L’8 settembre è il giorno della Festa Patronale di Viguzzolo, territorio di Alessandria, e ormai da 25 anni l’Anpi e l’Associazione Culturale in collaborazione con l’Amministrazione Comunale ricordano la data dell’armistizio come la data d’inizio della Resistenza.

I tedeschi occupano l’Italia, il re scappa a Brindisi e l’esercito è allo sbando; 44 giovani viguzzolesi “hanno sentito che, dopo aver obbedito passivamente ai comandi di chi aveva il potere, era giunto il momento di obbedire alla loro coscienza che gli ordinava di assumersi responsabilità, di concepire nuovi doveri da compiere, dimenticando il proprio interesse privato e mettendo in conto anche il sacrificio di affetti famigliari, di legami sentimentali, della stessa vita” (parole pronunciate a Viguzzolo il 25.4.2017 dal professor Don Giampiero Armano, Presidente dell’ Associazione Memoria della Benedicta, deceduto il 2.8.2018).

Sono trascorsi 75 anni da quegli eventi e noi sentiamo il dovere morale di non dimenticare; per questo il 7 settembre abbiamo invitato per un incontro pubblico due ospiti d’eccezione: Marco Revelli (sociologo, storico, scrittore) e Moni Ovadia (scrittore, regista, drammaturgo), entrambi personaggi di indiscussa autorevolezza nei rispettivi campi d’azione.

Marco Revelli

Il professor Revelli ha intrattenuto la platea con una lucida analisi storica, politico e sociale della Resistenza soffermandosi, anche perché sollecitato a farlo, a raccontare l’esperienza di suo padre Nuto (sopravvissuto a “quell’avventura nefasta” della campagna di Russia) il quale scelse la via della Resistenza e contribuì in modo significativo a costituire le prime bande partigiane che operarono con successo nel Cuneese. Ci ha inoltre ricordato la figura di don Raimondo Viale, simbolo della Resistenza e iscritto nell’elenco dei “Giusti fra le nazioni”, condannato al confino per avere, dal pulpito, definito la scelta della guerra come un’inutile strage.

Moni Ovadia si è soffermato su cosa significava negli anni Trenta e cosa significa oggi essere “italiani” prendendo lo spunto da quel regio decreto che il governo fascista emanò proprio a settembre di 80 anni fa: quelle disposizioni, destinate a rimanere una vergogna indelebile, che vanno sotto il nome di leggi razziali.

Moni Ovadia

Pur dichiarando di aver fiducia nei giovani per un futuro di pace, non ha sorvolato il fatto che la definizione “italiani brava gente” è stato un azzardo di autoassoluzione; a differenza di altri Paesi, per esempio la Danimarca, ben pochi italiani si opposero alle discriminazioni nazifasciste nei confronti degli ebrei.

Entrambi i relatori, che hanno autorevolmente stimolato gli astanti, sono stati ripetutamente interrotti da spontanei applausi da parte di un bellissimo e numeroso pubblico che ha voluto testimoniare il proprio apprezzamento per due “amici” che si sono espressi senza retorica e con la profonda passione di veri antifascisti militanti.

Non ha mancato di suscitare interesse l’“intervista” che il giovane Pietro Pernigotti (18 anni) ha fatto a Ousseinou Seydi, immigrato senegalese di 23 anni, oggi residente a Volpedo. Ha raccontato le terribili vicissitudini che ha incontrato durante il viaggio per raggiungere l’Italia, compresa la grande gioia di essere riuscito a fuggire dal carcere libico. Oggi, Ousseinou Seydi, inserito in un ambiente che lo accolto e aiutato, produce un ottimo pane.

Pasquale Scopelli, presidente Sezione Anpi di Viguzzolo (Alessandria)


Ed ecco la registrazione integrale dell’evento: