“Il tesoro di una Nazione è la sua onestà”, Ezra Pound. “Essere volontà diretta da un pensiero”, Julius Evola. Il primo, poeta e saggista statunitense, in odore di antisemitismo, visse a lungo in Italia, fu fervente ammiratore di Mussolini e sostenitore del fascismo, aderì alla Rsi come cittadino straniero residente. Il secondo, poeta, artista, più o meno filosofo, di cultura aristocratica e tradizionalista, fascista, aveva oltremodo in odio la democrazia e motivava il suo razzismo/antisemitismo in chiave “spiritualistica”; nel 1943 aderisce alla Rsi. Entrambi sono icone del neofascismo nostrano.

Si dirà: e a noi che ce ne cale? E che c’entrano le citazioni? Il problema sorge quando si leggono (senza alcun riferimento all’autore) nelle pagine del discorso di inaugurazione dell’Anno Giudiziario del Tar di Brescia del Presidente del medesimo Tar, giudice Roberto Politi.

Ma Roberto Politi non si ferma alle citazioni (ancorché anonime) dei predetti pensatori. Infatti in merito al fenomeno migratorio e, evidentemente, al decreto sicurezza-emigrazione, plaude “ai recenti interventi che, quanto mai opportunamente, hanno con necessario rigore ridisciplinato taluni segmenti normativi in materia” e auspica “un esecutivo finalmente non più pavido”. Non solo: stigmatizza il “mantra della penosa litania dei diritti fondamentali” a proposito di migranti, e, per evitare equivoci, ambiguità, dubbi e malintesi, specifica che “l’ordinamento deve prestare tutela” “finalmente” “in favore dei cittadini italiani”; aggiunge, per dissipare qualsiasi ulteriore e perversa perplessità, “nati in Italia da cittadini a loro volta italiani”.

Per memoria. Nel 2018 il medesimo aveva auspicato «l’affermazione di una Legalità in grado di offrire prioritaria, quanto necessaria, tutela alla tradizione socio-culturale ed all’appartenenza identitaria del nostro Popolo».

In sostanza c’è un giudice amministrativo che cita senza nominarli due intellettuali fascistissimi, plaude al governo e al decreto Salvini, attacca la penosa litania dei diritti fondamentali, evoca un diritto che sormonti la cittadinanza e si riferisca alla etnia. Il tutto non come privato cittadino ma in quanto presidente del Tar di Brescia.

Non commentiamo. Ma ci preoccupiamo. Moltissimo.