Uno dei prodotti dell’inchiesta “Galassia Nera” di Patria Indipendente è stato una lista di pagine Facebook apologetiche del fascismo. Un fenomeno a cui abbiamo dedicato un approfondimento, andando a guardare da vicino le attività di quelle più seguite.

Già dopo la pubblicazione di un anticipo dell’inchiesta, a dicembre 2016, sono state molte le voci che si sono levate contro il fascismo nel web, con interrogazioni parlamentari e la Presidente della Camera che in più di un’occasione si è pubblicamente rivolta a Mark Zuckerberg. E, soprattutto dopo la pubblicazione dell’inchiesta completa a maggio 2017, c’è stata grande attenzione da parte della stampa nazionale. Infine il dibattito si è ulteriormente allargato quando la proposta di legge Fiano ha passato un primo vaglio del Parlamento.
Le conseguenze pratiche invece erano state fino ad adesso solo saltuarie e a fine ottobre 2017 si contavano su Facebook ancora oltre 600 pagine del nostalgismo fascista.

Recentemente però abbiamo assistito ad una chiusura sistematica e in rapida sequenza che, pur tenendo conto delle pagine che poi sono state riaperte, ha ridotto il numero totale di queste pagine a circa 400.

Dai dati da noi registrati pare evidente che la chiusura delle pagine apologetiche ha avuto un picco nei mesi in cui il dibattito pubblico è stato percorso dalla discussione della proposta di legge Fiano, ma è stato l’avvicinarsi delle elezioni politiche a far gradualmente impennare il numero di pagine chiuse.

Il numero di pagine non più raggiungibili nel giorno 1 marzo 2018 la cui ultima attività da noi registrata cade nel mese indicato.

La cosa davvero notevole è che nel periodo pre-elettorale risultano particolarmente colpite proprio le pagine più seguite: delle venti pagine apologetiche con più fan presenti su Facebook ad ottobre 2017 solo due sono raggiungibili il primo marzo 2018.

Per dare un’idea: se si somma il numero di “mi piace” delle pagine apologetiche chiuse nel solo mese di febbraio si ottiene una cifra che rasenta 850.000.

Inoltre va sottolineato come per ogni pagina non raggiungibile tutti i contenuti pubblicati dalla pagina sono a loro volta irraggiungibili. Di nuovo, è proprio nel periodo pre-elettorale che le pagine più prolifiche sono state chiuse: nel solo mese di febbraio 2018 sono scomparsi oltre 60.000 post.

Il numero di post non più raggiungibili nel giorno 1 marzo 2018 a causa della chiusura delle pagine che li avevano pubblicati, nel mese indicato.

Oltre alle pagine apologetiche del fascismo storico, che sono di gran lunga la categoria più colpita, abbiamo notato anche la chiusura di pagine culturalmente vicine come Vecchie Maniere (54.000 fan), Resistenza Nazionale (33.000 fan) o la pagina del gruppo musicale di “rock ariano” Katastrof (1000 fan) legato al Veneto Fronte Skinheads, la cui pagina Facebook ha a sua volta avuto una vita effimera iniziata e finita nel settembre 2017. Sono state rese irraggiungibili, ma in numero decisamente inferiore, anche pagine che fanno riferimento a partiti politici dell’estrema destra come la pagina principale del Movimento Fascismo e Libertà o quella di Forza Nuova Milano, che con regolarità hanno pubblicato contenuti politicamente o culturalmente riferibili al fascismo storico.

In tutto questo è bene sottolineare che non sappiamo se le pagine siano definitivamente chiuse o se, come a volte accade, risultino irraggiungibili solo in via temporanea, né sappiamo se tutto questo sia avvenuto per una precisa scelta a priori di Facebook o sia dovuto a segnalazioni mirate da parte di utenti nei confronti di queste pagine o dei loro contenuti.
In ogni caso appare evidente che si tratti di un fenomeno strettamente collegato alla scadenza elettorale.

La presenza di queste pagine su Facebook è naturalmente motivo di preoccupazione perché, come sottolineavamo in chiusura del recente articolo “Nostalgia canaglia“, il bombardamento con almeno 100 post al giorno provenienti da queste pagine ha come effetto a lungo termine “un cambio del senso comune: con una estrema semplificazione e una effettiva destoricizzazione del regime fascista e delle sue figure di spicco, implicitamente si recide il legame diretto fra fascismo e pericolo per la democrazia.“.
Gli aspetti legali della faccenda sono però intricati. Se da una parte ci sono le parole chiarissime della legge Scelba che punisce chi […] rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito [il partito fascista, ndr] o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista, dall’altra è evidente che ci si muove sullo spinosissimo terreno dei reati di opinione, la cui libertà di espressione è sancita dall’articolo 21 della Costituzione.

In tutto questo va aggiunto il ruolo di Facebook. È un contenitore neutro o è invece un editore a cui chiedere conto della propria linea editoriale? Ha delle responsabilità verso l’opinione pubblica? È in grado di incidere sul dibattito politico e sulla vita democratica del nostro paese?
Queste sono domande importanti da porsi non solo a proposito di Facebook, ma per tutti i social network e più in generale per tutti quei contenitori che si vorrebbero disintermediati.
Anche perché il caso Cambridge Analytica dimostra che la potenza di Facebook e dei dati raccolti va ben oltre Facebook stesso.

Vi sono importanti segnali in questo senso, con il dibattito innescato dalla elezione di Donald Trump e con la recente espulsione da Facebook dell’organizzazione di estrema destra inglese Britain First e dei suoi leader.

C’è da augurarsi quindi che la chiusura delle pagine apologetiche del fascismo sia il segno di un’attenzione permanente su questo tema da parte di Facebook, che finalmente inizi a dar maggiore concretezza al divieto di uso della propria piattaforma per “incitazione all’odio o alla violenza” o con scopi “discriminatori“, come affermato nella propria policy.
Senza naturalmente dimenticare gli analoghi gruppi Facebook, che raccolgono lo stesso tipo di contenuti.
L’apologia di fascismo è sempre un vero e proprio messaggio politico, che mira ad esaltare le idee e le persone che hanno trasformato in leggi dello stato l’odio, la violenza e la discriminazione.
Non c’è alcuna possibilità, neppure volendolo, di essere neutri di fronte a messaggi che hanno conseguenze inevitabili e dirette sulla qualità della nostra democrazia.