Il professor Gesmundo e Don Pappagallo. Terlizzi (BA) conta ben due Martiri tra i 335 delle Fosse Ardeatine

Terlizzi, Comune della città metropolitana di Bari, annovera tra i suoi illustri figli due Martiri delle Fosse Ardeatine: il professor Gioacchino Gesmundo, comandante partigiano dei Gap, Medaglia d’Oro al Valor Militare, e don Pietro Pappagallo, Medaglia d’Oro al Merito Civile, nominato Giusto fra le Nazioni. La Sezione Anpi di Terlizzi è gemellata con la Sezione Anpi Esquilino-Celio di Roma intitolata a don Pappagallo, e partecipa ogni anno, nella Capitale, alla commemorazione dell’arresto dei due antifascisti terlizzesi, avvenuto il 29 gennaio 1944. E ogni anno la ricorrenza dell’eccidio nazifascista del 24 marzo è ricordata a Terlizzi con un articolato programma di iniziative e con la partecipazione dell’Anpi provinciale di Bari alla manifestazione conclusiva.

La commemorazione dei Martiri delle Fosse Ardeatine a Terlizzi. Il terzo da sinistra è il presidente provinciale di Bari, Pasquale Martino. A destra del gonfalone il sindaco di Terlizzi, Michelangelo De Chirico

Nell’80°, l’Amministrazione comunale e la Sezione Anpi hanno attuato un lungo ciclo di iniziative, intitolato Sarà primavera, coinvolgendo il Circolo didattico Pappagallo e la Scuola media statale Gesmundo (che hanno mandato delegazioni a Roma alla manifestazione nazionale), e promuovendo inoltre, in Sala consiliare, un dibattito sui nuovi fascismi con l’intervento del professor Giuseppe Cascione del dipartimento universitario di Scienze Politiche.

Il presidente dell’Anpi provinciale di Bari, Pasquale Martino, durante il suo intervento alla festa di commemorazione a Terlizzi

Il 25 marzo, il medagliere dell’Anpi provinciale ha sfilato per le vie della città, con le scolaresche e con i labari del Comune e delle associazioni combattentistiche. Al termine del corteo ha preso la parola il presidente provinciale dell’Anpi, Pasquale Martino, il quale ha detto fra l’altro: «Le Fosse Ardeatine rappresentano, dolorosamente e magnificamente, l’Unità d’Italia. Pugliesi e Piemontesi, Siciliani e Veneti, Sardi e Lombardi: ogni regione italiana contribuì a quel martirio, quasi a sancire col proprio corale sacrificio il costituirsi di un Paese unito, uno e indivisibile, quasi un suggello al Risorgimento. Ma era un’Italia che si voleva unita in un’Europa di nazioni libere e pacifiche, riattualizzando il messaggio di Mazzini. Con le altre nazioni, non contro di loro. In quelle cave, il 24 marzo, furono uccisi anche 9 non italiani, che non ci sentiamo di considerare stranieri poiché fratelli nella sorte: polacchi, ucraini, ungheresi, e perfino tedeschi ebrei. Non furono uccisi “solo perché italiani” (come ebbe a dire inopportunamente qualcuno), ma perché prigionieri politici, antifascisti o ebrei».

L’intervento del sindaco di Terlizzi, Michelangelo De Chirico

La manifestazione è stata conclusa dal discorso del sindaco Michelangelo De Chirico, il quale, dopo aver rievocato le figure dei due concittadini uccisi ottanta anni fa, ha detto: «Tanto sangue è stato versato durante la Resistenza per costruire un’Italia libera e unita ed oggi piuttosto che preservare questi valori conquistati con immani sacrifici, c’è chi vuole per la nostra Nazione l’autonomia differenziata. Vogliono realizzare, anche nelle istituzioni, quella dinamica che legittima l’ingiustizia più grave, quella che fa i ricchi più ricchi e il resto della popolazione più povera, acuendo le differenze tra le persone. Nelle aree settentrionali si rafforza l’idea che il Mezzogiorno usi il ritardo per vivere sulle tasse altrui, mentre al Sud si soffre per il crescente antimeridionalismo. Dobbiamo difendere la nostra Italia libera e unita così come ci è stata consegnata dai nostri Padri».

Comitato provinciale Anpi Bari