Roma, sabato 23 novembre, piazza della Repubblica, le donne. Davanti alla basilica di Santa Maria degli Angeli, ore 13.45, le donne dell’Anpi. È il giorno della manifestazione nazionale contro la violenza di genere. Il 26 novembre i quotidiani riportano l’esito choc di un sondaggio sul tema: una parte rilevantissima di italiani minimizza o sciorina il mantra della provocazione femminile. In quelle ore un consigliere leghista di Casalecchio di Reno afferma che il 90% delle denunce di violenza di uomini su donne sono false. È la conferma drammatica che il tema della violenza alle donne è una grande questione nazionale, sociale, culturale. Nel gorgo dell’Italia profonda riemerge una visione della donna che sembrava sconfitta dalla civiltà repubblicana e comunque superata dopo le grandi trasformazioni sociali e civili avviate in particolare negli anni 70.
Le donne non ci stanno. In tante, di ogni età, sono giunte da tutta Italia, in un caleidoscopio di colori, voci, volti, di sguardi e di emozioni. Le giovani e giovanissime di Non una di meno: “Siamo il grido feroce di chi non ha più voce”. Molte col volto truccato come “El mimo”, Daniela Carrasco, trovata impiccata in Cile dopo il suo sequestro da parte delle forze di polizia. Ore 15, o forse 15.30. La marea comincia lentamente ad ondeggiare, a muoversi per il lungo percorso del corteo. Ci sono le donne dell’Anpi di Roma e di tante città italiane, con la vicepresidente nazionale Vania Bagni, coordinatrice del Coordinamento nazionale donne dell’Anpi, e il vicepresidente nazionale Gianfranco Pagliarulo, direttore di questo periodico. Assieme, tanti studenti, ragazze e ragazzi, che sfilano con l’Anpi. Una canzone che accomuna: Bella ciao.
“Saremo in piazza con le nostre bandiere nel segno dei valori di libertà e uguaglianza, solidarietà, pace e accoglienza sanciti nella Costituzione italiana”, aveva dichiarato la presidente nazionale dei partigiani, Carla Nespolo, annunciando l’adesione e la partecipazione dell’Anpi alla manifestazione. “Per saldare sempre di più il legame tra le generazioni antifasciste di ieri e di oggi”, senza appunto distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. “Di fronte a un clima mai così diffuso di odio e paura, risponderemo a neofascismi, pulsioni autoritarie, discriminazioni, razzismi, xenofobia, con la stessa determinazione delle partigiane durante e dopo la Resistenza”. Ancora e sempre “al fianco delle donne che nel mondo si battono per l’indipendenza, l’autodeterminazione e i diritti, patrimonio imprescindibile di ogni Stato democratico”.
Ed è stato così. Un pomeriggio di lotta per mettere al centro dell’agenda della politica, della società, della civiltà temi che non possono più attendere. A meno che non ci si rassegni al macabro reiterarsi quotidiano di violenze e femminicidi.
Le foto e il video sono di Valentina Giunta
Pubblicato mercoledì 27 Novembre 2019
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