La benedizione della lapide il giorno dell’inaugurazione, il 25 aprile 2016 (da Fb)

Forse memore del “privilegiato” rapporto che il suo segretario nazionale sembrerebbe avere con la Madonna (medagliette baciate, discorsi in pubblico durante scorse campagne elettorali), a Termini Imerese (PA)  il consigliere comunale Fabio Sciascia, unico esponente della Lega, ha chiesto e ottenuto con voto dell’Aula che una lapide partigiana sia spostata. È all’ingresso del cimitero, ma troppo vicina a una statua della Vergine Maria, potrebbe “turbare la sensibilità religiosa” di qualcuno. Mozione presentata al parlamentino cittadino e approvata con cinque voti a favore, quattro contrari e tre astenuti.

La battaglia del consigliere dal cuore verde era cominciata a gennaio, presentando un’interrogazione ma era stata bloccata dall’indignazione dei familiari dei partigiani e dei militari italiani internati nei campi nazisti. Non pochi perché, chissà se il consigliere lo sa, ma il contributo del Meridione e di anche Termini alla lotta di Resistenza è stato grande.

Alcuni dei partigiani e internati di Termini Imerese ricordati nella lapide. I combattenti e gli internati Caduti morirono tutti lontano da casa per la libertà dell’Italia. Alcuni hanno monumenti intitolati in altre città del nostro Paese

Durissima la reazione dell’Anpi per una vicenda che ha varcato i confini cittadini: “e grave decisione – ha dichiarato il coordinatore regionale dei partigiani, Ottavio Terranova –, che non ha nulla di religioso ma rappresenta una gravissima scelta politica che offende quanti hanno lottato per liberare l’Italia dal nazifascismo”.

La lapide messa all’indice dal consigliere leghista era stata collocata nel 2016 dall’Associazione e dall’Amministrazione comunale ha incisi i nomi di ben tredici tra partigiani e militari italiani internati morti in battaglia oppure sopravvissuti quali Girolamo Li Causi, leader del Pci siciliano nel dopoguerra e vice presidente della Commissione antimafia, e della moglie, pure lei partigiana, Giuseppina Vittone.

La targa è stata posta anche dall’Amministrazione comunale di Termini Imerese

Il coordinatore Terranova ricorda inoltre come “sempre in occasione del 25 Aprile, un religioso benedice, come illustrano le foto, la lapide che ricorda questi suoi figli caduti per la libertà. Toglierla dal luogo dove è collocata, rappresenterà anche un oltraggio alla statua della Madonna dello storico monumento”.

A intervenire, è stata subito anche la sezione Anpi di Termini con Caterina Mastrosimone, a nome di tutto il comitato direttivo dell’Anpi G. Li Causi. Che si è rivolta alla sindaca Maria Terranova, M5S, non presente in Consiglio durante il voto sulla mozione, inserita “all’ultimo punto dell’ordine del giorno”.

L’inaugurazione a Termini della targa con il sacerdote e il gonfalone del Comune (himeralive.it)

Ricordano gli eredi della Resistenza “che se fosse stato per i fascisti, tutti gli antifascisti sarebbero morti in carcere e che tantissimi partigiani lottarono a rischio della loro vita per un’idea di libertà, di uguaglianza e di giustizia, mentre il fascismo mandava allo sterminio e alla guerra migliaia di Italiani e di giovani, trucidava in combutta con i nazifascisti tedeschi, milioni di ebrei, chiudeva il Parlamento, aboliva i partiti politici, imprigionava ed assassinava gli oppositori come Matteotti, aboliva la libertà di stampa ed approvava le vergognose leggi razziali nel 1938”.

La missiva dell’Anpi continua: “In un momento storico assai complicato come l’attuale, non si può abbassare la guardia perché non tutte le forme di fascismo sono state eradicate, sono solo più subdole e sempre pronte a riemergere per mettere a rischio le libertà conquistate con il sangue e con il coraggio di tanti italiani”. C’è anche una nota amara nella lettera perché a sorprendere l’Anpi di Termini è stata l’uscita dall’Aula al momento del voto di consiglieri che hanno nell’albero genealogico di famiglia ex internati: “proprio da loro ci saremmo aspettati la difesa della memoria da un’aggressione politica tanto grave, anche se travestita da falso moralismo religioso!”.

Resta per tutti noi da capire per quale ragione un luogo di sepoltura non sia “consono a ospitare una lapide civica” come sostenuto da Sciascia e come mai al contrario le autorità ecclesiali siano presenti, tengano Messa e benedicano nelle solenni commemorazioni in tutta Italia la memoria dei Caduti contro l’occupazione nazifascista.

La lettera alla sindaca si chiude con la richiesta, avanzata “con forza di non rimuovere la lapide e comunque di coinvolgere nella scelta i parenti dei nostri concittadini ricordati per sempre in essa”. Infine un appello alla pietas e al rispetto della fede religiosa di tutti i Caduti perché, scrive l’Anpi di Termini Imerese, “sotto il manto della Madonna devono stare tutti i suoi figli, compresi quelli che hanno combattuto per difendere il loro Paese e la libertà”.