È stata immediata la reazione della società civile in Italia che ha portato al ritiro dell’onorificenza conferita, dal Comune di Engelsbrand, per atti benemeriti, al criminale di guerra Wilhelm Kusterer, sergente della 16ª SS Divisione Panzer e condannato a due ergastoli dai tribunali italiani per la strage di Marzabotto-Montesole. Una vittoria di associazioni, istituzioni e semplici cittadini ottenuta in meno di due settimane.
La notizia della revoca è arrivata con un comunicato del Sindaco di Engelsbrand, piccolo comune del Baden Württemberg, Bastian Rosenau: l’onorificenza conferita al novantaquattrenne criminale nazista è stata annullata e la medaglia verrà restituita. Il caso era esploso lo scorso 3 marzo quando Valter Cardi, presidente del Comitato per le onoranze ai Caduti di Marzabotto e tra i fondatori dell’Associazione Familiari delle Vittime, si era accorto navigando in internet che esattamente un anno fa Kusterer era stato insignito per meriti sociali dalla comunità dove risiede da tempo e dove è stato anche consigliere comunale dal 1975 al 1997.
«Come familiari e discendenti delle vittime siamo sempre attivi e attenti al tema della giustizia», spiega Cardi. La solidarietà e il moto di indignazione per il conferimento dell’onorificenza al sergente, capo plotone del maggiore Reder, sono stati condivisi dalla Regioni Emilia Romagna e Toscana, dai Comuni teatro delle stragi e da quello di Sant’Anna di Stazzema, fra gli altri, da associazioni, a cominciare dall’ANPI di Bologna, da tantissime persone e da 115 parlamentari che hanno presentato un’interrogazione al Ministero degli Esteri. Ora è grande anche la soddisfazione per il risultato: «La revoca è un passo importante ai fini del riconoscimento delle responsabilità – ha commentato il Presidente nazionale ANPI, Carlo Smuraglia – ed è certamente utile anche ai fini della costruzione di una memoria storica attiva e quantomeno comune e diffusa. La storia non si cancella e i valori fondamentali, sempre, sono quelli della verità e della giustizia».
Sono quattro i criminali di guerra ancora in vita responsabili dell’eccidio di 1150 persone, tra il 17 agosto e il 9 ottobre 1944. Nessuno dei condannati in contumacia dal Tribunale militare italiano ha mai scontato la pena. E Kusterer sarebbe sfuggito anche alla nostra giustizia se il suo nome non fosse stato trovato tra i 695 fascicoli dell’Armadio della vergogna, l’archivio dove vennero insabbiate le carte giudiziarie delle stragi commesse da nazisti e fascisti durante l’occupazione.
Valter Cardi e i familiari delle vittime non intendono abbassare la guardia: «Dopo le condanne, l’Italia ha fatto realmente ogni sforzo per ottenere l’estradizione dei colpevoli? E perché in Germania persone responsabili di crimini inenarrabili sono a piede libero?».
Il Sindaco di Engelsbrand ha espresso il suo rammarico per il dolore causato dalla vicenda, ribadendo che né lui né altri membri del comune sapevano che il loro concittadino fosse stato coinvolto in crimini di guerra. Ma in queste ore Cardi ha fatto un’altra scoperta: «La magistratura di Stoccarda da ben tre anni sta indagando sui criminali nazisti, eppure non ha preso atto delle sentenze italiane. Come è possibile che ciò accada all’interno dell’Unione Europea?».
Valter Cardi porta il nome di un cugino, neonato, bruciato vivo nella strage. Dei Caduti di Marzabotto, infatti, 95 non avevano compiuto 16 anni, 110 erano bambini, 15 avevano meno di un anno. Cardi ha scritto ad Angela Merkel e all’ambasciatore tedesco a Roma, Susanne Marianne Wasum-Rainer: «Vorrei che la Cancelliera accettasse il nostro invito a Marzabotto per l’anniversario della strage. Come fece nel 2002 il Presidente della Repubblica, Joannes Rau, che venne sui luoghi della strage e chiese scusa». I familiari delle vittime hanno scritto anche al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi: «Chiediamo al Governo italiano un impegno forte affinché le sentenze, seppur con grande ritardo, siano applicate».
Pubblicato lunedì 21 Marzo 2016
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