L’emozione di ascoltare le parole di Liliana Segre, recentemente nominata senatrice a vita. È apparsa sul maxischermo il pomeriggio del 24 febbraio in piazza del Popolo davanti al popolo della piazza, unito contro fascismi e razzismi. Ed è subito stato silenzio.
Liliana venne espulsa da scuola perché ebrea, grazie alle leggi razziali del 1938. La persecuzione cambia rapidamente volto: da essere persecuzione contro i diritti, diviene persecuzione contro la vita. A tredici anni fu arrestata a Viggiù, presso Varese. Trasferita a Como e poi a Milano, qui fu detenuta per quaranta giorni.
Binario 21 della stazione ferroviaria di Milano Centrale. Da qui fu deportata al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, separata dal padre che morì tre mesi dopo. Il 18 maggio furono arrestati i nonni paterni. Deportati ad Auschwitz, furono uccisi al loro arrivo.
Liliana Segre diviene il numero di matricola 75190, che le venne tatuato. Fu impiegata per un anno nel lavoro forzato presso la fabbrica di munizioni Union. Alla fine di gennaio del 1945, dopo l’evacuazione del campo, affrontò la marcia della morte verso la Germania.
L’Armata Rossa la libera il primo maggio 1945 dal campo di Malchow, un sottocampo del campo di concentramento di Ravensbrück. 776 bambini italiani furono deportati ad Auschwitz. Ne sopravvissero 25. Liliana fu una di quelli.
Saluto di Liliana Segre alla manifestazione “Mai più fascismi – Mai più razzismi” from ANPI on Vimeo.
Pubblicato giovedì 22 Marzo 2018
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