Non è più sola Pavia, tra i capoluoghi italiani, nel contrasto attivo ai neofascismi. A Siena, il 13 luglio scorso è stato approvato in Consiglio comunale un atto di indirizzo politico-amministrativo per tutelare i valori della Resistenza e impedire manifestazioni dell’estrema destra di stampo nostalgico, discriminatorio, omofobo, xenofobo e razzista. Il testo, richiamando gli articoli 2 e 3 e la XII disposizione della Costituzione sul divieto di riorganizzazione del partito fascista, le leggi Scelba e Mancino, oltre al diritto internazionale (dalla Dichiarazione sui diritti dell’uomo alla Convenzione sulle discriminazioni) delibera la promozione di iniziative sulla memoria storica nelle scuole, la sensibilizzazione dei cittadini, in particolare i più giovani, sul pericolo dei nuovi fascismi. Dà inoltre mandato di adeguare il regolamento di occupazione di suolo pubblico: per ottenere l’autorizzazione a manifestare bisognerà dichiarare esplicitamente il rispetto dei valori sanciti nella nostra Carta fondamentale.
Nel parlamento locale della città del Palio ha votato in favore del documento l’unanimità dei presenti: la maggioranza di centro-sinistra, i consiglieri di liste civiche e anche del Movimento 5Stelle.
Il protocollo, presentato personalmente all’assemblea dal sindaco Bruno Valentini, è nato da una petizione della società civile, con l’Anpi in prima fila: «Abbiamo raccolto centinaia di firme in pochissimo tempo – spiega a Patria indipendente Silvia Folchi, presidente del Comitato Provinciale Anpi – È stata una reazione democratica per chiedere alle istituzioni della Repubblica risposte concrete all’apertura di sedi di organizzazioni che si richiamano espressamente alle ideologie e ai disvalori del ventennio». Sigle che continuano inesorabili a insinuarsi nei territori, concorrendo tra loro nella conquista, soprattutto, delle nuove generazioni. A Siena, dove da febbraio c’è una sezione di CasaPound è arrivata, puntuale, anche Forza Nuova. Che ha scelto un locale a pochi metri dalla Sinagoga, (nell’imminenza dell’ottantesimo anniversario delle leggi razziali) e la data del 22 aprile – tre giorni prima della festa della Liberazione – per l’inaugurazione, alla presenza del leader nazionale Roberto Fiore.
Proprio il 22 i seguaci del guru nero, condannato per associazione sovversiva e banda armata, chiedevano di sfilare attraversando le principali vie cittadine fino a Piazza del Campo, il rinomatissimo luogo dove si celebrano tutte le manifestazioni civiche e istituzionali. Corteo autorizzato dalla Questura. Per di più quello stesso giorno era prevista a Siena la visita del capo della Polizia, Franco Gabrielli. «Eravamo andati a presentare perplessità e preoccupazioni al prefetto – racconta la presidente dell’associazione partigiana – sia per un’adunata anticostituzionale sia perché, prevedibilmente, parte delle forze a tutela dell’ordine pubblico sarebbero state impegnate per la visita di Gabrielli. Il tutto nella piccola area del centro di Siena. Alle nostre rimostranze, il rappresentante del Viminale ha risposto che tutti hanno diritto di manifestare».
L’Anpi ha così promosso e ottenuto un presidio nella famosa piazza, ricevendo il sostegno del Sindaco Valentini, convinto democratico nonché nipote del partigiano Vittorio Meoni, scampato alla banda Carità e all’eccidio di Montemaggio. Al sit-in hanno aderito Arci, Cgil, la Rete degli studenti antifascisti, tante associazioni del territorio, partiti e tantissime persone consapevoli, ed è stata avviata la raccolta firme per la petizione, proseguita in un partecipatissimo 25 aprile.
A Forza Nuova, però, il 22 aprile non è stato vietato di manifestare: il corteo è stato semplicemente dirottato verso zone più periferiche, per evitare un contatto ravvicinato con la mobilitazione democratica. In città i neofascisti sono giunti anche da altre località, in particolare da Lucca e Grosseto. Proprio nella cittadella maremmana morì colui al quale è stata dedicata la sezione senese di FN: Rino Daus, uno squadrista perito in trasferta, nel 1921, durante una spedizione punitiva e celebrato come un martire dal regime mussoliniano, tanto da intitolargli lo stadio di Siena.
«La revoca dell’attribuzione onorifica fu uno dei primi atti della Siena liberata dall’occupazione nazifascista e per questo l’intestazione della sezione allo squadrista è un’ulteriore offesa alla sensibilità democratica», precisa la presidente Folchi.
Intanto si attende il regolamento che disciplinerà le autorizzazioni a banchetti, concessioni di sale comunali, cortei. Nella petizione si propone la presentazione di ogni richiesta unicamente da un rappresentante legale, con la sottoscrizione di una dichiarazione in cui si afferma che l’organizzazione di appartenenza non professa e manifesta ideologie razziste, xenofobe, omofobe, antisemite e di intolleranza religiosa; si riconoscono come disvalori fascismo, nazismo, affermando invece i valori della Resistenza.
La delibera comunale approvata il 13 luglio è stata sottoposta al vaglio attento di un team di legali per evitare qualsiasi possibilità di ricorso o annullamento e potrà essere presa a modello anche dai comuni più piccoli della provincia.
Nel senese, dotarsi di strumenti normativi efficaci e di immediata applicazione è apparso necessario e urgente quando, lo scorso settembre, CasaPound convocò un raduno nazionale a Chianciano, col benestare del sindaco. «Organizzammo una grande manifestazione – ricorda Silvia Folchi –. Parteciparono quasi tutti i sindaci col loro gonfalone, il Presidente della provincia, consiglieri regionali, parlamentari e centinaia di cittadini. In quell’occasione molti giovani si sono iscritti all’Anpi». Fu un momento importante, conclude la presidente del Comitato Provinciale Anpi di Siena, perché «In quel periodo complesso di campagna referendaria, si superò ogni attrito e divisione. Nel segno dell’unità antifascista».
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Pubblicato giovedì 20 Luglio 2017
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