Carola Rackete (da https://www.huffingtonpost.it/entry/carola-rackete-al-corriere-temevo-suicidi-a-bordo-dovevo-entrare-in-porto_it_5d186c53e4b082e5536a89f1)

Sea Watch, “Salvare vite non è reato”, l’Anpi Palermo ci sarà alla mobilitazione per la capitana Carola Rackete. Oggi corteo e presidio nel capoluogo siciliano dalle ore 18 alle ore 22. Partenza da piazza Verdi-Teatro Massimo alle 18 e presidio davanti il porto dalle 20 alle 22. L’iniziativa è promossa con Legambiente Sicilia, Forum Antirazzista Palermo, Arci Sicilia, Mediterranea, sindacati confederali, partiti, altre associazioni e l’adesione anche del Comune di Palermo. Come si legge nell’appello della mobilitazione “Per sostenere la scelta inevitabile e umana della capitana, per chiedere il suo rilascio e il dissequestro delle navi Sea-Watch 3 e Mar Ionio di Mediterranea. Siamo con Carola Rackete e con l’equipaggio della Sea-Watch 3, senza se e senza ma. Hanno salvato da morte sicura 40 persone e assicurato che le loro precarie condizioni di salute non si aggravassero ulteriormente. E questo nel pieno rispetto della normativa internazionale e delle oggettive ragioni umanitarie, che non possono in nessun caso essere superate da decreti nazionali (e incostituzionali”.

E per oggi è attesa la decisione del gip del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, sulla convalida dell’arresto della comandante olandese eseguito a Lampedusa dalla Guardia di Finanza. Ieri la giovane è stata interrogata per circa tre ore, e il 9 luglio è già previsto un nuovo interrogatorio.

Intanto sono le parole del procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio (tra i giudici che si stanno occupando della Sea Watch) davanti alla commissione Affari costituzionali e Giustizia della Camera a dare appoggio alla solidarietà e a dare una lettura differente alle tante inchieste che vedono indagati esponenti delle Ong per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il pm ha riferito, illustrando i dati, che si sono “ridotti gli arrivi”, “insignificanti” quelli riferiti ai salvataggi delle Ong, e che “il maggior pericolo sono gli sbarchi fantasma”. E sul decreto sicurezza-bis: “Non c’era giustificato motivo di urgenza”. Anche perché “il principio di respingimento in Libia di gruppi di immigrati è vietato dal diritto internazionale”. Sul colpire coloro che fanno salvataggi in mare «ci sono profili di criticità con il diritto internazionale e diritto interno. È evidente – ha aggiunto Patronaggio – che il legislatore può fare quello che crede ma ciò non può prescindere da trattati internazionali e da quanto stabilito dalla Costituzione».