieci fucilati italiani per ogni tedesco ucciso. Alla fine la proporzione fu addirittura superata. Nel 1948 il comandante Herbert Kappler era stato condannato all’ergastolo per lo stesso crimine. Anche lui avrebbe dovuto scontare la pena in Italia, ma riuscirà a fuggire dall’ospedale militare del Celio dove era ricoverato. Morirà in libertà nel 1978.
«Quest’odio porta una firma: quella di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, due guitti che stanno diffondendo odio e ignoranza e che hanno portato all’odio verso un simbolo così importante. La democrazia vive anche grazie a testimonianze come questa perché non riaccadano le stesse dinamiche autoritarie. Chi le ha vissute può portare l’allarme meglio di chiunque altro» chiosa lo scrittore Roberto Saviano sulla sua pagina social.
Una vicenda inoltre, quella della scorta armata a Liliana Segre, che continua a preoccupare le coscienze democratiche. Diversi consigli comunali, infatti, hanno proposto il conferimento della cittadinanza onoraria alla senatrice a vita. Ma non sono mancati i contrasti. «Manca il legame con la città di Pescara e dovremmo mettere in fila tante persone che hanno subito le stesse vicende» dichiara il sindaco Carlo Masci, di Forza Italia, negando la mozione avanzata dal centrosinistra. Poi, qualche giorno dopo, rilancia: «Il 27 gennaio, Giorno della Memoria, daremo la cittadinanza onoraria a Liliana Segre, all’Unione delle Comunità Ebraiche (Ucei), a tutti i sopravvissuti dei campi di concentramento e alla Brigata Ebraica». Mozione invece approvata all’unanimità, alla presenza di decine di cittadini, dal Consiglio comunale di Varese. In Aula però alcuni esponenti della formazione neofascista Dodici Raggi, meglio conosciuta come Do.Ra., hanno cercato di impedire il normale svolgimento della seduta. Bloccato dalla polizia, il gruppo ha insultato, in un comunicato, il vicario della questura, Leopoldo Testa, e le stesse forze di polizia, accusate di svolgere il loro compito per uno «stropicciato stipendio». Per questi fatti, il sindaco di Varese, Davide Galimberti, Anpi, Cgil e Uil hanno espresso solidarietà a Testa.
Lo scorso marzo, 52 militanti di Do.Ra. sono stati rinviati a giudizio dalla Procura di Busto Arsizio, che a dicembre 2017 ha disposto il sequestro della sede di Caidate, nel varesotto. Razzisti, xenofobi, si ispirano ai principi del nazionalsocialismo con negazione della Shoah, hanno per simbolo i dodici raggi del castello tedesco dove avevano sede le SS, celebrano il compleanno di Hitler con tanto di rituali del Terzo Reich in raduni dove partecipano centinaia di militanti che arrivano anche dall’estero. L’accusa è di aver tentato di ricostruire il partito fascista.
La quarta edizione della Mappa dell’Intolleranza, progetto dell’associazione Vox Osservatorio Diritti, dimostra ancora una volta come i social media diventino un veicolo privilegiato di incitamento all’intolleranza e all’odio verso gruppi minoritari, data la correlazione sempre più significativa tra il ricorso a un certo tipo di linguaggio e la presenza di episodi di violenza. Lo studio ha esaminato il periodo tra marzo e maggio 2019. «I dati emersi mostrano una drammatica correlazione tra il linguaggio dei politici sempre più caratterizzato da toni intolleranti e discriminatori con l’aumento dei tweet razzisti e xenofobi» spiega Marilisa D’Amico, co-fondatrice di Vox e docente ordinaria di diritto costituzionale all’università degli Studi di Milano. «Ciò non solo sembra creare un clima culturale sempre più ostile al diverso, ma legittima la diffusione dei discorsi d’odio lesivi dei principi di uguaglianza e di solidarietà, ai quali è ispirata la nostra Costituzione» continua D’Amico. La rilevazione riporta alcuni esempi. Tra questi, due sono particolarmente emblematici: quello del 23 marzo dove il giornalista Gad Lerner, in quanto ebreo, viene apostrofato e allontanato da un corteo di Forza Nuova a Prato. E quello del 27 marzo in cui Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, pubblica un post dove definisce l’ebreo americano George Soros usuraio. Nei giorni menzionati e in quelli successivi, l’antisemitismo online ha avuto picchi elevatissimi.
Ma non è ancora tutto. A Bologna due esponenti di Fratelli d’Italia – il parlamentare Galeazzo Bignami e il consigliere comunale Marco Lisei – in diretta Facebook hanno comunicato i nomi degli abitanti della case popolari esposti sui citofoni. Gran parte di loro è di origine straniera e vive in quelle case in maniera legittima, perché assegnate loro dal Comune. «Sulle case e i negozi degli ebrei i nazisti affiggevano cartelli che potessero agevolarne il riconoscimento. Oggi il censimento della razza che ruba agli ariani, si fa con telecamera e Facebook – chiosa sulla sua pagina social la legale Cathy La Torre, promotrice della campagna Odiare ti costa, che ha presentato una segnalazione al Garante della Privacy –. La diffusione di nomi, cognomi indirizzo di residenza degli assegnatari degli alloggi popolari per essere lecita deve ricevere il consenso degli interessati. Senza tali requisiti la diffusione viola la normativa in materia di protezione dei dati personali».
Dallo scorso settembre Facebook e Instagram hanno rimosso le pagine di CasaPound Italia e Forza Nuova – inclusi i profili dei loro dirigenti – perché «diffondono odio o attaccano gli altri sulla base di chi sono». Lo stesso trattamento hanno ricevuto anche le formazioni neofasciste Alba Dorata in Grecia e British National Party e Britain First nel Regno Unito. Cosa cambia tra le formazioni rimosse e quelle che continuano ad assumere gli stessi linguaggi? In molti in questi giorni se lo chiedono.
Va inoltre registrato quanto accaduto a Roma, nel quartiere Centocelle: roghi appiccati alla libreria la Pecora Elettrica, già danneggiata da un incendio nella notte precedente il 25 aprile, e appena tre giorni dopo, al bistrot Baraka. Poche settimane prima, dello stesso atto criminale era stata vittima anche la pinseria Cento55, poco distante dalla libreria. Gli inquirenti indagano sulla malavita organizzata che controlla lo spaccio nella zona, ma non si escludono intrecci con gruppi dell’estrema destra. Non sarebbe infatti la prima volta di connessioni tra criminalità e galassia nera. Basti pensare ai connubi negli stadi tra tifoserie violente, ambienti delittuosi e formazioni che si richiamano a ideologie fasciste e naziste, come attestano numerose inchieste della magistratura.
Agli episodi di maggiore rilevanza vanno aggiunti fatti minori, che destano tuttavia grande preoccupazione tra i cittadini. Segnaliamo, per esempio, quanto accaduto a Rufina, piccolo paese del territorio di Firenze, dove è stato danneggiato, nel tentativo di bruciarlo, un murale che l’Anpi aveva donato alla comunità locale ed esposto nella sala di attesa della stazione ferroviaria. «Sappiamo distinguere peso e importanza degli episodi che stanno accadendo nel nostro Paese – scrivono il sindaco Vito Maida e la sezione dell’associazione dei partigiani –. Resta però molto grave anche il tentativo di appiccare fuoco a un dipinto che rappresenta le tante Resistenze, a partire da quella compiuta dai partigiani per conquistare la libertà e la Costituzione a quelle di oggi, i migranti che arrivano con i barconi e sempre più spesso muoiono in mare, fino ai disoccupati giovani o meno giovani che cercano lavoro, passando per chi lavora senza diritti e servizi sociali».
Mariangela Di Marco
Pubblicato venerdì 15 Novembre 2019
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