La cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria al “Milite Ignoto” a Cividale del Friuli, nel centenario della traslazione della salma all’Altare della Patria, ha assunto i connotati di un’operazione divisiva e volta all’utilizzo della storia in maniera distorta. La proposta di inserire nel pantheon dei cittadini illustri il milite senza nome era stata sollecitata dall’Anci, sottolineando la necessità di tributare un riconoscimento a “quel soldato voluto come di ‘nessuno’ e diventato di tutti, quale simbolo di sacrificio e di valore dei combattenti della prima guerra mondiale e successivamente a tutti i caduti per la Patria”.
L’associazione dei Comuni aveva anche inviato una missiva a tutti i sindaci d’Italia, ma senza riferimento alcuno agli eventi della Prima guerra mondiale quali avvenimenti che hanno prodotto libertà e democrazia nel nostro Paese. E non poteva essere altrimenti perché quei valori sono sanciti dalla nostra Costituzione, frutto della guerra di Liberazione e della Resistenza.
Sarebbe stato inoltre un falso storico pensare che nella Prima guerra mondiale fosse radicata l’idea di un’unità europea, immaginata a Ventotene molti anni dopo, aggirando completamente gli esiti nefasti di quella guerra tra nazioni che produsse fascismo e nazismo e una serie di conflitti di proporzioni planetarie: l’Europa unita trova il suo fondamento nell’opposizione ai regimi fascisti e negli esiti della Liberazione.
Invece a Cividale del Friuli (amministrata da una coalizione di liste civiche con Fratelli d’Italia e Lega Salvini Fvg) l’iniziativa è stata celebrata all’insegna dell’”inutile strage” come base della nostra Repubblica, come fondamento dell’Unione europea e fonte di tutti i diritti democratici di cui oggi godiamo. Inoltre, a Cividale del Friuli, non è stata invitata ufficialmente l’Anpi nonostante sia un’associazione di ex-combattenti al contrario degli altri sodalizi.
Per di più si è contraddetto qualsiasi sentimento di fratellanza fra popoli, soprattutto nella particolare posizione geografica di confine di Cividale. Mentre fino al 1915 l’Italia restò neutrale, già nel luglio 1914 la guerra cominciava per gli italofoni dei territori del Trentino e del litorale sloveno: trentini, giuliani, friulani, istriani e dalmati furono infatti mandati a combattere nelle file dell’esercito austro-ungarico su diversi fronti ma in particolare contro i russi in Galizia. Con un numero considerevole di morti (15.000) e circa 30.000 prigionieri. I sopravvissuti dovettero attraversare un calvario durato anni per ritornare nella loro nuova Patria “redenta”.
Purtroppo abbiamo dovuto costatare che i nostri amministratori locali non hanno impiegato toni commemorativi degni di un evento e di un dramma nazionale e umano ma hanno mostrato di riconoscersi in uno spirito nazionalista che ha prodotto solo drammatici esiti.
Luciano Marcolini Provenza, Anpi Cividale del Friuli
Pubblicato venerdì 29 Ottobre 2021
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