“Il popolo italiano ha saputo sconfiggere gli eversori grazie alla propria unità e ai valori radicati nella sua storia, nella sua cultura, nella vita sociale, anche se il costo umano di questa battaglia di libertà e di civiltà è stato assai elevato”. Così in mattinata, da Roma, il richiamo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione del 49° anniversario della strage di Piazza Fontana. E a Milano, dal palco della commemorazione, il Comitato antifascista permanente, per voce del presidente provinciale Anpi Roberto Cenati, è tornato a chiedere verità e giustizia: «Vogliamo che si aprano tutti gli armadi e si dia attuazione concreta alla abolizione del segreto di Stato». Un’ennesima volta, come ormai da quasi mezzo secolo.
Questa volta però, e non accadeva dal 2006, in piazza c’era un rappresentante delle massime istituzioni dello Stato, il presidente della Camera Roberto Fico. Che rivolto ai familiari delle vittime ha chiesto scusa «per tutto quello che non è stato fatto, scusa per i depistaggi, scusa per la burocrazia che avete dovuto sopportare, scusa per quegli apparati dello Stato che hanno fatto di tutto per celare la verità. Se nessuno lo ha fatto, io lo faccio oggi con molta umiltà: vi chiedo scusa dalla carica che ricopro oggi. Alcune cose sono state fatte, ma manca ancora qualche pezzo importante che va assolutamente reso pubblico».
La terza carica della Repubblica ha partecipato al corteo partito da piazza Scala e aperto dallo striscione delle “Famiglie vittime della strage di piazza Fontana”. Dietro di loro anche il sindaco di Milano Beppe Sala e il prefetto Renato Saccone.
Il 12 dicembre 1969 la sede milanese della Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana, era piena di clienti venuti soprattutto dalla provincia. Alle 16.37, mentre gli altri istituti di credito avevano già chiuso, all’interno della filiale c’erano ancora molte persone. La bomba contenente 7 chili di tritolo ne uccise 17 e ne ferì 88. E non va dimenticato che in quello stesso giorno gli attentati terroristici furono ben cinque, concentrati in un lasso di tempo di soli 53 minuti, colpendo contemporaneamente le due maggiori città italiane: Roma e Milano. Nella Capitale ci furono 16 feriti. Prendeva il via “la strategia della tensione”.
Ricordando anche la 18ª vittima dell’ordigno milanese, Giuseppe Pinelli, «vittima due volte, prima di pesantissimi infondati sospetti e poi di una improvvisa assurda e tragica fine», il Comitato ha sottolineato l’importanza di «mantenere vigile l’attenzione dei cittadini contro i pericoli che la nostra democrazia sta ancora correndo per il ripresentarsi di movimenti neofascisti e neonazisti che si contrappongono ai principi della Costituzione repubblicana e alle leggi Scelba e Mancino, che qualcuno vorrebbe abolire».
L’ultima provocazione in ordine di tempo, ha rimarcato Cenati, è quella inscenata dai neofascisti di Forza Nuova davanti alla sede nazionale dell’Anpi, a Roma. Il presidente dei partigiani milanesi accendendo i riflettori sulla «pericolosa deriva razzista, xenofoba e antisemita che sta attraversando l’Europa e il nostro stesso Paese, a 80 anni dall’emanazione da parte del regime fascista delle famigerate leggi antiebraiche», ha condannato la provocazione antisemita compiuta sempre a Roma, dove nella notte tra il 9 e il 10 dicembre scorso sono state divelte 20 pietre di inciampo dedicate a vittime della Shoah. Tutti segnali di una minaccia per la democrazia, come accadde per strage di piazza Fontana.
Non a caso il Comitato permanente antifascista per la difesa dell’ordine repubblicano si costituì a Milano, città Medaglia d’Oro per la Resistenza, nel mese di maggio 1969, cioè all’indomani delle bombe neofasciste del 25 aprile alla Fiera campionaria e alla stazione Centrale. Nel suo atto di nascita, il Comitato denunciava l’intensificazione dell’attività criminosa neofascista, la mancata identificazione di esecutori e mandanti da parte della struttura dello Stato non rinnovata e non aderente agli ideali della Repubblica e della Resistenza. Franco Freda, terrorista nero ed esponente di Ordine Nuovo, condannato per quei due attentati ma assolto “con formula dubitativa per mancanza di prove” dall’accusa di aver organizzato la strage di Piazza Fontana e non più processabile, ora si spertica in favore di Salvini. È il salvatore della razza bianca in Europa. Il suo stesso nome è una profezia” ha dichiarato meno di un mese fa in un’intervista a ‘Estreme Conseguenze’.
Nel suo intervento alla commemorazione, il sindaco di Milano Beppe Sala ha assicurato che Milano non si piegherà «alla deriva negativa che, senza allarmismi, bisogna ammettere che c’è». E per il prossimo anno, cinquantesimo anniversario di piazza Fontana, ha promesso “un anno della memoria”: «andremo nelle scuole e in altri luoghi della città per dibattiti e momenti pubblici per ricordare quello che è stato e trarre insegnamenti per il futuro».
Pubblicato giovedì 13 Dicembre 2018
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