Ultimamente una parte della stampa italiana sembra aver aperto un credito nei confronti di Giorgia Meloni e del suo partito. Intervenendo sul Corriere della Sera il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo, ha replicato a quelle aspettative sottolineando legami organici con gruppi che manifestano salutando romanamente, inneggiano al fascismo, strillano slogan nostalgici. Vive dal febbraio 2019 sotto scorta Paolo Berizzi, giornalista di Repubblica, autore di numerose inchieste sui mondi della galassia nera, unico cronista in Europa a dover essere protetto perché il suo lavoro rappresenta una minaccia per neofascisti e neonazisti.
Fratelli d’Italia ha stabilito ponti con la galassia nera?
Esiste un doppio livello di Fratelli d’Italia, c’è quello istituzionale di un partito che si propone come destra moderna, repubblicana, europea, non nostalgica e un altro che attraverso molti suoi esponenti, militanti, simpatizzanti, non rifiuta angolazioni fasciste, piuttosto vi strizza l’occhio. Guardiamo i fatti. Le cronache raccontano, e da tempo, che FdI, e quindi la stessa presidente Giorgia Meloni, faticano a prendere le distanze dalla destra neofascista, quella che discrimina, odia, scende in piazza con i saluti romani e inneggia addirittura a ufficiali nazisti. Per esempio a Leon Degrelle, omaggiato con un post dai militanti di Gioventù Nazionale a Verona, l’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia nata proprio per volontà di Meloni. Un tributo al capo di una divisione SS, condannato a morte in Belgio, rifugiatosi in Spagna e protetto per decine di anni dal regime franchista. Quel post su Degrelle è emblematico, dopo il mio articolo su Repubblica è stato subito cancellato e la pagina veronese di Gioventù Nazionale è scomparsa dal social. Però Ciro Maschio, esponente di Fratelli d’Italia e presidente del Consiglio comunale di Verona, minimizza sostenendo in modo acrobatico che il partito non c’entra nulla. In realtà c’entra eccome perché Gioventù Nazionale sono i giovani di Fratelli d’Italia. Ma Giorgia Meloni non ha profferito parola su quella vicenda.
Nostalgia canaglia?
Ricorderei la Faccetta nera cantata in radio dall’assessore all’istruzione della Regione Veneto, Elena Donazzan. Un’altra circostanza che ho raccontato, e fece molto clamore, è la cena commemorativa della marcia su Roma, vale a dire l’inizio del fascismo, organizzata da Fratelli d’Italia in provincia di Ascoli Piceno. Settanta persone tra cui l’attuale governatore delle Marche, Francesco Acquaroli, pupillo di Giorgia Meloni. C’era il sindaco di Ascoli Piceno Marco Fioravanti, anche lui di FdI, e i maggiorenti locali del partito. Una cena con tanto di menù dedicato alla marcia del 28 ottobre 1922 e un corredo di foto-immagini-frasi inequivocabili. Non mancarono gli imbarazzi dei partecipanti, una volta scoperti. Neppure in quella occasione Giorgia Meloni ha preso le distanze.
Può realisticamente puntare al 25% il partito di Meloni?
È in atto una competizione tutta interna alla destra. Giorgia Meloni sta portando avanti un’operazione sicuramente abile. Nella competizione con Salvini al momento è lei in vantaggio. Fratelli d’Italia governa già in due Regioni, oltre alle Marche in Abruzzo, un buon trampolino per candidarsi ad essere guida a livello nazionale della destra italiana. Cresce nei consensi, parliamo già di percentuali a due cifre. C’è un elettorato tradizionale di destra che non ha più una casa dai tempi di Alleanza nazionale, e la fiamma tricolore assunta nel simbolo di Fratelli d’Italia è un simbolo di richiamo molto potente. Fratelli d’Italia punta a prendersi pezzi di elettorato della Lega disorientati o forse scontenti dei balletti salviniani. Cioè di un partito ipersovranista, ascrivibile di fatto all’estrema destra europea, vedi l’ultima alleanza con Orban e il premier polacco, che in Italia ha dato l’avvallo al governo Draghi partecipando all’esecutivo. Hanno prevalso Giorgetti e Zaia, molto meno sovranisti. Ecco, Fratelli d’Italia mira a prendere sotto la propria vela i delusi della Lega che andava a braccetto con i neofascisti dichiarati. CasaPound pur non tagliando del tutto i rapporti con Salvini, un fidanzamento cominciato nel 2014 e durato circa due anni e mezzo, ora guarda a Fratelli d’Italia. Alle prossime amministrative nella capitale, la tartaruga frecciata è destinata ad appoggiare il partito di Meloni con la lista Volontà romana. E Fratelli d’Italia è pronta a giocarsi la partita per diventare il traino della destra italiana.
CasaPound era in piazza alle manifestazioni di Io Apro. Anche Giorgia Meloni ha spinto molto sulle riaperture.
Il populismo sovranista cavalca rabbia, disagio, paura. Si sta riproponendo il medesimo schema di sei mesi fa, quando i fascisti scesero in piazza nelle città italiane a Roma, Napoli, Milano, Firenze, Torino dando vita a manifestazioni violente, sfidando frontalmente lo Stato e cavalcando le difficoltà economiche dettate dalla pandemia. Per scopi personali sostanzialmente, per costruire un consenso speculando sulla paura e sul disagio delle persone. Nei giorni scorsi in piazza c’erano ristoratori, titolari di palestre, ambulanti in crisi: ponevano domande serie che richiedono risposte adeguate.
C’erano però anche i sobillatori, i professionisti della paura e dell’odio il cui unico scopo è quello di strumentalizzare le proteste e trasformarle con modalità violente in manifestazioni che poco hanno a vedere con la richiesta legittima di sostegni. Aggiungi che CasaPound nel business della ristorazione ha più di un interesse perché hanno una catena di ristoranti tra Roma, Milano, Spagna e Perù. Così per le palestre, CP a Roma ha partnership ben avviate con una serie di palestre dove organizzano manifestazioni che uniscono lo sport alla propaganda politica. Con una battuta vien da dire che hanno un interesse doppio: da una parte cavalcare la rabbia mettendosi alla testa delle proteste e dall’altra tutelare propri interessi economici e commerciali. Le bombe carta, le bottiglie tirate contro la polizia avevano molto poco a che vedere con le manifestazioni, ribadisco legittime, di quelle categorie di lavoratori. È uno schema tipico. I gruppi della destra estrema sono molto capaci sulle piazze virtuali e il covid ha fornito una formidabile occasione per riaffacciarsi sulle piazze fisiche. Forza nuova non è da meno e ha già annunciato per l’8 maggio un appuntamento a Roma.
L’ultimo libro di Berizzi è L’educazione di un fascista, chi è attratto dalla nostalgia del Ventennio?
Oggi l’estrema destra ha un forte appeal soprattutto nel mondo giovanile. Come racconto nel libro, punta soprattutto sulla potenza delle suggestioni: simboli, abbigliamento, estetica, miti e slogan rimasticati e riproposti alle nuove generazioni. Costruisce luoghi di aggregazione e consenso negli stadi, nelle scuole, sui social, nelle palestre. In sostanza nel terzo millennio non c’è un tirocinio per diventare neofascisti, lo si diventa quasi casualmente: dopo una partita allo stadio, un concerto, una manifestazione in piazza. Ai giovani viene offerta l’opportunità di sentirsi “soldati politici” al servizio della patria sovrana per difendere il territorio, dove il territorio è la nazione, la città, il quartiere. Da proteggere dagli “invasori”, cioè nella narrativa neofascista gli immigrati brutti sporchi e cattivi, gli stranieri che ci portano via la casa, il lavoro, stuprano le nostre donne. Diventare un soldato politico prevede anche un addestramento fisico qualora arrivi il momento della cosiddetta “resistenza etnica”, per difendersi dall’invasione delle altre etnie, delle altre razze e i casi di cronaca ci raccontano i pestaggi agli immigrati. Nel libro descrivo la fitta rete di palestre, circoli, sportivi, associazioni, dove allo sport si unisce la propaganda politica. In questo i gruppi neofascisti sono abilissimi. CasaPound, Forza Nuova, LealtàAzione in Lombardia propongono un circuito in cui i ragazzi trovano tutto: la politica, quindi la militanza, lo sport, il volontariato, l’escursionismo addirittura, l’aspetto aggregativo comunitario e identitario. Hanno radio, librerie, testate giornalistiche, come Primato Nazionale di CasaPound. Inoltre l’età media della militanza dell’estrema destra in questi ultimi anni si è molto abbassata e al contempo è aumentato il livello di violenza, fisica ed evocata. Questi gruppi organizzati stanno occupando spazi lasciati liberi, e quindi appaltabili, dalla cosiddetta sinistra movimentista, che negli ultimi anni ha ceduto il passo. E così arriviamo ai pacchi alimentari, le buste della spesa consegnate agli italiani poveri, i momenti sociali di un volontariato che io ho chiamato “welfare nero”, capace di sostituirsi allo Stato dove lo Stato non è presente.
Meloni come potrebbe poi dominare quelle pulsioni? Non rischia possano sfuggirle di mano?
Un rischio c’è, ma calcolato. Meloni conosce quel mondo, viene dal Fronte della Gioventù, dalle organizzazioni giovanili del Movimento sociale italiano, ha definito Giorgio Almirante un grande grande statista, e quando c’è stato bisogno di forzare i toni l’ha fatto benissimo. Sa perfettamente intercettare il consenso dei giovani e sa benissimo su quali tasti pigiare. Va ricordato che CasaPound attualmente è sotto processo a Bari per tentata di ricostituzione del partito fascista e per violenze. A Maccarese, a un passo da Roma, hanno scoperto una sede utilizzata da CP con tanto di altarini per celebrare messe in onore di criminali di guerra quali Erich Priebke e Heinrich Himmler. E allora tirarsi indietro questi gruppi può anche costituire un problema ma anche vantaggio. Perché sono una sorta di braccio armato, di manovalanza che fa il lavoro sporco, e sa come aggregare. Questo è il tema vero.
Si continua a sottostimare la loro “potenza di fuoco”?
Chi sottovaluta CasaPound e Forza Nuova perché elettoralmente hanno incassato lo 0,3 e lo 0,1 forse non sa che sono stati aspirati dalla Lega e da Fratelli d’Italia. Proprio Fiore e Di Stefano, i leader di FN e CP in occasione delle ultime europee hanno affermato che i loro elettori hanno votato per la Lega e per Fratelli d’Italia. In casi come questo, i numeri non riescono a leggere i fenomeni, vanno bensì misurati con il messaggio veicolato e la capacità di organizzarsi sul territorio. Meloni, a differenza di altri esponenti del suo partito che non hanno avuto difficoltà a uscirsene con dichiarazioni apologetiche e nostalgiche, è molto attenta, perché consapevole di essere sotto stretta osservazione e tuttavia ha una storia che parla per lei. Ed è dotata di un tipo di narrazione a intensità variabile: sa essere sobria e contenuta quando ci sono distanze da marcare, rispetto alle esuberanze di Salvini per esempio, e sa scaldare gli animi quando c’è da parlare alla pancia del suo elettorato. Sa su quali tasti spingere.
Liliana Segre dice che sotto sotto l’Italia non ha mai smesso di essere fascista e neppure ha perso la fascinazione per l’uomo forte al potere. Certo, la storia non si ripete mai uguale a se stessa, però nemmeno in forma di farsa. Il fascismo può riproporsi in forme nuove: liquido, culturale. I fascisti sono già nei Consigli comunali, siedono in Parlamento, governano delle Regioni. Il rischio è che l’architettura democratica perda gradualmente dei mattoni in una deriva autoritaria dove prevale la narrazione dell’uomo forte o della donna forte al comando, direi più il primo che la seconda conoscendo la concezione della società tipica del fascismo in la donna ha ruoli subalterni.
Giorgia Meloni potrebbe essere derubricata dai colleghi uomini di Fratelli d’Italia?
Meloni sa perfettamente che la società italiana è maschiocentrica. Incarna lo strano caso di un partito in ascesa basato fondamentalmente su un tratto tipico della concezione della società e della famiglia fascista con la donna in posizione subalterna a casa e sull’uomo “che fa rispettare le regole”.
In Italia abbiamo gli strumenti per contrastare il neofascismo emergente?
C’è un problema nel problema. La Scelba e la Mancino sono le tra le leggi più disapplicate del nostro ordinamento giudiziario e manca una conoscenza piena del fenomeno. Ci sono magistrati che fanno un ottimo lavoro e altri che lascian correre in nome dell’articolo 21 della Costituzione sulla libertà di espressione. Ci troviamo di fronte al paradosso di un Paese che ha prodotto il fascismo ma lo ha anche sconfitto eppure in Europa è quello dove più sono tollerate manifestazioni e propaganda fascista. Non serve avere nuove norme, basterebbe applicare quelle esistenti.
Anche Berizzi è un caso unico. Mi riferisco alla scorta.
In Polonia e Ungheria, dove il livello di tolleranza nei confronti di neofascisti e dei neonazisti è alto, nessun cronista ha necessità di una scorta. In Italia sono 24 i giornalisti protetti, tutti minacciati dalla mafia tranne me. In altre parole, prima era solo la mafia a minacciare, ora lo fanno anche i neofascisti, forti sul territorio proprio come la malavita organizzata. La scorta è un dispositivo con cui lo stato opera in difesa non potendo eliminare la matrice delle intimidazioni. Credo tuttavia ci vorrebbe molto poco per sciogliere i gruppuscoli neofascisti che mi costringono a vivere in una specie di gabbia mentre loro agiscono indisturbati.
Manca la volontà politica. Ricordo sommessamente i Paesi dove gruppi e movimenti neofascisti vengono messi al bando, dichiarati fuorilegge: Alba Dorata in Grecia, Génération identitaire in Francia, Asd in Germania sotto stretta vigilanza perché secondo i servizi tedeschi rappresenterebbe un problema per la democrazia. Inoltre l’antifascismo e il contrasto ai gruppi neofascisti e neonazisti è uscito dall’agenda politica e da quella dei governi, a prescindere dal segno politico. È una battaglia invece straordinariamente attuale, necessaria nella stagione che stiamo vivendo, la riaffermazione dell’antifascismo come valore fondante della nostra democrazia. Gli ultimi governi di centro sinistra hanno dato risposte insufficienti, per usare un eufemismo, quasi assenti e le istituzioni sembrano pochissimo interessate al contrasto dei fenomeni neofascisti e neonazisti. Continua a esserci un silenzio e una sottovalutazione diffusa. Purtroppo minimizzare significa banalizzare, essere benaltristi, tutti fattori concorrenti ad aver fatto e a fare la fortuna dei gruppi neofascisti e di chi li protegge e li coccola. Questo è un problema tutto italiano. Purtroppo la Costituzione italiana, antifascista dal primo all’ultimo articolo, è invece rimasta e rimane inattuata. E se le norme sulla messa al bando del fascismo non vengono applicate, vien da dire che la Liberazione è un processo ancora incompiuto. Ecco perché il 25 Aprile è importante e perché diviene urgente che la politica riprenda in mano concretamente la battaglia antifascista.
Pubblicato domenica 18 Aprile 2021
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