Se c’è un luogo in cui la cultura è il suo territorio, questo luogo si chiama Sicilia. Vincenzo Bellini, Giovanni Verga, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Luigi Capuana, Luigi Pirandello, Ettore Maiorana, Leonardo Sciascia, Salvatore Quasimodo, Renato Guttuso, Rosa Balistreri, Ignazio Buttitta, Andrea Camilleri, e si potrebbe a lungo – molto a lungo – continuare. La cultura di origine siciliana è un architrave della cultura nazionale e le sue personalità di spicco sono conosciute in tutto il mondo.
Dal che la domanda è: com’è possibile? Com’è possibile che nella regione crocevia nella storia (e nella preistoria) dei popoli, regina del Mediterraneo, culla di diverse civiltà, l’assessore alla Cultura sia Alberto Samonà?
Cenni biografici: autore di una poesia dedicata alle SS, “Guerrieri della luce generati da padre antico e dalla madre terra. Nel sacrificio dell’ultima Thule. Monaci dell’onore”. Il titolo: “Schutz Staffeln”, tanto per fugare ogni dubbio. In più, una svastica raffigurata all’interno di una serie di cerchi concentrici. Il poeta si è difeso: si tratta solo di “riferimenti storici legati a tematiche esoteriche o metafisiche”. Stesse passioni del Terzo Reich: mitologia, esoterismo, Arca dell’Alleanza, Santo Graal. Che c’è di male? Ah, le SS; in fondo era quasi un ordine religioso, “monaci dell’onore”. L’uomo, di famiglia colta e agiata, è stato dirigente del Fronte della Gioventù (Msi) e del circolo politico-culturale di Palermo Julius Evola (un nome, una garanzia), per poi approdare, dopo un trascorso nei 5Stelle, alla Lega di Salvini.
Ottavio Terranova, vicepresidente nazionale Anpi e coordinatore dell’associazione in Sicilia, non la manda a dire: «La cultura storica siciliana, costituita nel suo percorso storico dalle esperienze di convivenza e reciproco rispetto dei tanti popoli che hanno dimorato nell’isola, dagli aneliti di libertà e giustizia che sono emersi nel corso dei secoli nelle lotte contro le tirannie, dai Vespri siciliani al riscatto garibaldino, dal movimento dei Fasci siciliani dei lavoratori alle lotte dei contadini e braccianti, dalla resistenza contro la ventennale dittatura fascista e allo strapotere politico- affaristico-mafioso, non può essere rappresentata da chi ha esaltato la “cultura” fascio-massonica». E continua: «La netta contrarietà è stata evidenziata anche a livello nazionale da strutture sociali, politiche ed associative. La Costituzione italiana, nata dalla Resistenza, sancisce i supremi valori antifascisti della Repubblica. È assolutamente vietata, specie da parte di un rappresentante istituzionale, l’esaltazione di uomini, idee e strutture che hanno determinato razzismo, disprezzo della dignità umana e guerre di aggressione ai popoli europei. L’Anpi Sicilia richiede l’immediata dimissione del suddetto assessore scelto appositamente in rappresentanza della Lega. In caso diverso, per giusta etica civile, deve dimettersi il Presidente della Regione siciliana che l’ha nominato».
Alberto Samonà è colui che su facebook ha attaccato il Presidente della Repubblica in occasione del 25 aprile di quest’anno, poco prima di essere nominato assessore, e facendo scomparire il post immediatamente dopo. Massoneria: «Sono stato iscritto al Grande oriente d’Italia ma non ne faccio più parte da tanti anni — dice — il mio era un interesse puramente culturale e legato agli studi sulla metafisica e la spiritualità che coltivo da sempre e non hanno niente a che vedere con la politica». Un ragazzo spirituale e metafisico che ammirava Stefano Delle Chiaie, noto esponente dello spiritualismo e dell’ontologia dei colpi di stato. Da un’intervista, dopo un elogio ad Almirante, così risponde a proposito del suo rapporto con Delle Chiaie, famigerato “fantasma nero” degli anni della strategia della tensione: «Su questo tema non ho altro da aggiungere». Trattasi – evidentemente – di persona riservata. Ma solo da quando è stato nominato assessore. Quanto basta per far dire a Claudio Fava, presidente della Commissione parlamentare regionale antimafia: «Che si diletti a rivendicare la sua passione per la canzoncina fascista “Giovinezza”, che se la prenda pubblicamente con il Presidente Mattarella quando afferma che l’antifascismo è un valore, che proponga l’apologia di Almirante proponendo l’intitolazione di una strada in ogni comune d’Italia, che pianga pubblicamente la morte del camerata fascista Stefano Delle Chiaie, ecco, di tutto questo avremmo fatto volentieri a meno».
La protesta contro una nomina che offende la Sicilia (in realtà tutta l’Italia) è travolgente: partiti democratici, associazioni, comunità fra cui, in prima fila, quella ebraica, personalità della cultura e dello spettacolo. Di particolare rilievo la presa di posizione della regista Emma Dante, direttrice del corso di avviamento al teatro del Biondo, che non ha assistito al saggio degli allievi perché era stata annunciata la presenza dell’assessore regionale (tenutosi invece alla larga): “per il quale – ha spiegato la drammaturga sul suo profilo social – nutro un unico desiderio, le dimissioni. (…) Non volevo neanche compromettere il saggio (…) quindi ho fatto un passo indietro. (…) Mi dispiace moltissimo!”.
Eppure allo stato delle cose il Samonà rimane lì, il favorito dello Zar, nella fattispecie Musumeci, Presidente della Regione Sicilia, che lo ha fortemente voluto e continua a sostenerlo nonostante i poetici versi sulle SS. D’altra parte Hitler non era anche un pittore?
Torniamo all’inizio: com’è possibile? Com’è possibile che in Sicilia sia assessore alla cultura un personaggio vicino alle SS, a Stefano Delle Chiaie, alla massoneria, uno che offende Mattarella? Pentito di tutto, naturalmente, ma sempre dal giorno successivo alla sua nomina.
Eppure va alzato lo sguardo: bisogna ricordare – cosa relativamente nota – che proprio in questi giorni in Umbria la Presidente regionale leghista ha vietato l’utilizzo della pillola abortiva RU486 in day hospital e con terapia domiciliare. Bisogna anche ricordare – cosa invece sconosciuta ai più – che davanti allo spot pubblicitario di un marchio di jeans che racconta la storia di una transgender che vuole diventare suora, il commento dell’assessore regionale Veneto di Fratelli d’Italia Elena Donazzan è stato il seguente: «C’è solo il demonio dietro», scatenando con tutta probabilità – seppur senza alcuna certezza matematica – le dirompenti invidie dei talebani di Kabul.
Conclusione: c’è un problema in Sicilia, come ben scritto da Ottavio Terranova: la memoria dei siciliani “non può essere umiliata sul piano storico, morale e civile, dal curriculum e dalle esternazioni profferite nel corso del tempo dall’attuale assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana Alberto Samonà, nominato un mese addietro dal Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci”.
E c’è un problema in Italia, sfregiata da personaggi e decisioni che la scaraventano indietro sul piano della civiltà e della cultura. Questa narrazione oscura che passa dalla Sicilia all’Umbria al Veneto ma attraversa in realtà tutto il Paese si può fermare con la grande e pacifica forza di un’Italia democratica che ogni giorno di più prende coscienza del Grande Pericolo. Forse aveva ragione Andrea Camilleri quando ha scritto: “Arriva un momento nel quale t’adduni, t’accorgi che la tua vita è cangiata. Fatti impercettibili si sono accumulati fino a determinare la svolta. O macari fatti ben visibili, di cui però non hai calcolato la portata, le conseguenze”. Ecco, stanno avvenendo i “fatti impercettibili” e i “fatti ben visibili”, come la nomina ad assessore del signor Samonà.
Siamo tutti avvertiti.
Pubblicato giovedì 18 Giugno 2020
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