Si moltiplicano le iniziative delle Amministrazioni locali per garantire il rispetto dei princìpi e dei valori antifascisti del dettato costituzionale e delle leggi Scelba e Mancino. Cadoneghe, cittadina di 16.000 abitanti alle porte di Padova, entra così a pieno titolo nell’elenco dei Comuni italiani che per concedere spazi pubblici ad associazioni, partiti e movimenti chiedono – per iscritto – una presa di distanza da ideologie fasciste, xenofobe, razziste, sessiste od omofobe.
Il Consiglio comunale, su proposta del sindaco Michele Schiavo, lo scorso 28 settembre ha infatti deliberato una modifica al regolamento che norma la concessione degli spazi pubblici urbani, sull’esempio di Pavia, Siena e dei precursori Cavarzere, Sarzana e Chiaravalle. D’altronde Cadoneghe non poteva restare insensibile al moltiplicarsi dei fenomeni neofascisti, in Italia e in Europa, e al dilagare di intolleranze sociali alimentate ed esasperate da organizzazioni di estrema destra. Nel territorio, infatti, le angherie subite durante il ventennio e l’occupazione non si dimenticano. Il Tribunale speciale per la difesa dello Stato infierì su poveri pescatori del Brenta, contadini di un’arida campagna, e tanti operai delle officine Oblach – divenuta negli anni Trenta Fonderia Breda – condannando al carcere e al confino. Nei mesi della guerra di Liberazione Cadoneghe diverrà sede del 6° Battaglione “Sparviero” della Brigata Garibaldi e alla Breda si sciopererà per ottenere condizioni di lavoro migliori, nonostante il presidio in armi dei tedeschi. E di Cadoneghe è Raimondo Zanella, il comandante partigiano “Giani”, uno dei promotori della Resistenza sulle montagne vicentine con la nascente Brigata, poi Divisione, “Garemi”. Non solo. A Cadoneghe si ricordano anche le lotte operaie del dopoguerra (nel ’58 negli stabilimenti metalmeccanici ci si astenne dal lavoro per oltre due mesi contro la sospensione di 100 dipendenti) e soprattutto da tempo ogni Amministrazione ha sostenuto nelle scuole e con la cittadinanza la cultura democratica e la memoria della Resistenza.
La delibera antifascista non è stata tuttavia approvata all’unanimità: ha ottenuto il favore della maggioranza (Pd e Lista civica) mentre l’opposizione di centrodestra (Lega e Forza Italia) non ha partecipato alla votazione e il M5s ha espresso voto contrario sostenendo l’inutilità del provvedimento perché ricalcherebbe quanto già previsto dalle leggi Scelba e Mancino.
Ora però si festeggia. «La disposizione per integrare il regolamento comunale sugli spazi pubblici – spiega a Patria Floriana Rizzetto, Presidente del Comitato provinciale Anpi di Padova e componente del Comitato nazionale dell’associazione – è stata avviata dai sodalizi democratici di Cadoneghe, prima fra tutte l’Anpi con la sezione “Battaglione Sparviero” insieme al Comitato provinciale padovano».
Adesso l’intento è di proporre un percorso partecipato anche nel capoluogo: «Ho chiesto un incontro al Sindaco di Padova», informa Rizzetto. La città del terrorista nero Franco Freda sta infatti divenendo laboratorio dell’estrema destra e molte sigle provano a contendersi il consenso delle giovani generazioni. La preoccupazione è dunque grande, accresciuta da quanto accaduto alla spiaggia di Punta Canna della vicina Chioggia, frequentata da tanti padovani, dove si esponevano immagini e manifesti che richiamavano apertamente il fascismo e si lanciavano proclami razzisti. «Sconcerta – dice la presidente Anpi di Padova – la richiesta di archiviazione della magistratura nei confronti del titolare dello stabilimento balneare. Un’interpretazione letterale sia della legge Scelba sia della Mancino possono portare i giudici a pronunce di questo genere, come è successo a Milano per i fatti del Campo X del Cimitero Maggiore, ma – prosegue – proprio nel momento in cui i movimenti neofascisti e neonazisti aumentano ed esercitano una forza di attrazione sia sui giovani che sulle categorie disagiate, in cui partiti di estrema destra vedono successi elettorali in molti Paesi, in cui aumenta l’intolleranza nei confronti dei diversi, ci sembra che tutto ciò contribuisca a sdoganare atteggiamenti che invece la Costituzione nata dalla Resistenza condanna». E a chi invoca la libertà di opinione replica: «In questo modo si alimenta il sostegno a un’ideologia che è stata nefasta per il nostro Paese, basata sulla negazione della democrazia e dell’uguaglianza delle persone, sulla limitazione dei diritti, sull’oppressione dei diversi. Si contribuisce a far pensare che l’antifascismo non abbia più ragione di essere, che sia possibile derubricare a folklore e goliardate manifestazioni odiose di intolleranza». L’Anpi di Padova non resterà alla finestra: «Inviamo a tutti – conclude la presidente Rizzetto – un monito di vigilare perché questi atteggiamenti e sentimenti non inquinino il senso della cittadinanza democratica».
Pubblicato giovedì 26 Ottobre 2017
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