Soumayla Sacko

Sono andati nel cuore della Piana di Gioa Tauro per incontrare quegli uomini che da anni, per troppi, sono solo braccia che portano avanti l’agricoltura, i frutteti di mandarini e i campi. Una delegazione dell’Anpi Calabria, guidata dal coordinatore Mario Vallone, ha incontrato i due fratelli e i tanti amici di Soumayla Sacko, il ventinovenne del Mali ammazzato la sera del 2 giugno scorso a fucilate mentre con due connazionali tentava di portar via delle lamiere da una fabbrica dismessa.

Tendopoli di San Ferdinando, sei chilometri da Rosarno, sorta dopo il 2010, quando la rivolta dei migranti alle durissime condizioni di vita e lavoro scosse il Paese intero. Ma dopo i giorni della rabbia, il silenzio sulla sorte quotidiana di oltre 3mila braccianti era divenuto una cortina quasi impenetrabile, oggi squarciata dai colpi che hanno ucciso il giovane migrante Soumayla, lavoratore in regola col permesso di soggiorno, che si rompeva la schiena sotto il sole di Calabria per tre euro l’ora, padre di una bambina e attivista sindacale.

«Ci hanno chiesto di non lasciarli soli», racconta Vallone. L’Associazione dei partigiani ha portato solidarietà con l’impegno a tenere alta l’attenzione. Perché il timore c’è, è già accaduto, e ripetutamente, di dimenticare la disperazione, le baraccopoli, le angherie, i ricatti dei caporali da quando la morte di Jerry Maslo, rifugiato sudanese, ucciso nel casertano nel 1989, non passò inosservata.

Sono trascorsi poco meno di trent’anni da allora. Stavolta però, almeno l’Anpi non permetterà che la morte di Sacko venga inghiottita dall’ordinarietà dei soprusi e dello sfruttamento non appena si spegneranno i riflettori mediatici. “Non convincono le troppe “passerelle” di questi ultimi giorni – continua Vallone –. Sembra che in tanti abbiano saputo solo ora del dramma vissuto da migliaia di persone. Le tendopoli esistono da anni; così come la violenza, lo sfruttamento e varie forme di schiavismo. Questo ci hanno detto in tanti oggi, con il timore che passata l’emergenza per il grave fatto di sangue tutto ritorni come prima».

Da http://it.euronews.com/2018/06/09/ milanomanifestazione-per-soumayla-sacko

E preoccupa il razzismo, sempre meno strisciante alle nostre latitudini. Nei dintorni di San Filippo e Rosarno, la Lega ha preso oltre il 13 per cento alle ultime elezioni politiche, senza mai parlare di ‘ndrangheta, ma riservando la sua propaganda contro gli immigrati. Eppure la metà dei braccianti che vivono nella Piana sono rifugiati e richiedenti asilo. Giovani fuggiti da guerre o dittature. Vengono da Ghana, Nigeria, Gambia, Burkina Faso, dal Mali, come Soumayla e i suoi fratelli, appunto. «Oltre la vergogna a futura memoria di un ministro che rasenta il disprezzo per la dignità delle persone quando parla di “pacchia finita” – dice il coordinatore calabrese dell’Anpi – sarebbe bene che anche altri facessero una sana autocritica sulle politiche migratorie degli ultimi anni. Preoccuparsi delle condizioni di vita nelle tendopoli va bene. Bisogna farlo sempre e con continuità, non solo nelle situazioni di emergenza. La morte di Soumayla Sacko oggi, così come le altre vittime dello schiavismo e del razzismo, parlano alle nostre coscienze. Far finta di non vedere o minimizzare darà nuova linfa agli specialisti della paura e ai seminatori di odio». Discriminazione razzista che si fa complice di una condizione economica estrema: «Perdura in questi luoghi da troppo tempo una condizione insostenibile a tutti i livelli, di povertà assoluta. Condizioni di lavoro misere, attese infinite per vari permessi, unite a un degrado tale da non poter definire vita quella di migliaia di migranti».

Dunque l’Anpi ci sarà, sempre, assicura Vallone, per non permettere la rimozione, non rendere vana quella morte arrivata nel giorno in cui l’Italia festeggiava il 72° della Repubblica: «Nello spirito del dettato costituzionale, l’Anpi, ad ogni livello, sarà dalla parte dei migranti per sollecitare insieme a loro, nelle forme e nei modi possibili per la nostra Associazione, una adeguata risposta alle esigenze di chi sogna e cerca un mondo migliore dove poter vivere. Questo ci hanno chiesto le persone che abbiamo incontrato oggi: di non essere lasciati nuovamente soli».