Come ti smonto un Veneziani. Avete letto bene. Non è un errore di battitura o di grammatica. Non intendo smontare una veneziana, bensì i sette punti, le sette ragioni esposte da Marcello Veneziani, in cui si riconoscono anche alcune persone, probabilmente perché nostalgiche del fascismo che non hanno vissuto, ragioni per le quali non festeggia/festeggiano il 25 Aprile.
Prima ragione (riassunta, tutte riassunte): non è una festa inclusiva e nazionale.
Errore. È una festa nazionale, rientra a pieno titolo nel calendario delle festività civili. Ed è inclusiva. Sì, proprio perché nazionale. È una festa di tutta la nazione, di tutto il popolo della nazione. Solo chi non vi si riconosce non la festeggia. Ricordiamo all’uopo, ancora una volta, che la Resistenza fu realizzata non solo da partigiani comunisti e socialisti, ma da liberali, popolari, monarchici, repubblicani, antifascisti senza colore.
Seconda ragione: è una festa contro gli italiani del “giorno prima”, istiga alla doppiezza e all’ipocrisia. Non dimentichiamo che molti italiani del “giorno prima” avevano giurato fedeltà o al duce o al fuhrer, non al popolo italiano. Gli italiani che non condividevano lo stesso pensiero erano “cancro da estirpare”. Sarebbe masochistico per qualsiasi popolo dare dignità e memoria al proprio carnefice.
Terza ragione: non rende onore al nemico, ma nega dignità e memoria.
Un’affermazione del genere denota solo l’ignoranza dei fatti. Non si può rendere onore a un nemico che per oltre venti anni (dal 1919 al 1945) ha infierito su di te quotidianamente, attraverso violenze, minacce, fucilazioni, detenzioni arbitrarie, torture. Per oltre venti anni ha seminato morte e dolore (e non solo in Italia!), celandoli con le feste del pane e dell’uva.
Quarta ragione: perché l’antifascismo finisce quando finisce l’antagonista, da cui prende il nome.
Il fatto che i protagonisti di questo drammatico periodo storico stiano venendo meno, per ovvie ragioni anagrafiche, non equivale ad affossare anche i valori e i principi di libertà e democrazia conquistati col sangue. Andiamo a dire in America oppure in Francia di non festeggiare più il 4 Luglio oppure il 14 Luglio!
Quinta ragione: aumenta l’enfasi col passare degli anni, con conseguenti strumentalizzazioni. L’enfasi aumenta perché aumentano le nuove forme di fascismo. Aumentano le manifestazioni dei nostalgici del duce e del fuhrer (non mi venite a dire che il fascismo è morto col duce!); aumentano i danni che gli stessi procurano e provocano (vedi statue, lapidi, sedi distrutte); aumentano le aggressioni verbali (social o fake news violente e sprezzanti) e fisiche (giornalisti, omosessuali, persone di etnia diversa…); aumentano le spudoratezze attraverso scritte e striscioni. Tutti episodi che restano impuniti, prevalentemente.
Sesta ragione: retorica celebrativa. Vietato ricordare le pagine sporche e sanguinarie. Non c’è nessuna retorica nel celebrare la libertà riconquistata! E poi ancora con la strumentalizzazione delle pagine sporche e sanguinarie?! Dimentichiamo sempre gli oltre vent’anni di sangue e sporcizie che hanno determinato la guerra. E una guerra, qualsiasi guerra, è sporca e sanguinaria! Chiedete conferma ai fascisti in Abissinia …
25 Aprile, unica festa civile, tende a ridurre la storia millenaria di una patria. Innanzitutto non è l’unica data civile, Primo Maggio, 2 Giugno, li ignoriamo? Volutamente? In secondo luogo, sarebbe sufficiente tornare al punto quattro, anche gli USA e la Francia hanno ridotto la loro storia a un solo giorno?
Sarebbe stato molto più corretto, e onesto intellettualmente, che Marcello Veneziani, e chi condivide il suo pensiero, avesse detto che non festeggia il 25 Aprile perché, sotto, sotto, è fascista.
Patrizia Reso, presidente sezione Anpi Cava de’ Tirreni
Pubblicato lunedì 20 Maggio 2019
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