Discriminate, violate, stuprate, assassinate, negate. Il 17 dicembre 1999 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite istituiva la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Una giornata di memoria, di monito ma oggi anche una giornata di rabbia e di vergogna per le tante discriminazioni, per i troppi silenzi e per la scia rossa di sangue che continua a segnare il cammino di libertà delle donne.
Ascoltiamo con sgomento le notizie che quotidianamente giungono dagli scenari di guerra pagati a caro prezzo dalla popolazione civile e in primo luogo dalle donne, dalle bambine e dai bambini, dalle anziane e dagli anziani.
Straziante è l’urlo che ci arriva dai Paesi in cui anacronistici poteri teocratici continuano ad agitare la scimitarra di assurde credenze religiose che, pretendendo di nascondere volti, corpi e menti, negano alle donne il diritto di essere e di disporre della propria esistenza.
A guardare i dati del nostro Paese è una giornata di rabbia e di vergogna per l’inedia che emerge dal numero invariato e costante di femminicidi, in prevalenza in ambito familiare, nonostante la riduzione del numero assoluto di assassinii.
Solo in questi ultimi anni hanno perso la vita per violenza di genere 117 donne nel 2020, 119 nel 2021 e ulteriori 82 fino a oggi.
Dati inquietanti ed estremi, espressione indubbiamente di una subcultura maschilista e patriarcale generata e alimentata da un’ancestrale violenza del potere, ma dati finali di comportamenti violenti che investono anche un quotidiano fatto di disparità, discriminazioni, molestie e di limitazioni alla libertà che fanno della violenza degli uomini contro le donne una piaga sociale da contrassegnare con uno stigma di cui è ora si faccia realmente carico l’insieme della società.
Evocare e richiamare tutele, codici rossi e aggravamenti di pena è importante ma non basta più se continuano a rimanere inevasi diritti fondamentali, lavoro, libertà dal bisogno, uguaglianza e parità di genere per cui servono finanziamenti e risorse.
Necessario, soprattutto, investire in cultura così come nell’educazione e nella formazione delle nuove generazioni, risucchiate e stordite in contesti e linguaggi di socialità che mascherano nei fatti disarmanti e desolanti solitudini.
La società delle solitudini è quella che apre le porte alle catene delle paure, delle soggezioni e delle subordinazioni. Società diffidenti e indifferenti sono quelle che hanno alimentato e fermentato le peggiori tragedie dell’umanità.
La Resistenza, la lotta di Liberazione, il coraggio delle nostre partigiane, delle nostre staffette, di tutte le donne che hanno combattuto e combattono per la libertà ci hanno insegnato il valore della scelta, della solidarietà, dell’unità. Il valore di un protagonismo e di una partecipazione che, grazie alla conquista di tanti diritti, ha dato forza e sale alla nostra democrazia.
Per questo, anche in questo 25 novembre la nostra voce è al fianco di tutte le donne che si battono contro ogni discriminazione e per la libertà di tutte. Non ci hanno lasciate sole, non vi lasceremo sole.
Tamara Ferretti, coordinatrice nazionale donne ANPI
Pubblicato giovedì 24 Novembre 2022
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