Dieci donne della libertà. Così si apriva l’ultimo numero di questo periodico, online l’8 marzo (http://www.patriaindipendente.it/idee/copertine/dieci-donne-della-liberta/). Un omaggio doveroso. Ma limitato. L’elenco delle “donne della libertà” – abbiamo scritto in quella circostanza – “è inesauribile, dalla politica alla cultura alla scienza al costume alla difesa della legalità democratica alla vita quotidiana”, e comprende donne “dalle più famose alle sconosciute che hanno trasformato l’Italia. Basti pensare alle donne lavoratrici che, in centinaia di migliaia, attraverso aspre stagioni di lotte sociali, hanno conquistato terreni d’eguaglianza fino ad allora sconosciuti”. Le dieci donne che abbiamo segnalato sono Anita Garibaldi, Anna Maria Mozzoni (al posto della sua foto abbiamo pubblicato per errore quella di Anna Kuliscioff; ce ne scusiamo), Camilla Ravera, Carla Capponi, Tina Anselmi, Gisella Floreanini, Nilde Iotti, Franca Viola, Tina Merlin, Giusi Nicolini. Ciascuna di loro, in modo personale e irripetibile, ha lasciato un’impronta nelle istituzioni, nella società, nella cultura, nel costume.
E le altre? Per questo sulle pagine facebook dell’ANPI e di Patria Indipendente abbiamo invitato i naviganti a segnalarci le “donne della libertà” che avrebbero volentieri aggiunto al limitato elenco proposto. Invito prontamente raccolto, come si vede dai post pubblicati in calce all’articolo di Patria pubblicato sulla pagina facebook. E, come “l’ora che volge il disio ai navicanti e ’ntenerisce il core”, così, dal Purgatorio della memoria dei nostri naviganti, sono affiorati altri nomi, altri volti. E in questo modo alle dieci donne si sono aggiunte diverse, ciascuna con una parola o di tenerezza o d’orgoglio o di nostalgia o di rispetto, a formare un arco della libertà con cui si compie un riconoscimento dovuto da parte di Patria Indipendente, dell’ANPI e del suo popolo.
Ed eccone un florilegio, una selezione dunque, che inizia con una sorpresa, quella delle “eroine sconosciute”, le vere Signore della Vita.
“La mia mamma”, scrive Daniela Bencini, “e non è una battuta. È vissuta da sola, ha allevato una figlia, ha costruito una casa senza chiedere niente a nessuno, ha mandato a quel paese chi voleva raggirarla…e aveva la terza elementare”. Flora Bettino: “Anche io la mia mamma oggi 87 anni, cresciuta senza mamma con una matrigna, ha avuto 6 figli ha vissuto la guerra la fame ….ha accudito la nonna il padre mio padre invalido di guerra …due figli disabili …gli sono morti 4 figli, due quest’anno in due mesi….donna generosissima: mai sentito un giudizio negativo su nessuno, mai una parola fuori posto …ha sempre accolto e accoglie tutti quelli che hanno bisogno …è capace di dividere tutto quello che ha …”. Gemma Cimino: “Mia madre è stata una partigiana con tanto di riconoscimento; ha operato nella linea Maginot; era ligure della località Castel Nuovo Magra”. Marinella Olmo: “Mia nonna era del 1890. Ha combattuto per il diritto di voto alle donne. In memoria di questo diritto e grazie ai suoi insegnamenti io non rinuncerò mai a votare anche se non sempre stimo la classe politica”.
Poi, ad abundantiam, Carlo Dainelli propone un nome non italiano – avevamo preso in considerazione solo le “costruttrici di libertà” del nostro Paese – di grande suggestione: Rosa Parks. Un giorno del 1955, a Montgomery, nel profondo sud dell’Alabama, una ventitreenne nera, stanca dal lavoro e con problemi ai piedi – Rosa – si siede in autobus su di un posto riservato ai bianchi. E rifiuta di alzarsi. È arrestata. Da ciò, una lunghissima campagna di boicottaggio dei mezzi pubblici guidata da un certo Martin Luther King, e l’anno successivo, grazie al gesto di quella ragazza, la dichiarazione di incostituzionalità della segregazione sugli autobus da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti. Rosa e la lunga strada della lotta contro l’apartheid e per i diritti.
Giganti del mondo dell’arte, della cultura e della scienza. Ecco le parole di Adriana Corbetti: “Rita Levi Montalcini…tutte le donne che hanno scelto di vivere bene da sole…che non si sentono sole, che sono autosufficienti, libere attive, cittadine consapevoli… potrei proseguire per tanto…tanto ancora…”. La ricorda anche Colosimo Pensa, come, peraltro, Viviana Chieffi. Ma aggiunge “Nilde Iotti (e) le tante partigiane uccise dai nazi-fascisti in Italia”. Nilde, già presente fra le “magnifiche dieci”. E “le tante partigiane uccise”? Incontrovertibilmente, le fondamenta della storia della libertà dal nazifascismo. Come le staffette, peraltro, evocate da Mary Baldi. Viviana Chieffi, dal suo canto, avanza anche il nome di Franca Rame. Come lei fanno Marco Camilli e Viviana Pizzi, che aggiunge – e siamo nell’attualità – la nostra Presidente della Camera, Laura Boldrini. Assieme alla Montalcini, non poteva mancare Margherita Hack (con tutta probabilità le due grandi signore staranno conversando ora da qualche parte dell’universo sulla curvatura spazio-temporale), il cui nome è suggerito da Treote Siperco. Di nuovo, una signora non italiana: questa volta è il turno di Rosalind Franklin, la scienziata che contribuì in modo decisivo alla scoperta della doppia elica della struttura del Dna e che morì prematuramente, senza che le venissero riconosciuti gli straordinari meriti scientifici che le spettavano, vittima di un ambiente ostile e di una palese discriminazione di genere. È di lei che parla Carmela Olivieri, quando scrive “la scienziata che ha contribuito alla scoperta della doppia elica del Dna, ma che non è mai menzionata”.
Arte. Erato, la musa della poesia (o Melpomene, colei che canta la tragedia?). Come dire Alda Merini. Il suo nome è scritto sul post di Maria Teresa. Fabiana Coppolecchia fa il nome di Sibilla Aleramo, scrittrice, poetessa, impegnata attivamente nel movimento per l’emancipazione femminile.
Epigrafica Barbara Bellini: “Artemisia Gentileschi, la libertà dell’arte”. La romana Artemisia Lomi Gentileschi, vissuta nella prima metà del 1600, è una pittrice italiana “di scuola caravaggesca”. Vittima di uno stupro, torturata per “verificare l’attendibilità della denuncia” e per “purificarla dal disonore”, Artemisia è diventata negli anni Settanta del secolo scorso un’icona del femminismo. E il canto e la musica? Ci pensa Jimmy Scampini, che propone Giovanna Daffini, l’incantevole voce della libertà. Roberta Emanuela Peccatiello aggiunge la figura della grande fotografa udinese Tina Modotti, che ha accompagnato per gran parte del 900 la storia del movimento operaio e comunista internazionale.
Teresa Mattei viene proposta da Serena Carè: “la più giovane costituzionalista d’Italia, espulsa a 17 anni da tutte le scuole del regno per aver contestato le lezioni sulla razza. Tra le molte cose è colei che ha scelto la mimosa come simbolo della festa della donna (ndr: su questa vicenda vedi http://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/servizi/l8-marzo-e-la-mimosa-una-storia-profumata/), dopo l’espulsione dal Pci anche la sinistra italiana l’ha relegata ad un secondo piano ma è stata una gran donna ed un grande simbolo!”. Carla Motta propone il nome di Emma Bonino. E Francesco Bigazzi propone addirittura un video su Ipazia, scienziata, filosofa, astronoma, matematica, assassinata in modo barbaro ed empio da una folla di uomini malvagi; un’icona universale della libertà di pensiero.
Questo, il florilegio: una selezione dai molti post sul social network.
Certo, sono solo alcune delle tante “donne della libertà”. Ma questa cascata di suggerimenti dà l’idea di un ruolo e di un progresso. Di quanto il mondo si sia arricchito in particolare nell’ultimo secolo e mezzo grazie alla vita e alle azioni di tante donne, alcune famose, altre completamente sconosciute. Un frammento di storia dell’umanità, che ci insegna quanto la lotta per la libertà di genere coincida con l’impegno per la libertà dell’umanità da ogni schiavitù e ci aiuta a capire da che parte stare nella vita quotidiana. Grazie infine a tutti i (e le) naviganti che, con le loro opinioni e la loro passione, hanno contribuito a costruire questa pagina.
A tutte e tutti si possono dedicare questi versi straordinari di Alda Merini, come bisogno estremo di respirare libertà:
Spazio spazio io voglio, tanto spazio
per dolcissima muovermi ferita;
voglio spazio per cantare crescere
errare e saltare il fosso
della divina sapienza.
Spazio datemi spazio
ch’io lanci un urlo inumano,
quell’urlo di silenzio negli anni
che ho toccato con mano.
Pubblicato lunedì 21 Marzo 2016
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