Trieste, piazza Unità, 18 settembre 1938, Mussolini anticipa alla folla l’entrata in vigore delle leggi razziali

Una manifestazione nazionale che sa di provocazione e rappresenta un insulto alla città quella programmata da CasaPound a Trieste per il prossimo 3 novembre. Nel luogo scelto da Mussolini nel 1938 per annunciare le leggi razziali, i fascisti del terzo millennio sfileranno per celebrare, in occasione dell’anniversario della fine della prima guerra mondiale, “la città che ha più lottato per l’italianità”. A conclusione di un convegno nazionale, “sarà un corteo che passerà alla storia” ha promesso Gianluca Iannone, capo del partito di estrema destra e che, ha aggiunto il coordinatore regionale, “attirerà più di quanti aderirono al corteo di Gorizia, organizzato nel 2015 in occasione dell’entrata in guerra dell’Italia”. Al momento l’iniziativa sembrerebbe autorizzata, ma una moltitudine di cittadini non ci sta. A dare loro voce è anche la Chiesa. Intervenendo al congresso delle Acli, il vicario della Curia, monsignor Ettore Malnati, braccio destro del vescovo di Trieste Crepaldi ha dichiarato. “È scandaloso un raduno qui”. Stessa presa di posizione dei partiti democratici e dell’Anpi. Il Presidente provinciale dell’associazione dei partigiani, Fabio Vallon, si è rivolto pubblicamente alle Autorità, ha scritto al prefetto, al questore, al sindaco chiedendo che “ognuno nelle proprie competenze e responsabilità, si adoperino per non autorizzare la manifestazione e impedire un simile oltraggio alla città. Non è in gioco la libertà d’opinione, che proprio la vittoria sul fascismo ha garantito, ma il rispetto della Costituzione Italiana”.

L’incendio del Narodni dom, il 13 luglio 1920. In sloveno, Casa del popolo di Trieste era un edificio polifunzionale, sede delle organizzazioni degli sloveni triestini, di un teatro, una cassa di risparmio, un caffè e l’Hotel Balkan (da https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/t humb/1/1a/L%27incendio_dell%27Hotel_Balkan.jpeg/260px-L%27incendio_dell%27Hotel_Balkan.jpeg)

Nella missiva Vallon spiega che “Trieste è stata tra le primissime città italiane a sperimentare la violenza dello squadrismo fascista con l’incendio del Narodni Dom nel luglio del 1920. Ha visto i propri concittadini di lingua e cultura slovena privati dei propri cognomi, dei propri toponimi, impediti ad esercitare le proprie attività sportive, culturali ed economiche, obbligati con la violenza a non usare la propria madrelingua”. Non solo. A Trieste, in piazza Unità, il 18 settembre 1938, Mussolini enunciava quelle ignobili norme razziste che già il re Vittorio Emanuele III aveva firmato qualche giorno prima a Pisa e trasformate poi, il 17 novembre, nel regio decreto 1728 “per la razza italiana”.

Continua il doloroso elenco di Vallon: “Trieste ha visto gli orrori della guerra scatenata dal nazifascismo, è stata ignobilmente ceduta dai fascisti ai nazisti diventando parte integrante del Terzo Reich. Trieste ha visto i paesi del suo carso bruciati dai nazifascisti.  E ancora ricordando la Risiera di San Saba: “A Trieste ha funzionato l’unico campo di sterminio nazista in Italia. Da Trieste è partito il maggior numero di convogli ferroviari destinati ai campi di sterminio gestiti dai nazisti in tutta Europa. Trieste ha subito la vicenda delle foibe, tragica e sbagliata reazione scatenata proprio dalle violenze nazionaliste e fasciste del ventennio nero”. Ma la città riconquistò onore e dignità, continua il presidente Anpi Trieste: “È città medaglia d’oro al valor militare per la lotta di Liberazione, come la vicina Muggia medaglia d’argento. Nel secondo dopoguerra è stata capace di risollevarsi e ricostruire, seppur lentamente e con fatica, un clima di rispetto e di pacifica convivenza.

L’ingreso della Risiera di San Sabba (da https://it.wikipedia.org/wiki/ Risiera_di_San_Sabba)

A Trieste si è sperimentato, con successo e molto prima di Maastricht, il confine più aperto in un’Europa allora divisa in blocchi politici e militari contrapposti. Trieste è stata, e vorremmo sia ancora, la città del Concerto dei Tre Presidenti”. Così è passato alla storia il concerto diretto dal maestro Riccardo Muti del 2010 alla presenza di Giorgio Napolitano, del presidente croato Türk e dello sloveno Josipovic, una delle innumerevoli iniziative promosse per la pace, la democrazia e l’accoglienza. Per questo e per molti altri motivi, conclude Vallon, “non possiamo credere che a Trieste possa svolgersi una manifestazione di chiaro stampo revisionista, fascista e razzista, xenofoba e nostalgica, a 100 anni dalla fine della Prima guerra mondiale, che il papa di allora definì “l’inutile strage”.

Per di più il 4 novembre si attende la visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia già si sono avviate molte delle manifestazioni per non dimenticare l’80° delle leggi della vergogna. Quel 18 settembre, il numero uno del fascismo, era arrivato a Trieste sulla plancia di comando del cacciatorpediniere “Camicia Nera”.

Questo un passo del suo discorso a una folla in delirio: “Nei riguardi della politica interna il problema di scottante attualità è quello razziale. Anche in questo campo noi adotteremo le soluzioni necessarie. Coloro i quali fanno credere che noi abbiamo obbedito ad imitazioni, o peggio, a suggestioni, sono dei poveri deficienti, ai quali non sappiamo se dirigere il nostro disprezzo o la nostra pietà. Il perché sono abituati a lunghi sonni poltroni. È in relazione con la conquista dell’Impero, poiché la storia ci insegna che gli Imperi si conquistano con le armi, ma si tengono col prestigio. E per il prestigio occorre una chiara, severa coscienza razziale, che stabilisca non soltanto delle differenze, ma delle superiorità nettissime. Il problema ebraico non è dunque che un aspetto di questo fenomeno. L’ebraismo mondiale è stato, durante sedici anni, malgrado la nostra politica, un nemico irreconciliabile del fascismo”. Quel 18 settembre 1938 nasceva “il nemico del regime” e si prospettavano le “soluzioni necessarie”. Strategie politiche che qualcuno sembra aver quasi copiato in questo nostro presente.