venezia-leone-d-oro-a-desde-alla
Il Leone d’oro al film “Desdè Allà” dell’esordiente venezuelano Lorenzo Vigas. (Da http://it.euronews.com/2015/09/12/venezia-leone-d-oro-a-desde-alla-dell-esordiente-venezuelano-lorenzo-vigas/)

La 72ª mostra del cinema di Venezia ha premiato l’America Latina. La giuria diretta da Alfonso Cuaron, direttore messicano, attenta al riconoscimento di nuovi continenti, ha assegnato il Leone d’oro a Desdè Allà (Da lontano) del venezuelano Lorenzo Vigas. Nel film il regista affronta il tema attuale dell’identità sessuale e inserisce nel quadro realistico della quotidianità di Caracas Armando, un protagonista problematico, guardone di fanciulli. Nello sfondo le radici della solitudine: storia familiare, affettività carente, giungla sociale alienante. Un valido interprete, l’attore Alfredo Castro, bilancia tra energia e indifferenza la complessità pirandelliana dell’odontotecnico Armando. Le sue ambiguità e desideri affettivi esploderanno soprattutto nella relazione con il giovane amico Elder (Luis Silva) sbandato e rancoroso, da lui conquistato e a lui accomunato dalle frustrazioni infantili.

el-clan film
Una locandina di El Clan. Al regista Pablo Trapero il Leone d‘argento (Da http://www.irock.cl/cine-el-clan-bate-record-de-taquilla-en-su-primer-fin-de-semana-de-estreno/)

All’argentino Pablo Trapero va il Leone d’argento per la regia di El Clan ambientato negli anni 80 al tramonto della dittatura militare. Il film segue le mosse della famiglia del boss Arquimedes nel quartiere di San Isidro, tra sequestri, vendette, ricatti e ferocia senza limiti. Le sequenze drammatiche e di suspense, svelano, dietro la facciata rispettabile, le connivenze malavitose del potere politico ed economico.

Nei temi di questa, come di altre opere presentate al festival, spiccano i mali del mondo contemporaneo devastato dal crimine e dal degrado della vita umana ridotta a spazzatura, al pari dell’ambiente corrotto politicamente e fisicamente. Ovunque spadroneggia la violenza bruta. Immagini di soldati bambini costretti ed aizzati al gioco delle armi, scorrono in Beasts of no nation, il film di Cary Fukunaga girato in un villaggio dell’Africa occidentale, in preda alla guerra civile. Assistiamo a una full immersion negli orrori più selvaggi. Il piccolo Agu (interpretato dal ghanese Abraham Attah premiato come giovane attore emergente) è costretto, travolto dagli eventi, a diventare una macchina della morte. Di azione in azione però la denuncia dell’odio nel film sembra tramutarsi in un format televisivo compiaciuto della propria esasperazione.

In Abluka del turco Emin Alper (premio speciale della giuria) gli aneliti dei diritti e le istanze umane si dibattono in foschi tranelli politici. Il giovane Kadir uscito di prigione barattando la libertà con il ruolo di informatore dei servizi segreti, sotto la copertura di una squadra di operatori ecologici, è alla ricerca del fratello e ci conduce per le vie delle baraccopoli di Istanbul mostrandoci il volto conflittuale della odierna Turchia.

Alla violenza si riannoda anche Sangue del mio sangue, il film di Marco Bellocchio con il ricordo di Benedetta, monaca del ’600, murata viva, simbolo inquietante di catene secolari (e infinite) di delitti religiosi, di classe e di costume che oggi si chiamano femminicidio. La sua visione suggestiva e tortuosa basata sulla memoria è come al solito soggettiva e particolare, ma nello stesso tempo ricca di allusioni storiche oggettive. Il regista dei Pugni in tasca continua a raccontarsi evocando i fratelli, che si amano e si odiano, le madri terribili studiate dalla psicanalisi e i cardinali inquisitori. Saltando nel presente si trasforma in uno strano dentista truffatore a fin di bene.

non-essere-cattivo-2015 -locandina
La locandina del film di Claudio Calligari (Da http://multiastra.it/film/non-essere-cattivo-2015)

La presenza del cinema italiano comunque non è stata eclatante. Sono mancati debutti clamorosi. Una vague inedita libera dagli schemi televisivi è ancora da venire, benché nella produzione non manchino promesse. Peccato aver perduto precocemente Claudio Caligari e la sua ricerca nel mondo disperato della droga. Il suo film postumo fuori concorso Non essere cattivo, entrando in un torbido pianeta delinea, al di là della cronaca, l’amicizia tra due giovani che hanno condiviso una vita spericolata di eccessi e strappa una speranza finale di rinascita. Tra le opere in concorso si distingue anche Per amor vostro di Giuseppe Gaudino con un’ispirazione neorealista intensificata dal bianco e nero e l’ottima interpretazione di Valeria Golino (Coppa Volpi per la migliore attrice). L’ignavia è il grande tema della narrazione che ci apre i risvolti infernali e quelli mistici di Napoli. Il regista pensa ai gregari, che si sottopongono al potere e alla forza “quelli abituati a spegnere la parte più coraggiosa di sé”. Che riempiono la nostra società. La Golino, nel personaggio di Anna, rispecchia quell’ardimento femminile che, soprattutto nel meridione, ha dato più di un esempio generoso. La protagonista viene da un’adolescenza difficile, lavora in tv come “gobbista”, ha un marito usuraio, dei figli. Finge di non vedere le illegalità familiari, accettando le connivenze e sudditanze coniugali, ma alla fine riesce a liberarsi, ha la forza di denunciare, e di rompere l’omertà.

logo festival cinema venezia 2015

Al di là dei verdetti, il maggior plauso degli intenditori va al documentario di Zhao Liang, Behemoth che speriamo di vedere presto nei cinema. È in queste occasioni che l’immagine lascia un segno profondo nella mente. Premiato con il “Green Drop award” per la sostenibilità, il viaggio filmico e metaforico di Linag è frutto di un lungo lavoro preparatorio. Si svolge in Mongolia, ci presenta una città fantasma e un paesaggio di miniere di carbone che si estendono all’infinito. Sono luoghi emblematici che mostrano minatori spettrali, parlano di malattie, di indigenza, specchio delle scelte socio-economiche della società cinese e delle prospettive pericolose del mondo impegnato nella distruzione del pianeta. Lo sfruttamento dei lavoratori, la demolizione dell’ambiente, l’inquinamento e la cementificazione ne sono le tappe. Per comunicarlo Hang, che ha avuto una formazione artistica, usa un linguaggio visivo e visionario che unisce la problematica concreta all’immagine poetica. Nella sospensione tra reale e surreale il valore espressivo acquista un’altezza pari al suo acre contenuto. Perché questa realtà è follia. Le immagini degli operai malati a causa delle polveri silicee, ridotti a larve e dimenticati sembrano fantascienza, ma sono il presente e il futuro che ci attende se non si cambierà rotta al sistema.

Infine vorrei citare il messaggio dell’arte di Francofonia di Alexander Sokurov che ha raccolto grandi consensi. Le sequenze brillanti della rivisitazione del Louvre ci hanno ricordato la nostra identità europea e i suoi legami col mondo. Il tête a tête virtuale con i capolavori, pittorici e scultorei passati attraverso la memoria di burrasche e vittorie, ci mostra la vitale importanza dei musei nobili custodi del tempo. La citazione dell’accordo durante l’occupazione nazista del 1940 fra il direttore del Louvre Jacques Jaujard e Wolff-Metternich responsabile della Kunstschutz (protezione arte del nemico) per il salvataggio del patrimonio artistico è quasi un monito in un’epoca di distruzioni deliberate del meglio della creatività umana. I tesori e monumenti di valore universale abbattuti in Iraq, in Siria, in Yemen pesano in mezzo ad altre infamie come un’offesa incancellabile.