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“La madre dei cretini è sempre incinta. E quella dei fascisti pure”. Potremmo anche chiuderla qui. E segnalare l’involuzione neanderthaliana dei camerati del terzo millennio che dal libro e moschetto del ventennio passano a pugni e cinghiate. Potremmo. Ci starebbe. Ma non basterebbe a spiegare l’esplodere della violenza squadristica in tutta Italia e a interrogarsi sulle ragioni che l’hanno alimentata, sulle debolezze – culturali e politiche – che l’hanno lasciata agire quasi indisturbata. L’odio, l’intolleranza, la xenofobia incendiano le nostre città – grandi e piccole – rischiano di avvelenare i pozzi della democrazia, eppure si fa fatica a cogliere la gravità del momento, a costruire solidi argini. Quelli che c’erano non godono di buona salute. Primo fra tutti il valore costituente dell’antifascismo, che, se ha rappresentato per una lunga stagione un solidissimo caposaldo – sorta di religione civile – cementando il Paese sui valori della democrazia e della libertà, da 20 anni a questa parte è stato rappresentato da un revisionismo più o meno strisciante come una sorta di orpello barocco di cui la democrazia decidente e deideologizzata poteva e doveva fare a meno.

«Mussolini fece anche delle cose buone». Era il 1994 quando Silvio Berlusconi pronunciò queste parole. Da allora in poi non ci si è più fermati: denigrazione della Resistenza e rivalutazione del fascismo (nel 2013 su Libero una lettera contava addirittura 100 cose buone fatta dalla dittatura) sono andati di pari passo.

Non bastasse, le categorie destra/sinistra sono state frettolosamente archiviate: “Non hanno più senso” hanno sentenziato, per una volta d’accordo, vecchi e navigati politici (di destra e non solo) e i cosiddetti uomini nuovi della politica italiana.

L’economista Francis Fukuyama  (da https://asia.nikkei.com/var/site_cache/ storage/images/ node_43/node_51/2015/201501/0112n/0112n10 -fukuyama/ 1885463-2-eng-GB/0112N10-fukuyama_article_main_image.jpg)

Inebriata dalle teorie di Fukuyama sulla “fine della storia” e l’ineluttabilità della cornice liberista, gran parte della politica italiana ha abbandonato per strada i ceti sociali di riferimento. È caduto il muro di Berlino, ma quello che alcuni maître à penser e storici di fama ci raccontavano essere nato per contrastare il comunismo sovietico, cioè il fascismo, lungi dallo sparire anch’esso si è invece rivitalizzato. Le periferie – urbane e non – ignorano l’esistenza di Fukuyama e dei suoi scritti ma vivono sulla pelle disagio e abbandono. La disoccupazione alle stelle, la ritirata dello stato sociale si sono incontrate con le nuove immigrazioni, dando luogo a una miscela esplosiva. È nelle periferie – con circoli e sezioni di sinistra sempre più radi e rari – che si sono inseriti i movimenti dell’estrema destra, o se preferite identitari, sovranisti, nazionalisti e via discorrendo. Pronti a compiere il salto dalla periferia al centro, a conquistare seggi nei consigli comunali e su su fino al Parlamento. Nulla di nuovo, era già accaduto nel 1920-21, quando il sovversivismo delle classi dirigenti si era saldato con il malcontento e il rancore dei ceti medio bassi tornati dal fronte. Basta sostituire al fronte la più devastante crisi economica dal 1929 e il gioco è fatto.

Una prova della capacità di penetrazione dell’estrema destra nel tessuto sociale del Paese è Lucca, che da sempre è stata un’anomalia nella (una volta) rossa Toscana. Ai tempi vi garriva la bandiera democristiana e più recentemente quella forzista. Ma nella tornata amministrativa della scorsa primavera a sventolare nelle strade erano i vessilli di CasaPound. Il candidato del movimento, Fabio Barsanti, ha raccolto il 7,8 per cento dei consensi. Al ballottaggio è stato poi confermato il sindaco di centrosinistra, Tambellini, quel che conta, però, è che negli equilibri del centrodestra CasaPound è diventata determinante ed è pronta a piantare le sue bandierine in tutta la regione. Ecco cosa spiegava Barsanti, intervistato dal quotidiano sovranista Il primato nazionale: «…siamo presenti sul territorio giorno e notte con le riqualificazioni dei quartieri in degrado, la raccolta alimentare, l’assistenza legale gratuita. Abbiamo iniziato la campagna mesi prima, porta a porta, spiegando le iniziative che avevamo già portato avanti per la nostra città. Questo ha dimostrato ai cittadini la vera differenza tra noi e gli altri, tra l’azione concreta e le promesse».

Sdoganamento del fascismo, fanfaluche sulla “memoria condivisa” e sulla “pacificazione” producono accostamenti a dir poco innaturali.

Dalle prove in vitro ai test in vivo. Come a Nereto, paese abruzzese a guida Pd, dove l’amministrazione ha concesso la sala comunale – intitolata per inciso a Salvador Allende – per la presentazione di un libro sulla repubblica di Salò, organizzato da Nuove Sintesi, un’associazione culturale vicina a Forza Nuova. Sulla locandina che annuncia l’iniziativa per il 23 settembre spicca il fascio littorio. A seguito delle vivaci polemiche probabilmente l’iniziativa sarà annullata. Il sindaco fa retromarcia assicurando di non aver concesso la sala a Forza Nuova «poiché la richiesta non era presentata a suo nome», ma a quello di un’associazione culturale. Spiegazione francamente debole, anche perché Nuove Sintesi è dichiaratamente una filiazione dell’estrema destra. Il collettivo Wu Ming – che ha fatto uscire la notizia – affonda la lama sulle ambiguità dell’amministrazione locale e ricorda che «Nuove Sintesi non solo aveva già ottenuto la sala Allende, ma addirittura il patrocinio del Comune (!), in almeno tre occasioni dal 2015 al 2017. Serate anche di chiarissimo contenuto razzista: una aveva come tema “Civiltà europea e anomalia giudaica”».

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La cronaca di quest’estate italiana è, a volerla leggere bene, un bollettino di guerra.

Il 19 giugno, qualche giorno dopo le proteste dei militanti di Forza Nuova contro lo Ius soli – «La legge non passerà, o sarà battaglia in tutta Italia», riportava in quei giorni FN Roma sul suo profilo Facebook – uno studente del liceo Cavour di Roma viene picchiato da un gruppo di estremisti di destra. Sua colpa: indossare una t-shirt del Cinema America, la sala trasteverina occupata nel 2014 da un gruppo di giovani per strapparla alla speculazione edilizia e restituire un luogo di socialità e cultura allo storico rione. Fermato da cinque-sei picchiatori il giovane è stato colpito con un tubo di metallo al grido di “zecca comunista”. A fine agosto la polizia giudiziaria individua uno degli aggressori: si tratta di militante della destra extraparlamentare, già noto alla Digos, che viene indagato per i reati di rapina aggravata e lesioni personali aggravate.

Dal cuore di Trastevere alle montagne del reatino funestate dagli incendi. Il fuoco che negli ultimi giorni dello scorso mese ha devastato ettari di bosco e castagneti, procurando un danno enorme all’ambiente e all’economia del territorio finisce per cancellare anche la scritta “Dux” sul monte Giano, comune di Antrodoco, realizzata nel 1939 dalla Scuola allievi guardie forestali in onore di Mussolini. Del danno ambientale patito dalla provincia di Rieti gli attivisti di CasaPound poco si preoccupano.

Preme piuttosto ripristinare la scritta che, dicono, «ha superato indenne 70 anni di antifascismo militante». Per non essere da meno l’ex Presidente della Regione Lazio Francesco Storace, presidente del neonato Movimento Nazionale sovranista, promette: «Quella scritta tornerà. Tra qualche mese non ci saranno più Boldrini o Fiano a tentare di cancellare la storia nazionale e neppure Zingaretti col suo vile silenzio. E sarà il popolo, se non ci penseranno come invece dovrebbero fare le istituzioni, a finanziare il restauro della scritta». La prosa da quattro soldi dell’ex portavoce di Gianfranco Fini ai tempi del Msi è inarrestabile. E dal reatino, stavolta in compagnia dell’ex primo cittadino di Roma Gianni Alemanno, fa sapere che «i militanti di Gioventù Identitaria ci hanno chiesto di estendere la Marcia per il lavoro italiano del 14 ottobre – alle 15 da piazza della Repubblica, a Roma – anche alla lotta contro l’invasione migratoria. Tutto quello che è accaduto quest’estate, terrorismo ed emergenza sbarchi, deve trovare la risposta in una grande manifestazione di popolo».

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Un linguaggio comune accomuna FN e Storace. Quanto di un linguaggio e di una pratica politica, fatti di pugni e cinghiate, diverranno patrimonio condiviso del centrodestra che Berlusconi si accinge a varare in compagnia di Giorgia Meloni e Matteo Salvini, è difficile dire. Certo è che sullo Ius soli c’è stato, sfumature a parte, un idem sentire. Da Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia, a Luca Iannone, leader di CasaPound, passando per la Lega salvinizzata è tutto un coro stonato di no alla legge. Il leader della Lega non si è fermato nemmeno davanti al soglio di Pietro. Il 21 agosto Salvini– allora chiamato da Bossi a interpretare il macchiettistico ruolo di rappresentante dei comunisti padani – al grido di #stopinvasione, manda a dire a Papa Bergoglio che, se proprio insiste sullo Ius soli «lo applichi nel suo Stato, il Vaticano». E CasaPound “festeggia” la giornata del migrante con uno striscione appeso in diverse piazze italiane: “Bergoglio: facile fare lo Ius col Soli degli altri” mentre il suo vicepresidente Simone di Stefano, in un’intervista rilasciata ad Affaritaliani.it, prima afferma che «ci sono molti cattolici che non sopportano più Bergoglio», per poi fare l’inquietante parallelo: «Ci vorrebbe un’azione come quella della liberazione di Mussolini a Campo Imperatore da parte dei tedeschi», e infine propugnare nuove avventure coloniali: «Abbiamo delle portaerei e il battaglione San Marco e i lagunari potevano e possono essere utilizzati per occupare la Libia». Naviga/ o corazzata/ benigno è il vento/ e dolce la stagion./ Tripoli,/ terra incantata, sarai italiana/ al rombo del cannon. Voilà, eccoci ripiombati indietro di 100 anni e passa.

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Se i neofascisti nostrani non sono teneri con il Papa figuriamoci con i preti di strada! Capita così che a Ostia, litorale romano, don Franco De Donno, il responsabile della Caritas locale che ha deciso di lasciare temporaneamente la tonaca per candidarsi con una lista civica vicina alla sinistra a presidente del X Municipio, sciolto per infiltrazioni mafiose, venga contestato fin davanti al sagrato della Chiesa dai militanti di CasaPound. Innalzano uno striscione con la scritta: “De Donno: da prete a candidato, comizi in chiesa e prima l’immigrato”.

Ad agosto si soffoca dal caldo. E don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro, provincia di Pistoia, porta un gruppo di immigrati in piscina e posta su Facebook la foto dei ragazzi scrivendo “oggi piscina…, loro sono la mia patria, i razzisti e i fascisti i miei nemici!”. Mal gliene incoglie. Nella sua bacheca social piovono insulti e minacce a non finire (su cui sta indagando la polizia postale). Qualche giorno dopo gli estremisti di destra si presentano in chiesa. Nonostante la richiesta esplicita del parroco – «Ragazzi siamo in chiesa, rispetto non tanto a me ma se vi dichiarate cattolici rispetto per quello che celebriamo» – se ne vanno alzando il braccio teso nel saluto romano. Intanto il coordinatore toscano di Forza Nuova Leonardo Cabras in un’intervista spiega come l’estrema destra intende muoversi sul territorio, in Toscana e non solo: «Procederemo rendendo la vita impossibile e schiacciando sotto il nostro passo tutti coloro che sono responsabili della distruzione della nostra nazione, oggi sull’orlo dell’abisso. Cosa faremo? Continueremo a stargli con il fiato sul collo, continueremo con le azioni già in atto e ne faremo di nuove contro i traditori della nostra gente: gli faremo paura». Un frasario e una posa degni di Achille Starace. Manca il salto nel cerchio di fuoco e ci siamo.

Benché i numeri degli immigrati in Italia siano di gran lunga inferiori a quelli presenti nel resto d’Europa, i sovranisti de’ noantri parlano di invasione: il 28 agosto Magda Beretta, neo sindaco leghista di Senago, comune della cintura milanese, decide di recedere dalla disponibilità all’accoglienza dei migranti data dal suo predecessore: «Ho 80 persone di Senago in lista per una casa, prima vengono loro» dice, incassando subito il plauso di Salvini.

Ancora. A Mantova, la sera del 5 agosto, va in scena il teppismo politico stile anni Settanta. Un gruppo di estremisti di destra – denuncia il Comitato lombardo antifascista – aggredisce e malmena un giovane simpatizzante dei movimenti di sinistra che sta bevendo una birra con i suoi amici. Dopo aver tentato inutilmente di provocarlo, gli sferrano un pugno di piena faccia e scappano via.

Le provocazioni di stampo neofascista a Mantova e in tutta la Lombardia sono ormai all’ordine del giorno. Milano, città Medaglia d’Oro della Resistenza, è da tempo nel mirino dell’estrema destra. Del 15 luglio è il blitz notturno di Forza Nuova contro 15 sedi del Partito democratico: vengono affissi dei cartelli sul modello del classico “Vendesi” ma con la scritta “Venduti: a Soros, De Benedetti e ad ogni nemico della patria”.

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Tuttavia il fatto più grave si è verificato qualche mese fa, il 29 aprile: i saluti romani e le croci celtiche al Campo 10 del cimitero Maggiore per ricordare i repubblichini di Salò, avevano fatto il giro del mondo. A violare il divieto della prefettura tutta la galassia estremista, FN, CasaPound, Zeta Zero Alfa, Hammerskin e Lealtà Azione (e non è certo un bel segnale che la Procura della Repubblica di Milano abbia chiesto il proscioglimento dei dirigenti di Casa Pound e Lealtà Azione, indagati per apologia di fascismo in occasione della manifestazione). Quest’ultimo gruppo – leggiamo dal sito milanoinmovimento.com – nasce da una evoluzione metapolitica del gruppo neonazista Hammerskin meneghino. «LA ha una vocazione di allargamento che contraddice il voluto elitarismo degli hammers e non richiede ai suoi aderenti di essere parte di quella storia, né di condividerne i rigidi codici di comportamento». La stessa rozzezza delle posizioni hitleriane degli HS è stata messa da parte per costruire quello che viene definito “spirito comunitario”, innestando sul neonazismo iniziale alcune suggestioni della propaganda sociale del fascismo regime e della pratica metapolitica introdotta nella destra italiana da CasaPound. Dal punto di vista politico, questo gruppo rappresenta una lobby perché «i suoi aderenti che intraprendono una carriera politica nelle istituzioni non nascondono/abiurano la loro internità a LA e perseguono solo campagne/finalità funzionali alla strategia della propria organizzazione di riferimento». Infatti a giugno il movimento neofascista ha portato un proprio candidato alle comunali: si tratta di Andrea Arbizzoni, che, eletto con Fratelli d’Italia, dopo il primo turno ha tenuto a precisare che la sua «comunità politica e umana» è appunto Lealtà Azione.

L’estate del neofascismo vede salire alla ribalta un altro gruppo anti immigrati e anti Islam, quello di Generazione Identitaria, branca dell’omologo movimento Génération Identitaire che mette nel mirino le Ong che salvano i migranti nel Mediterraneo. Leader di Generazione Identitaria è Lorenzo Fiato, protagonista, il 12 maggio scorso, di un’azione di disturbo nei confronti di una nave di Medici Senza Frontiere impegnata nel soccorso dei migranti. Impresa che ha consentito al gruppo di pubblicizzarsi e raccogliere fondi per il nolo della C-Star, una nave, racconta Famiglia Cristiana, presa a nolo da una società inglese di mercenari del mare, una “fortezza” galleggiante arrivata direttamente da Gibuti. Il nome dell’operazione anti migranti è “Defend Europe” e si prefigge – parole di Fiato – di «fermare il flusso di migranti nel Mediterraneo e monitorare e denunciare le attività illecite delle Ong, che volontariamente o meno, stanno facendo un servizio taxi per i migranti». Cosa significa essere identitari lo spiega il sito del gruppo: «Oggi le migrazioni, gli scambi commerciali ormai fuori controllo e la globalizzazione mettono in serio pericolo la pluralità delle identità dei popoli Europei».

Ma il vero e proprio laboratorio dell’estrema destra è Tiburtino III. La borgata romana, una delle più amate da Pasolini, è diventata in pochi mesi terreno di conquista dell’estrema destra che reclama a gran voce la chiusura del centro di accoglienza dei migranti di via del Frantoio dove sono ospitate 85 persone, soprattutto eritrei ma anche italiani. La struttura doveva chiudere i battenti, poi la convenzione tra Comune e la Croce Rossa di Roma, che la gestisce, è stata prorogata fino al 31 dicembre. Tanto è bastato per dar fuoco alle polveri dell’intolleranza. Il centro è stato preso d’assalto da una folla fuori controllo. A soffiare sul fuoco, a parlare di aggressioni mai avvenute da parte degli ospiti del centro, manco a dirlo, l’ultra destra. Nelle periferie della Capitale l’aria si fa irrespirabile. Basta avere un colore della pelle diverso e un foglio che ti dà diritto alla casa popolare per finire nel mirino dei picchiatori. E non importa se sei italiano e parli l’italiano perfettamente. È accaduto a fine giugno a Howlader Dulal, cittadino italiano di origine bengalese di 52 anni, da 26 anni in Italia, assegnatario di un alloggio a Tor Bella Monaca. Un gruppo di ragazzi lo ha aggredito: «Vai al paese tuo, le case lasciale a noi», e poi giù una gragnola di calci e pugni, perché «noi i neri qui non li vogliamo». E non è il primo caso. A dicembre una famiglia marocchina che aveva ottenuto un alloggio popolare a San Basilio è stata costretta a cambiare quartiere dopo le minacce subite.

Giuliano Castellino, leader di Roma ai Romani, area popolare di Forza Nuova, fa sapere da Facebook che «Tiburtino III (è) un fronte aperto, e fin tanto che non verrà chiuso il centro di via del Frantoio noi saremo in mobilitazione al fianco del quartiere (…) Non un passo indietro e nessuna trattativa: stop invasione, chiusura dei centri di accoglienza aperti e destinazione delle caserme per l’emergenza abitativa romana». La rivista on line ordinefuturo.net definisce il movimento di Castellino «una svolta storica nella Capitale». La sua lettura è illuminante e dà l’idea esatta di cosa intendono per radicamento le forze della destra estrema: «Rafforzare i legami tra i militanti forzanovisti e la massa di gente ancora all’inizio del processo di politicizzazione. Quando si trovano nuovi seguaci provenienti dall’esterno dell’Area della destra radicale, i militanti non possono aspettarsi persone culturalmente già formate, ma devono accompagnarle con la giusta gradualità nel cammino verso la consapevolezza di quelli che sono i loro diritti e doveri storici e la conoscenza dei nemici da combattere». Parafrasando gli squadristi, i militanti devono essere come loro “guerrieri e apostoli”, pronti «tanto a battersi quanto a spiegare con pazienza e umiltà». Nulla di improvvisato, dunque, ma una strategia che mira a costruire le condizioni di un controllo di tipo militare nelle periferie italiane. E contro cui le parole “accoglienza” e “integrazione”, se non accompagnate da interventi a largo raggio di riqualificazione urbana e riscatto sociale, rischiano di infrangersi come onde sugli scogli.

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Nell’agosto delle aggressioni fisiche è verbali c’è da segnalare l’ennesimo attacco alla Presidente della Camera, Laura Boldrini, presa di mira dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, a seguito della vicenda dello stupro di Rimini ai danni di una turista polacca da parte di quatto giovani stranieri. Immediatamente dagli esponenti della destra e dai loro giornali, fermi all’equazione migrante=stupratore, partono attacchi contro la Boldrini, addebitandole una sorta di tolleranza nei confronti dei presunti colpevoli. L’affondo più deciso arriva da Giorgia Meloni: «Lo chiedo da donna, da madre e da cittadina: veramente Laura Boldrini, la donna che ricopre il più alto incarico della Repubblica Italiana, non ha nulla da dire sui gravissimi stupri di Rimini commessi da un branco di vermi magrebini? Veramente, in nome della difesa ideologica dell’immigrazione di massa, è disposta ad accettare la violenza sessuale come un “male necessario” del multiculturalismo?». Passa appena una manciata di giorni ed ecco apparire sul profilo Facebook di Forza Nuova il riadattamento di un manifesto di Gino Boccasile, il grafico del fascismo che con i suoi manifesti celebrò l’abbraccio tra il nazismo e il fascismo. Vi si vede un nero che aggredisce una donna bianca per strapparle la camicetta. E accanto la scritta: “Difendila dai nuovi invasori. Potrebbe essere tua madre, tua moglie, tua sorella, tua figlia”. Chissà se Meloni ha apprezzato.

Ha voglia Silvio Berlusconi a darsi un volto moderato ed europeista e a indicare come futuro premier l’europeista Tajani. Per la proprietà transitiva degli accordi politici, intruppandosi con Fratelli d’Italia, l’ex Cavaliere finirà per stare a braccetto con Roberto Fiore.

Giampiero Cazzato, giornalista professionista, ha lavorato a Liberazione e alla Rinascita della Sinistra; oggi collabora col Venerdì di Repubblica